2024-11-17
Nel Csm è guerra alle toghe rosse
Carlo Nordio (Imagoeconomica)
Le consigliere laiche di destra aprono una pratica contro Musolino, segretario di Md. Santalucia: «Provano a zittirci». Il Guardasigilli: «Basta correnti ma abbassiamo i toni».L’apertura di una pratica disciplinare nei confronti di Stefano Musolino, segretario di Magistratura democratica, la corrente progressista delle toghe, per alcune dichiarazioni «politiche» usate dal magistrato nel corso di un convegno su iniziativa dei «No Ponte» di Reggio Calabria, è stata proposta alla Prima commissione del Csm, che ha competenza sui trasferimenti per incompatibilità ambientale, e al procuratore generale della Corte di Cassazione dalle consigliere laiche Claudia Eccher (Fratelli d’Italia) e Isabella Bertolini (Lega). Musolino, stando agli articoli di stampa allegati alla segnalazione delle due consigliere laiche, avrebbe affermato: «Siamo molto preoccupati» perché «esiste un problema di gestione del dissenso che non può essere affrontato attraverso strumenti penali». Poi avrebbe aggiunto: «Stiamo vivendo in un momento in cui si presentano davanti a noi scelte molto importanti. Non si possono inventare nuove norme per radicalizzare il dissenso e, addirittura, criminalizzarlo». Parole che per le due consigliere laiche presenterebbero «una spiccata connotazione anti governativa». Le «affermazioni di tipo politico», quindi, stando alle valutazioni di Eccher e Bertolini, rappresenterebbero «una violazione dei principi di imparzialità e di indipendenza che tutti i magistrati devono osservare».La sezione di Reggio Calabria di Unità per la Costituzione ha subito alzato una barricata: «L’iniziativa nei confronti di Musolino suscita disorientamento», in quanto sarebbe «fondata sulla manifestazione del pensiero del collega con toni che non appaiono esondare dai limiti della continenza sui temi propri della giustizia penale». Si è unito al coro il segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati, Salvatore Casciaro: «Si è cercato di spaccare i magistrati, tra buoni e meno buoni, politicizzati, comunisti. In realtà i magistrati sono uniti, mai come in questo momento, nel rivendicare e difendere quelle che sono le caratteristiche fondamentali della funzione, dell’indipendenza e dell’autonomia». Anche il segretario dell’Anm, Giuseppe Santalucia, ha subito replicato: «Questa non è più una pretesa di imparzialità, ma una richiesta di silenzio inaccettabile». Secondo Santalucia, «un magistrato può intervenire sui temi della giustizia argomentando e spiegando, perché è il nostro specifico campo professionale». Poi anche lui l’ha buttata in politica: «Si sta oltrepassando il confine del possibile. Una cosa è l’imparzialità, un’altra la soggezione silenziosa al governo». E infine ha approfittato del faro mediatico per criticare l’uso, a suo dire «strumentale», della figura di Giovanni Falcone accostata a riforme come la separazione delle carriere. Il Comitato direttivo centrale dell’Anm ha quindi approvato all’unanimità l’indizione di un’assemblea generale (che si terrà il 12 gennaio) sul tema «riforme e assetto costituzionale della magistratura». Il braccio di ferro con il Guardasigilli, Carlo Nordio, va avanti da tempo. Ma il ministro mantiene ferma la posizione: «Riteniamo che la cultura della giurisdizione debba essere allargata ai pubblici ministeri, ai giudici e agli avvocati. L’alta corte di giustizia sarà formata da questi tre pilastri della giurisdizione. Perché l’abbiamo fatta? Perché oggi abbiamo una sezione disciplinare che è formata da persone che sono elette da chi deve essere giudicato. Non avviene in nessuna parte del mondo». Secondo Nordio, ad aggravare il tutto è stato «lo scandalo Palamara, dove tutti, tra cui il capo dello Stato, hanno denunciato la degenerazione correntizia». E «dopo questo scandalo», ha detto Nordio, «non si è fatto assolutamente nulla». Il ministro, però, ha anche invitato «ad abbassare i toni». Ma il dibattito politico ormai si è infuocato. E se da una parte il deputato di Alleanza dei Verdi e sinistra, Angelo Bonelli ,ritiene «che la libertà di espressione non è più garantita perché si rischiano provvedimenti disciplinari», il capo dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha bollato l’Anm come «una sottocorrente della sinistra».
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Ansa
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