2025-07-11
Nordio smonta le accuse su Almasri: «Vogliono intimidirci per la riforma»
Il Guardasigilli al question time: «Non posso entrare nei particolari per il segreto istruttorio, ma le polemiche dei giornali sono false. Le provano tutte per rallentarci». Deluso chi sperava che sarebbe stato sulla difensiva.«Nuts». Lo disse il generale Anthony McAuliffe nel dicembre 1944, assediato dai tedeschi a Bastogne. Una risposta secca, sprezzante, con la quale l’ufficiale li mandò «al diavolo». Carlo Nordio rispolvera l’episodio, con un sorriso tagliente e ironico, nel pieno della bufera sul caso Almasri, quello del generale libico accusato nel suo Paese di crimini di guerra, torture e stupri, fermato a Torino il 19 gennaio scorso. Due giorni dopo era già su un volo di Stato diretto a Tripoli. Arrestato, trattenuto, spedito in Libia. La frase di Nordio diventa una dichiarazione di resistenza a un giornalismo fazioso e all’opposizione che, con tempismo perfetto, hanno usato l’argomento come un grimaldello nei confronti del Guardasigilli. Un’inchiesta in corso. Una procedura riservata. Eppure già si parla di «dimissioni». Di «vergogna nazionale». «Quello che ho detto in Parlamento è la verità. E gli atti lo dimostrano», ha ribadito Nordio, al termine del question time in Senato. Chi si aspettava un ministro sulla difensiva è rimasto deluso. Nordio ha tenuto il punto. Secondo le opposizioni e i giornali progressisti, però, il ministro, insieme ai vertici del dicastero di via Arenula, avrebbe mentito sulla gestione dell’arresto. E avrebbe fatto di tutto per tenerlo lontano dai riflettori. I giornali citano nuove carte (quelle del Tribunale dei ministri) che racconterebbero una versione alternativa a quella ufficiale. Con messaggi «criptati» e decisioni prese in fretta. Una email, in particolare, di Giusi Bartolozzi (capo di gabinetto di via Arenula), dimostrerebbe che il ministro della Giustizia, che aveva spiegato di aver ricevuto solo un avviso di poche righe senza dettagli né generalità, sarebbe stato informato dell’arresto di Almasri per tempo. «Gli atti che abbiamo smentiscono radicalmente quello che è stato riportato sui giornali», tuona Nordio. Senza cedere alla tentazione della polemica. Poi aggiunge: «Tutto ciò che è stato detto questi giorni sono verità corredate da molte invenzioni. Non posso entrare nel particolare per il famoso segreto istruttorio. Ma posso dire che la parte più succulenta che ha sollevato molte polemiche non corrisponde a verità». E precisa: «Come faccio a sapere se ci sono state comunicazioni a mia insaputa? Se sono a mia insaputa non so». E ai cronisti che gli chiedono se si è informato successivamente ha risposto: «No, lo escludo». Il resto della storia lo bolla come «chiacchiericcio» e «bufale solenni». Tutte ricostruzioni con un’unica finalità: contrastare la «riforma epocale della giustizia», dice Nordio, aggiungendo: «Le provano tutte per rallentarla o intimidirci». Infine, assicura: «Quello che ho detto a suo tempo in Parlamento è quello che direi ancora oggi». Raffaella Paita (Italia viva) va all’attacco: «Meloni e Nordio hanno mentito al Parlamento». I grillini parlano addirittura di «operazione di copertura» per «rimandare in Libia un torturatore». Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) si spinge oltre: «Il governo ha deliberatamente liberato un trafficante di esseri umani (che, però, è sotto indagine in Libia, ndr)». Non c’è ancora una sentenza, non c’è nemmeno una verità giudiziaria accertata, ma per alcuni esponenti della sinistra basta una mail, un’indiscrezione, un verbale parziale per chiedere la testa di un ministro. Intanto, mentre la polemica monta in Italia, in Libia Almasri è indagato. Interrogato il 28 aprile, ha ricevuto la notifica delle accuse. I magistrati stanno valutando la corrispondenza tra i fatti contestati dalla Corte penale internazionale e quelli già esaminati dalla magistratura libica. La questione è chiara: dal punto di vista del ministero della Giustizia, il governo ha agito nel rispetto del diritto internazionale, ha rispettato il principio della giurisdizione nazionale e ha fatto tutto alla luce del sole (Nordio ha già riferito in Parlamento). Eppure, l’opposizione insinua. Avanza il sospetto che Giorgia Meloni abbia «orchestrato tutto». E si è arrivati a sospettare l’esistenza di una trama oscura anche per l’uso di una chat di messaggistica: «Signal». Con una mail inviata all’ex capo del Dipartimento affari di giustizia, Luigi Birritteri, proprio il 19 gennaio gli chiedeva di trattare il caso con cautela e di comunicare su Signal per riservatezza. La Bartolozzi non si tira indietro: «Quando il Tribunale dei ministri avrà sciolto la riserva conoscerete il contenuto delle carte». Poi aggiunge: «Dopo il Tribunale dei ministri vi renderete conto che non c’è niente di sbagliato». Qualcuno deve aver scambiato la riservatezza per qualcos’altro. «L’arresto di Almasri non aveva i requisiti formali necessari, lo ha chiarito più volte il ministro Nordio in Parlamento, e noi siamo ancora in uno stato di diritto», ha affermato la senatrice di Noi moderati Mariastella Gelmini. Mentre Giulia Bongiorno sta valutando una denuncia per divulgazione di atti coperti da segreto per i documenti dell’indagine finiti sui giornali. E usati dall’opposizione.
Simona Marchini (Getty Images)