2025-09-12
La maggioranza resiste alla Consulta: «La sanità pubblica non eroga la morte»
Nuovi emendamenti al ddl: «Il suicidio assistito mai a carico dello Stato». Ira dei dem: «Così è impossibile una mediazione».«Il centrodestra il suo percorso di buona volontà l’ha fatto e qui si ferma. Se la sinistra intende ancora alzare bandiera rossa lo faccia nei comizi, nelle piazze ma non qui dentro e non su questo tema. Farlo su questo tema è veramente squallido». Le parole del presidente della commissione Affari sociali del Senato, Francesco Zaffini di Fratelli d’Italia, suonano come definitive: dopo che ieri i relatori del disegno di legge sul fine vita, Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Ignazio Zullo di Fdi, hanno presentato i nuovi emendamenti al ddl, non c’è spazio per ulteriori mediazioni. Il centrodestra va avanti, dunque, anche senza l’intesa con le opposizioni, e par di capire che la maggioranza abbia effettivamente la determinazione di approvare la legge, resa necessaria dalla sentenza della Corte costituzionale del 2019, entro la fine della legislatura. Il rischio, infatti, è che una eventuale diversa maggioranza, dopo le elezioni politiche del 2027, possa approvare una legge molto più permissiva. Meglio procedere, dunque: «Si tratta», ha aggiunto Zaffini, «di un argomento molto delicato, molto importante e con precedenti chiari: ad esempio che la sinistra non è mai riuscita a fare una legge mentre il centrodestra la legge la farà. Detto questo, sono veramente molto dispiaciuto e anche un po’ disturbato perché mi sento preso in giro. Io la parte mia, noi la parte nostra, i relatori la parte loro l’hanno fatta, il centrodestra, la parte sua l’ha fatta, spogliandosi di molti di quelli che erano i paletti ideologici all’inizio e la sinistra no. Vedo dichiarazioni di una sbrigatività sconcertante». Il riferimento di Zaffini è probabilmente il senatore del Pd Alfredo Bazoli, interlocutore autorevole della maggioranza nel percorso assai tormentato che caratterizza questo ddl. «Anziché avvicinare punti di mediazione», attacca Bazoli, «i nuovi emendamenti proposti dai relatori sul fine vita li allontanano. I nodi infatti rimangono, se possibile aggravati. Si stringono ulteriormente i requisiti rispetto alle indicazioni della Corte, con le sofferenze che devono essere incoercibili, oltre che intollerabili. Vengono inseriti comitati territoriali, come chiedevamo, ma al prezzo di duplicare le valutazioni sulla sussistenza dei requisiti, che ora dovranno essere fatte sia da un comitato territoriale sia da quello nazionale. Con conseguente duplicazione dei tempi e ulteriori incertezze. Nulla si innova sul ruolo del Ssn», sottolinea Bazoli, «e anzi rimane il divieto assoluto di impiego di strumentazione e farmaci, in contrasto palese e frontale con l’ultima sentenza della Corte. Direi che le speranze di un percorso condiviso per arrivare ad una buona legge sono al momento decisamente ridotte». Uno dei punti più controversi del testo presentato da Zanettin e Zullo è proprio l’esclusione del Servizio sanitario nazionale dalla procedura del suicidio assistito. Per la sinistra, questo paletto è inaccettabile. Ma Zaffini argomenta le ragioni della scelta della maggioranza: «Il Servizio sanitario nazionale», sottolinea ancora il presidente della commissione Affari sociali di Palazzo Madama, «non può erogare la morte perché confligge con il buon senso e con la logica. Il Ssn ha già in carico queste persone in quanto affette da patologie gravi e complesse, ma non eroga e non somministra la prestazione del fine vita. Quello è in capo al soggetto che lo deve fare autonomamente o, in mancanza della possibilità di farlo, viene aiutato da un caregiver o da un medico ma fuori dal servizio nazionale. Su tutto il resto abbiamo acconsentito alle richieste delle opposizioni che abbiamo ritenuto di poter condividere». Successivamente, parlando con Public Policy, Zanettin sembra aprire uno spiraglio: «Per quanto mi riguarda, sono disponibile ad affinare il ddl sul ruolo del Ssn, per renderlo il più possibile coerente con l’ultima sentenza della Corte costituzionale, in riferimento in particolare alla strumentazione necessaria all’attuazione autonoma del suicidio assistito nei casi di totale paralisi». Il Sistema sanitario nazionale potrebbe essere coinvolto nel reperimento di una «pompa infusionale attivabile con comando vocale ovvero tramite la bocca e gli occhi» per i pazienti paralizzati. Un’ipotesi che però dovrebbe convincere tutta la maggioranza. Tra le altre modifiche al testo base presentate ieri dai relatori, c’è la esplicitazione che «In nessun caso la legge riconosce alla persona il diritto a ottenere aiuto a morire», aggiunta all’articolo 1. Un altro paletto introdotto dagli emendamenti dei relatori prevede che per non essere punibile, il trattamento di fine vita deve essere richiesto «in modo libero, autonomo e consapevole», da una persona «inserita nel percorso di cure palliative, tenuta in vita da trattamenti sostitutivi di funzioni vitali e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili» e «incoercibili». Il termine fissato per la presentazione di eventuali subemendamenti è il 23 settembre alle 12.
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