2023-09-24
Sequoie, querce e faggi extra large: a zonzo nella terra dei giganti verdi
Nel Biellese c’è una straordinaria concentrazione di alberi esotici secolari potenzialmente monumentali. Sono opere d’arte viventi che vanno protette con competenza e serietà, senza cedere a inutili esibizionismi.Sono tornato nel Biellese, terra di boschi, artigiani, lanieri e splendide ville. Una delle curiosità del luogo è la presenza di una collezione diffusa di sequoie e alberi esotici secolari, tutti potenzialmente monumentali e molti già riconosciuti e dunque protetti. Vi sono sequoie spettacolari, ad esempio nel capoluogo, in frazione Chiavazza, lungo una strada detta del Bottegone, che conduce all’abitato del vicino paese di Ronco: qui svetta un 51 metri, una sequoia costale (Sequoia sempervirens) unica nel suo genere, infatti la circonferenza del tronco è pari a 775 cm, la maggiore a tronco unico d’Italia; un gigante doppio, nota come Sequoia gemella, la supera e cresce nei boschi della frazione Leccio in quel di Reggello (FI). Oppure le cinque sorelle che svettano sul laghetto del Parco Burcina, nel comune di Pollone. O ancora le sequoie giganti (Sequoiadendron giganteum) del parco monumentale di Villa Piazzo, a Pettinengo. Tutte mete note ai cercatori d’alberi più appassionati.Il Piazzo, o Villa Piazzo, è un edificio squadrato che domina la cima di un colle, al di sopra dell’abitato di Pettinengo. Siamo a dieci km da Biella, risalendo verso le alture. Qui c’è un parco, probabilmente iniziato a metà Ottocento, dove sono stati piantati molti alberi alloctoni che dominano la scena come veri e propri monumenti naturali: un gigante cedro dell’Atlante o marocchino (Cedrus atlantica), circonferenza del tronco 805 cm, anni fa una nevicata ha abbattuto parte delle sue ramificazioni. Oppure tre sequoie fronzute, la corteccia spessa e spugnosa, quasi un’opera d’arte restare ad ammirarla, con queste placche oblique che si innestano come pasta frolla sopra altre placche spesse e filamentose. E quel colore unico, come si dice oggi, cangiante -ma un giorno capirò pure che vuol dire… - un bruno tra il castagno acceso e il manto del tipico cavallo maremmano, baio o baio scuro, o anche morello. Che colore è il morello? Aprite internet e cercate cavallo maremmano, eccolo.Anni fa avevo misurate queste sequoie, ancora ero impegnato nelle prime campagne di albero grafie, questi alberi erano quasi del tutto sconosciuti, tranne ovviamente per gli abitanti del Comune e qualche forestale. Il parco era rimasto in stato di semiabbandono per lunghi anni e fu l’associazione Pacefuturo che se ne occupò, restaurando edificio e alberi, gestendo una moderata ma improcrastinabile campagna di abbattimenti laddove necessari e recuperando piano piano la buona armonia di altri esemplari. Attualmente l’ingresso al parco è sicuro, ma allora era ancora un’incognita. Orbene possiamo così incontrare grandi querce e faggi, araucarie del Cile, un castagno di 6 metri di circonferenza del tronco e uno delle maggiori tuie (Thuja occidentalis) d’Italia, un 650 cm di tronco con un’architettura ben nascosta da una foltissima chioma ricadente. Ma anche esemplari notevoli di rododendro. Insomma, è un parco non grande, dieci ettari, ma ricchissimo di bellezza, anche questa è una frase fatta ma funziona.Ecco le misure prese almeno dodici anni fa: 550, 660 e 956 cm. Le nuove misure si attestano a 580, 700 e 930 cm. Può capitare che le misure degli esemplari maggiori si contraddicano, questo perché talora la fretta gioca un brutto scherzo, poiché basta un impiglio dalla parte opposta del tronco, non visto, per aumentare anche di mezzo metro la misura effettiva. Ma il sole inizia a incurvarsi e lampi di luce dorata penetrano le chiome fitte, tranciando le cortecce, questi ventri magistrali. Mi appoggio con la nuca al tronco, le braccia a ghermirla e un orecchio ad ascoltare quel che dentro accade. Non sento il battito di un cuore, anche se taluni e stralunati espertoni ripetono che gli alberi abbiano come i mammiferi un cuore che batte, ma si sa, oggi cosa non si direbbe per un articolone a piena pagina sul giornale! Sento calore, un calore che si effonde nella mia immaginazione. Si dice spesso che se gli alberi potessero parlare chissà che cosa direbbero, orbene, che cosa davvero direbbero? Che gliene importerebbe di parlare a noi, di dire a noi, proprio a noi, se una cosa è giusta o sbagliata, e anche ammesso che gli alberi sappiano intendere qualcosa, qualcosa che sta a cuore a noi umani, ovviamente, e anche supposto che riesca a comunicarcelo, con segnali, impulsi, battiti di fronda, pigne che cadono, la circolazione accelerata o decelerata delle linfe, dicevo, anche ammesso che questo un giorno fosse possibile come potremmo fidarci di quel che comunicherebbero? Sono tutti gli alberi per così dire sinceri e onesti? Oppure anche tra di loro esistono i malfattori, i prepotenti, i doppiogiochisti, i bari, i fannulloni, gli approfittatori, i magnaccia, i seducenti e i compiaciuti, i lacchè, i lavoratori indefessi e i vanagloriosi, i biscazzieri, i mariuoli, i flaneur e i situazionisti? Diamo tante cose per scontate, quando vaneggiamo e promettiamo di saperla lunga diamo davvero troppe cose per scontate, per certe, per date, consegnate una volta per sempre e valide universalmente. Tutti i leoni sono leoni secondo criterio? Tutti i pesce spada sono pesce spada così come la biologia insegna? E tutte le sequoie si comportano indiscutibilmente come sequoia comanda? Provo a rivolgere qualche domanda alla mia pianta, ma questa mi ignora bellamente, e forse gli do anche fastidio addossato, accozzato come sono alle sue cortecce. Chi è questo qui che mi copre e non mi fa ricevere l’ultimo sole del giorno? Che vuole? Che pretende? Che si attende? Che mi metta ad ascoltarlo, e magari a parlarci, e che mi inventi una lingua comprensibile apposta per dirgli che cosa dunque? Che ha da scassare le ghiande… ? Perché non si dedica a qualche altro sport? Non ce l’ha una vita sua che mi sta qui accanto da un’ora a misurare, a descrivere, a ponderare? Uomo, stupida creatura pensante, ma te ne vò annà?! Mi arrendo, infilo la mia livella metrica nello zaino, chiudo il quadernetto, depongo la macchina fotografica e la saluto. Passeranno forse anni prima di tornare, ma che cosa sono gli anni per un essere vivente che radica nella terra? Il tempo esiste come esiste per noi? Difficile immaginarlo, difficile poterlo dire.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)