2025-09-12
Starmer fa retromarcia e caccia l’ambasciatore amico di Epstein
Peter Mandelson, amico di Jeffrey Epstein, e Keir Starmer (Getty)
Il primo ministro: «Rimosso per rispetto delle vittime». Pochi giorni fa lo difendeva.Keir Starmer ha fatto dietrofront cacciando, dopo averlo difeso apertamente perfino in Parlamento, l’ambasciatore britannico negli Stati Uniti, il settantunenne Peter Mandelson. Troppo gravi le ombre su quest’ultimo, risultato praticamente intimo di Jeffrey Epstein, il finanziere trovato morto in circostanze misteriose - ufficialmente un suicidio, ma con diverse ombre - in una cella del Metropolitan Correctional Center (Mcc) di New York il 10 agosto 2019, mentre attendeva il processo per traffico sessuale di minorenni.Premessa: Mandelson era già da tempo, anche prima di questi ultimi per lui amari sviluppi, una figura controversa. Insignito del titolo di Lord nel 2008, era difatti stato costretto a rassegnare le dimissioni da un governo di Tony Blair - di cui faceva parte - neppure una, bensì due volte: la prima per un prestito non dichiarato per l’acquisto di una casa nell’allora emergente quartiere londinese di Notting Hill; la seconda per le ingerenze in favore della richiesta di passaporto del miliardario indiano Srichand Hinduja. Stiamo insomma parlando d’una figura non esattamente immacolata. Non a caso, fin da principio la sua nomina ad ambasciatore a Washington da parte di Starmer aveva sollevato prevedibili polemiche. Eppure Mandelson - che neppure la brava Ue, fiutandone il talento, si era lasciata scappare, essendo lui stato commissario europeo tra il 2004 e il 2008 - era stato comunque non solo lasciato al suo posto, ma anche difeso. Questo fino alla svolta avvenuta nelle scorse ore, ufficializzata dal Foreign Office alla vigilia della prima visita di Stato di Donald Trump nel Regno Unito. L’ormai ex ambasciatore, come si diceva, è stato allontanato una volta emersi in modo inconfutabile i suoi legami con Jeffrey Epstein. Legami risultati chiari da diverse email che Mendelson scambiava direttamente con il defunto faccendiere nel giugno 2008, manifestandogli solidarietà dopo il suo arresto per traffico di minori.Più precisamente, è venuta fuori una missiva in cui Mandelson definisce Epstein come «il mio migliore amico»; per la precisione il finanziere lo chiamava affettuosamente «Petie» e lui ricambiava chiamandolo, appunto, «my best pal», il mio compagno migliore, accennando ai di lui «interessanti conoscenti». In un’altra comunicazione «Petie» consigliava al suo caro amico di chiedere una scarcerazione anticipata poco prima che venisse condannato a 18 mesi di carcere per adescamento di minori. Il tutto contenuto in documenti inoppugnabili e che, recita una nota del ministero degli Esteri britannico, «mostrano che la profondità e l’ampiezza della relazione di Peter Mandelson con Jeffrey Epstein è materialmente diversa da quella nota al momento della sua nomina».Per questo, prosegue la nota, «e per rispetto delle vittime dei crimini di Epstein», Mandelson «è stato rimosso dalla carica di ambasciatore con effetto immediato». E sì che l’ex ambasciatore aveva fatto il suo mea culpa e, non più tardi di mercoledì scorso come si accennava in apertura, Starmer aveva ribadito la sua fiducia in lui, davanti alle richieste di dimissioni dell’opposizione Tory e agli imbarazzi crescenti fra i laburisti. Tutto inutile.Si chiude dunque così, in modo non esattamente glorioso, la parabola politica di un uomo tutt’altro che marginale per la politica britannica. Infatti, oltre - come già ricordato - ad aver fatto parte dei governi di Blair, ne era stato uno dei principali collaboratori e spin doctor, tanto da essere stato soprannominato «il Principe delle tenebre». Delle quali magari proprio principe non sarà stato, ma frequentatore senz’altro.