2024-08-31
Occupazione, divario giovani-anziani
A luglio 56.000 lavoratori in più. Ma la crescita fra gli under 35 è appena dello 0,3%, contro il +2,3% degli over 50. Segno che serve una riforma di scuola e formazione.Crescono gli occupati e diminuiscono i disoccupati. Questo è in sintesi quello che ci dice l’Istat in un suo documento che riguarda il luglio 2024. Dal 2019, anno precedente il Covid, sono i dati record in assoluto. Se uno va a vedere i grafici Istat vede con chiarezza come gli anni 2022, ’23 e ’24 siano rispettivamente in ascesa per gli occupati e in discesa per i disoccupati.A luglio del 2024 il numero record degli occupati supera per la prima volta la soglia dei 24 milioni (24,009 milioni). La crescita rispetto a luglio 2023 è stata di 490.000 nuovi occupati, praticamente mezzo milione; tra il giugno e il luglio di quest’anno ci sono stati 56.000 occupati in più. L’Istat ci dice anche che nell’ultimo anno c’è stata una notevolissima crescita dell’occupazione femminile con 293.000 occupate in più rispetto ai 198.000 occupati uomini. Il tasso di occupazione tocca un nuovo record arrivando al 62,3 %. Ciò che più conta è che quello di disoccupazione scende al 6,5% che è il dato più basso che si registra dal 2007. Cresce purtroppo anche il tasso degli «inattivi», quelli che non sono mai stati né occupati né disoccupati, e raggiungono la quota del 33,3% rispetto al 33,1% di giugno; comunque, inferiore rispetto a luglio 2022 e uguale a luglio 2023. Se andiamo a vedere chi cresce abbiamo di fronte a noi una sorpresa che, in quanto tale, ci dà un dato inatteso. In un mese crescono di 75.000 unità gli autonomi e tornano ai livelli pre Covid. Questo è un dato sul quale in pochi avrebbero scommesso. Questo dato impressiona anche perché recentemente, secondo i dati della Cgia di Mestre, si è registrato un forte calo nel settore dell’artigianato, uno dei lavori autonomi per eccellenza. Perché questo aumento degli autonomi? Quasi certamente possiamo affermare che questo aumento dipenda dal fatto che si trattava di professionalità pronte, ferme per diversi motivi, insomma, delle barche galleggianti con le vele che attendevano di essere issate non appena ci fosse stato un alito di vento di ripresa. D’altra parte, questo rappresenta uno dei punti di forza dell’economia italiana, cioè la velocità di aggancio della ripresa da parte degli autonomi che sono massimamente flessibili, creativi e competitivi. Infatti, se andiamo a vedere alle fasce di età di questa ripresa occupazionale troviamo, purtroppo, un calo dello 0,5% degli occupati di 25-34 anni, che viceversa cresce, come tasso di occupazione, nella fascia 35-49. Tant’è vero che a luglio la crescita occupazionale under 35 è debole (+0,3%) mentre quella over 50 è del 2,3%. Questo ci porta a considerare, come ha scritto giustamente Francesco Seghezzi in un lungo e articolato tweet, di guardare non solo al bicchiere mezzo pieno, ma anche all’ombra che getta su tutto ciò la crescita dell’inattività soprattutto giovanile. A mio avviso questo dipende molto dalla mancanza di preparazione professionale adeguata in quelle fasce di età e forse anche - ma sarebbe tutto da verificare - dalla ricerca di un lavoro ideale al posto di lavori magari pronti ma non coincidenti con quello che i giovani vogliono fare. Oggi questa tendenza è stata anche statisticamente provata, quella cioè di non accettare lavori che non coincidano con quelli che si stanno cercando neanche come fase di passaggio; questo è un fatto culturale sul quale ci sarebbe molto da dire ma non è questa la sede adatta. Sicuramente c’è anche uno scollamento tra la preparazione professionale offerta dalle scuole e la ricerca di figure professionali che spesso non coincidono con quelle che sono presenti sul mercato e che sono uscite dai nostri corsi professionali nazionali e locali. Comunque sia, la conclusione è che siamo di fronte a dei record di numeri di occupati e del tasso di occupazione, e con una esplosione vera e propria del lavoro autonomo che evidentemente risente anche di un clima di fiducia da parte degli autonomi stessi nei confronti del nuovo quadro economico e probabilmente anche politico.
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