2025-11-03
        Da sgranocchiare o in versione «dolce». Le nocciole sono un simbolo di italianità
    
 
Dal Piemonte alla Campania, dal Lazio alla Sicilia, il nostro Paese è il secondo produttore al mondo dopo la Turchia, anche se il 2025 è stato un anno critico. Ottime da mangiare così come sono (meglio se non le spelliamo) oppure per farne creme e liquori.Risale a poco tempo fa la notizia della stagione critica della nocciolicoltura, non solo italiana. Le rese, infatti, del 2025 hanno registrato un calo importante, circa del 60%. Come dicevamo, la crisi della produzione nocciolifera non riguarda soltanto l’Italia, ma anche la Turchia, per altro un nostro competitor e in sostanza il leader mondiale della produzione nocciolicola, con oltre il 70% di copertura della produzione mondiale. La crisi della nocciolicoltura si deve anche alle variazioni climatiche. Conosciamo meglio questo frutto, di cui - ricordiamocelo con orgoglio - siamo i secondi produttori mondiali (i maggiori produttori sono Turchia, Italia, Stati Uniti d’America e Spagna). Il nome dell’albero è nocciòlo, con accento tonico sulla penultima sillaba (parola piana). Il nòcciolo, invece, è l’endocarpo del frutto, per esempio della pesca, che contiene il seme. Quando diciamo nòcciolo non indichiamo l’albero delle nocciole, dunque, e usiamo una parola sdrucciola cioè accentata sulla terzultima sillaba (ci sono poi anche le parole bisdrucciole cioè accentate sulla prima sillaba come ìndaco e le parole tronche cioè accentate sull’ultima sillaba come supplì). Il nome dell’albero è - ricordiamocelo - nocciòlo e il nome del frutto è nocciòla. Siccome il nome botanico dell’albero è Corylus avellana, a volte la nocciola è anche chiamata avellana. Corylus avellana è una specie originaria dell’Asia minore che poi si è diffusa in diverse zone extra asiatiche a clima temperato, Italia compresa. Ci sono almeno undici specie di Corylus, tra cui la Corylus avellana, ossia il Nocciolo comune, che è la nostra, il Corylus colurna, il Nocciolo turco, il Corylus sieboldiana Blume, il Nocciolo del Giappone. Tornando alla nocciola nostrana, La prima parte del nome dell’albero, corylus, deriva dal greco «korys» ossia elmo, in relazione al calice che copre il guscio della nocciola, anche se secondo altri deriva da kurl, nome celtico della pianta, mentre la seconda parte, avellana, vuol dire della città di Abella, in Campania, che oggi si chiama Avella. L’Italia è sempre stata una grande produttrice di nocciole. Sono leggendarie per la loro bontà, oltre che tipiche, le nostre nocciole: abbiamo la tonda gentile trilobata (famosa è la nocciola tonda Gentile delle Langhe), diffusa in Piemonte, abbiamo la tonda di Giffoni, la Camponica, con campana a frutto grosso, ottima da tavola, la Mortarella e la San Giovanni, con campane a frutto allungato, che sono variamente diffuse in Campania, abbiamo la tonda gentile romana, diffusa nel Lazio, abbiamo la tonda calabrese, diffusa in Calabria, abbiamo la Nostrale o Siciliana, la varietà più diffusa in Sicilia. Naturalmente alcune varietà attecchiscono anche fuori dall’area originaria intesa in senso stretto, per esempio la Tonda di Giffoni, originaria della provincia di Salerno, è coltivata in varie zone della Campania e del Lazio, essendo caratterizzata da alta capacità di ambientamento. Il nocciolo è un bell’albero da frutto appartenente alla famiglia delle Betulaceae, che cresce dai 2 agli 8 metri (se non potato), ha belle foglie cordiformi o cuoriformi, cioè a forma di cuore, e proprio in questi giorni iniziali di novembre si raccolgono le ultime nocciole tardive ottobrine, essendo la nocciola un frutto che normalmente si raccoglie ad agosto e settembre. Seppure di raccolta stagionale, la nocciola è presente sul mercato tutto l’anno, perché si conserva. La nostra nocciola è dunque il seme di questo bell’albero e si consuma cruda, cotta, tostata, macinata. Inoltre si può trovare col guscio oppure sgusciata, e spellata quando è stata rimossa anche la pellicola marrone che riveste il seme vero e proprio. Molti preferiscono rimuoverla perché ha un sapore un pochino amaro, ma se mangiate le nocciole come snack preferitele non spellate, la pellicola è ricca di fibre e antiossidanti (vale per tutte le pellicole di frutta secca e semi oleosi).La nocciola è frutta secca o seme oleoso? La nocciola appartiene al gruppo della frutta secca. Distinguiamo la frutta secca a guscio dai semi oleosi in maniera molto semplice: la frutta secca a guscio è quella contenuta in un guscio e, insieme ad esso, costituisce il frutto vero e proprio. I semi oleosi, invece, sono parti interne di altre piante, come i semi di zucca, di girasole, di lino, di sesamo, di chia e sono anche chiamati frutta secca oleosa per distinguerli dalla frutta secca a guscio, un nome che però non aiuta molto a distinguere perché anche la frutta secca a guscio è oleosa... La nocciola è decisamente frutta secca e decisamente oleosa! Per il 50-60% è composta di lipidi, poi contiene proteine per il 20% e poi poi acqua per l’11%. Il maggior