2025-07-19
Caro Veneziani non sei da solo: questo mondo non piace a tanti
Statua del filosofo e storico Giambattista Vico (Napoli 1668-1744)
Il compito di chi scrive non è cambiare la realtà ma descriverla per come la vede.Caro Veneziani, non è solo. Non intendo con questo dare alcun conforto, anche perché non ho alcuna intenzione di dar conforto, men che meno con la saggezza popolare che sottende a quelle tre parole: «mal comune mezzo gaudio». Tanto più che dalla saggezza popolare vien tutto e il contrario di tutto. Tipo: «Historia magistra vitae« e «la Storia si ripete». Ché se fosse vera la prima, non potrebbe esserlo la seconda. O, andando nel concreto, se fosse vera la prima, oggi non avremmo l’Unione europea né assisteremmo al conflitto, tra tutti, il più stupido, insano e grottesco che la Storia abbia mai fatto patire all’umanità: quello tra Russia e Ucraina.C’è anche da dire che la saggezza popolare spesso, se non quasi sempre, altro non è che la metabolizzazione dell’idea di qualche saggio: Cicerone, nel primo caso, e Giambattista Vico (o, forse il suo amato Marx, addirittura) nel secondo. I quali potrebbero aver ben patito gli stessi sentimenti che lei ha espresso nel suo ultimo scritto. Più Vico che il pomposo Cicerone. Anzi, ora che ci penso, lei fa proprio venire alla mente il filosofo napoletano. Tenga conto, allora, che - chissà, anzi ne sono sicuro - qualcosa di quel che lei scrive diventerà saggezza popolare: ragione sufficiente per non smettere di scrivere.Nel dire che «lei non è solo», intendo dire non che «siamo in due», ma che siamo in tanti, moltissimi. Probabilmente quasi tutti qui alla Verità; che cito solo perché lei la cita. Credo che sentirsi pleonastico sia una sorta di nemesi che colpisce inevitabilmente chi scrive cose interessanti, che sono tali proprio perché sono fuori dal coro. Se si fosse nel coro si sarebbe pienamente appagati: ci si guarda intorno e ci si vede specchiati. Se si è fuori dal coro, invece, ci si guarda intorno e ci si sente soli. A scanso di equivoci: naturalmente non vale il contrario, ché se chi scrive cose interessanti è, quasi necessariamente, fuori dal coro, chi è fuori dal coro non è per questo per forza interessante.Scriviamo sul mondo, del mondo e nel mondo. Che ci si presenta come un grande spettacolo teatrale, per lo più nero per i pessimisti o bianco per gli ottimisti; ma a tratti è interessante, a volte comico, a volte tragico, a volte una farsa; insomma è un arcobaleno, ed è qui che entra lo scrittore. Ma nulla può egli fare per cambiare né la comicità, né la tragicità, né la farsa. Di più: nulla deve fare. Non è il suo compito, men che meno ne ha la disponibilità. Allora lei si chiede: chi sono, dove sono, perché sono? O, più precisamente: a chi scrivo, ma dove scrivo, per chi scrivo? Lei dice per vivere (che è più o meno quel che a volte dico a me stesso: per ammazzare il tempo prima che il tempo ammazzi me). Ma, forse, anche perché solo se lei scrive chi legge vede, del mondo, se non i colori, magari un colore che altrimenti mai avrebbe visto.«La vera gloria è postuma, e quindi non godibile», diceva Andrea Sperelli. E al cospetto dei posteri andremo tutti come potremo. Suggerirei anche noi, come uomini, di accontentarsi solo della stessa corona di gloria desiderata da Andrea, se sa - come son certo che sa - cosa intendo dire.Post scriptum. Lei lamenta che Donald Trump non è riuscito a fermare i conflitti del mondo. Io sarei più preoccupato di un mondo che ha bisogno di un Trump per fermare conflitti che, invece, mai avrebbe dovuto far nascere. E sarei preoccupato non tanto dei limiti di Giorgia Meloni (pur con quei limiti, dobbiamo ringraziare Dio di avercela), ma del fatto che ella giganteggia in un panorama euro-unionista di pigmei, per di più guerrafondai.