2025-11-03
Caro Timmermans, e adesso vada a zappare
Caro Franz Timmermans, caro papà del Green deal ed ex leader della coalizione sinistra-verdi, le scrivo questa cartolina per esprimerle la mia solidarietà dopo la batosta elettorale che ha subìto nel suo Paese, l’Olanda, e che l’ha costretta a dimettersi nottetempo. Dicono che la colpa di questa memorabile sconfitta sia nel fatto che lei non risulti simpatico.Ma come possono pensare una cosa del genere? Dopo tutto lei ha soltanto cercato di annientare agricoltori e allevatori, ha fatto la guerra a automobilisti e proprietari di case, se l’è presa con le mucche e i loro peti, con la carne e l’ortofrutta, ha distrutto campi coltivati e vigneti, invadendo territori e offuscando paesaggi per far guadagnare qualche multinazionale. Perché mai non dovrebbe star simpatico? Questi elettori ingrati: chissà perché, invece di premiarla le danno un ben servito grande come un impianto eolico. Solo perché lei ha fatto girare un po’ le pale.Olandese, originario di Maastricht (praticamente un destino segnato), 64 anni, figlio di un funzionario d’ambasciata, lei ha passato una parte della sua adolescenza a Roma, dove fra il 1972 e il 1976 ha frequentato la St George British International School. In quel periodo oltre a imparare l’italiano e a diventare tifoso della Roma calcio, s’è appassionato alle canzoni di Antonello Venditti. In particolare, temiamo, Sotto la pioggia. Da qui, evidentemente, il chiodo fisso della catastrofe climatica. Prima funzionario pubblico, per un certo periodo anche addetto all’ambasciata di Mosca, dal 1998 deputato, ovviamente di sinistra, ha compiuto il suo destino nel 2014 quando è diventato commissario europeo nella diversamente sobria Commissione Juncker. Allora il suo essere «parametro di Maastricht» s’è realizzato in pieno, anche se è solo cinque anni dopo, nel 2019, che è riuscito a coronare il suo green dream, diventando commissario per il clima. Da allora è stato il «duro», l’«intransigente», l’«inflessibile», il «falco», il «pasdaran» delle politiche verdi e ci ha imposto di tutto, dalla distruzione dei campi coltivati («ripristino natura»), alla rottamazione delle nostre auto, fino al costoso rifacimento delle nostre case. Tutto in nome di principi assolutamente gretini, e usiamo la «g» di cortesia. Definito addirittura «delinquente» dal quieto capo della Coldiretti italiana Ettore Prandini, un «danno» da molti altri, famoso per il suo carattere forte e per qualche gaffe («Vado a Mosca a parlare con il governo polacco». Ma la capitale della Polonia non è Varsavia? «Ah già»), è stato accusato dal Telegraaf di aver finanziato le lobby green con i soldi dei cittadini europei per sostenere le sue politiche. «In effetti, è stato inopportuno», ha ammesso nell’aula di Strasburgo il ministro del Bilancio Ue. Eppure, nonostante questa spesa inopportuna, lei non è riuscito a conquistare la simpatia degli elettori che infatti hanno messo bruscamente fine alla sua carriera politica. Ora non le resta che andare a zappare quei campi che voleva distruggere, seppellendo sotto terra i dossier green su cui ha lavorato in questi anni. E non si preoccupi dell’ambiente: è proprio dal letame che nascono i fior.
Nicolás Maduro (Getty Images)
Volodymyr Zelensky in piedi davanti a un sistema missilistico antiaereo Patriot durante la sua visita a un'area di addestramento militare in Germania dello scorso giugno (Ansa)