componente della nocciola è dunque l’olio. Dalla nocciola, infatti, si ricava anche l’olio di nocciola che si usa sia nell’alimentazione, sia nell’industria cosmetica. L’olio di nocciola si usa per ricette dietetiche o gourmand, ma visto l’alto costo (circa 50 euro al litro) e soprattutto il fatto che con la nocciola siamo abituati più a fare creme dolci come la Nutella Ferrero e le sue innumerevoli imitazioni industriali o homemade, l’olio di nocciola nella nostra dispensa alimentare mentale non è mai decollato più di tanto. Avendo un alto contenuto di lipidi insaturi, si presta bene ad essere impiegato in cosmesi, infatti viene assorbito facilmente e non lascia la pelle unta. Dell’albero del nocciolo si usano anche le foglie. Le foglie del nocciolo contengono, infatti, fenoli e flavonoidi, utili come come tonici delle vene e come antinfiammatori. Il decotto di foglie di nocciolo era un rimedio «della nonna», ormai quasi dimenticato, usato per impacchi sulle gambe stanche, gonfie, con problemi circolatori oppure sulla pelle arrossata. Oleosa, dicevamo: in 100 g di nocciole troviamo ben 628 calorie, per lo più da lipidi, motivo per cui la frutta secca (e i semi oleosi) non vanno certamente sgranocchiati con leggerezza nelle stesse quantità di una mela, per dire, altrettanto crunchy (croccante), ma assai meno calorica. Troviamo poi 15 g di proteine, 4,3 di carboidrati, di cui 4,1 di zuccheri, 10 g di fibre e ben, appunto, 61 g di grassi, di cui 4,5 g saturi, 46 g monoinsaturi e 8 g polinsaturi. Le nocciole non hanno colesterolo, ma sono fonti di acido oleico, acido alfa-linolenico e acido palmitico. Interessante è l’apporto vitaminico e minerale. Troviamo innanzitutto vitamina E, pensate che in 100 g di nocciole ce ne sono 15 mg, quasi il 90% del fabbisogno quotidiano, anche se vi sconsigliamo di mangiare un etto di nocciole al giorno se non volete ingrassare a causa dell’alto contenuto lipidico e dunque calorico di queste palline preziose. La vitamina E protegge le cellule, le mucose e la pelle dai danni ossidativi ed è un preventivo tumorale, in particolare, pare, del tumore alla vescica. Poi abbiamo vitamine del gruppo B, come la niacina o vitamina B3 o PP, 2,8 mg per 100 g, come la tiamina o vitamina B1, 0,51 mg ogni 100 g, che sono necessarie per il funzionamento ottimale del sistema nervoso e il metabolismo di proteine, grassi e carboidrati. Per i sali minerali, la nocciola presenta innanzitutto tantissimo potassio (680 mg), poi magnesio (163 mg), calcio (114 mg), manganese (6 mg) e ferro (4,7 mg). Il potassio serve alla contrazione muscolare, inclusa quella del muscolo cardiaco e aiuta a mantenere la pressione nella norma smorzando gli effetti di un eccesso di sodio. Il magnesio regola i livelli di calcio nei muscoli favorendone così il giusto funzionamento e la possibilità che possano contrarsi senza problemi, è un minerale dalla funzionalità rilassante poiché allevia tensioni muscolari, crampi e affaticamento e spesso è usato, in forma di integratore, da chi soffre di ansia e in generale tensione mentale e fisica, inoltre garantisce il benessere delle ossa, delle articolazioni e del cuore. Il manganese rafforza le proprietà antiossidanti e antitumorali della vitamina E, inoltre aiuta la digestione, il metabolismo e la regolarità del transito intestinale. Anche grazie ai suoi grassi monoinsaturi, la nocciola supporta la salute del cuore e può aiutare a ridurre il colesterolo «cattivo» (LDL) e i trigliceridi.Una manciata di nocciole al giorno, circa 30 g, grazie al contenuto di grassi sani, vitamine, sali minerali e proteine, è insomma un piccolo integratore benefico e, insieme, una piccola fonte di energia - a lento rilascio - portatile, utile a spezzare la fame al momento della merenda mattutina o pomeridiana. Ricordatevi però che la nocciola è anche allergenica, per questa ragione, allo scopo di evitare reazioni allergiche, ne va indicata la presenza negli alimenti. Anche se non si è allergici alle nocciole, si può sviluppare un’ipersensibilità anche in seguito all’assunzione di farmaci antiulcera.Ultima riflessione. Noi conosciamo la nocciola principalmente per la Nutella, ma si tratta di una frutta secca che è ingrediente anche di altre leccornie. Italiane, come il frangelico, un liquore (marchio registrato) di nocciole piemontese il cui nome deriva dal monaco eremita Fra Angelico, che pare vivesse sulle colline piemontesi nel XVII secolo e ideò la ricetta del liquore. Anche in Austria le nocciole sono ingrediente di delicatessen: nella Linzer torte, che somiglia alla nostra crostata, si usa anche la farina di nocciola. Pensate, nell’antica Roma e anche in Francia si regalavano le piante di nocciolo per augurare fecondità e felicità. Speriamo che la coltivazione delle nostre nocciole (che vi invitiamo a comprare) superi con fecondità questo momento di produzione difficoltosa, allora.
Ecco #DimmiLaVerità del 3 novembre 2025. La nostra Flaminia Camilletti spiega perché Donald Trump ha minacciato di intervenire in Nigeria se non finirà la persecuzione dei cristiani.