
Il lockdown blocca il porto di Shanghai e mette in crisi le imprese
Il porto di Shanghai si ferma prosciugato dall’ennesimo lockdown e si ferma di conseguenza anche la catena delle forniture alle imprese italiane, che con la Cina hanno sempre mantenuto dei solidi rapporti commerciali.
La decisione delle autorità sanitarie asiatiche, che hanno bloccato in casa 25 milioni di persone, sta provocando un ingorgo di proporzioni gigantesche nel porto della metropoli, che è il principale scalo marittimo cinese e il più grande porto commerciale del mondo, dove ogni anno transitano circa quarantasette milioni di Teu (l’unità di misura usata per calcolare i container). Fra le oltre 500 navi mercantili attualmente ferme davanti alla costa di Shanghai sono tantissime quelle cariche di metalli raffinati e altre sono in attesa di caricare.
I ritardi nelle consegne cominciano ad essere imprevedibili e stanno impedendo alle imprese di rispettare i termini di consegna delle fornitori, così come ai magazzini di avere la merce. La Cina rappresenta per l’Italia il nono partner commerciale per valore di beni esportati e il terzo per beni importati.
LA QUOTA DI EXPORT
Nel 2021, secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine, le esportazioni italiane verso la nazione asiatica, rispetto all’anno precedente, sono aumentate del 22,1% (passando da 12.851 a 15.691 milioni di euro) e del 21% rispetto al 2019. Le importazioni, invece, sono cresciute del 19,4%, da 32.256 a 38.525 milioni di euro. La principale voce di esportazioni sono i macchinari, +12,9% la variazione tendenziale nel 2021 (da 3.777 a 4.265 milioni di euro). Una situazione che tocca in maniera sensibile il Friuli Venezia Giulia dove la Cina rappresenta il 14esimo partner commerciale per valore di beni esportati ed il terzo per beni importati.
Nel 2021 le esportazioni del FVG in Cina, rispetto all’anno precedente, sono diminuite del -2%, passando da 418 a 368 milioni di euro. Erano 425 nel 2019. Le importazioni sono cresciute del 26%, da 547 a 690 milioni di euro (erano 556 nel 2019, +24% 2021/2019). La principale voce di esportazioni sono i macchinari, -15,2% la variazione tendenziale nel 2021 (da 277 a 240 milioni di euro). I principali prodotti importati nel 2021 sono macchinari (+20,6%, da 137 a 165 milioni di euro), computer e prodotti di elettronica (+12,6%), apparecchiature elettriche (+46,6%). Ma gli effetti del blocco del porto di Shanghai saranno evidenti tra 40/ 50 giorni, ovvero tenendo in considerazione il tempo medio di percorrenza che ci mette un container da Shanghai ad arrivare nei porti più occidentali.
«È praticamente impossibile quantificare eventuali danni economici diretti e indiretti, immediati e a medio termine», spiega Confindustria Udine, che a proposito del lockdown aggiunge: «Se non verrà presto rimosso, nel breve termine si prevede un rallentamento della domanda di trasporto». Tradotto, non appena la situazione si normalizzerà ci sarà una spinta al rialzo delle spedizioni con conseguenti extracosti che graveranno sulle imprese.
La filosofia si nutre di pasta e fagioli, meglio se con le cotiche. La filosofia apprezza molto l’ossobuco alla milanese con il ris giald, il riso allo zafferano giallo come l’oro. E i bucatini all’amatriciana? I saltinbocca alla romana? La finocchiona toscana? La filosofia è ghiotta di questa e di quelli. È ghiotta di ogni piatto che ha un passato, una tradizione, un’identità territoriale, una cultura. Lo spiega bene Diego Fusaro, filosofo, docente di storia della filosofia all’Istituto alti studi strategici e politici di Milano, autore del libro La dittatura del sapore: «La filosofia va a nozze con i piatti che si nutrono di cultura e ci aiutano a combattere il dilagante globalismo guidato dalle multinazionali che ci vorrebbero tutti omologati nei gusti, con le stesse abitudini alimentari, con uno stesso piatto unico. Sedersi a tavola in buona compagnia e mangiare i piatti tradizionali del proprio territorio è un atto filosofico, culturale. La filosofia è pensiero e i migliori pensieri nascono a tavola dove si difende ciò che siamo, la nostra identità dalla dittatura del sapore che dopo averci imposto il politicamente corretto vorrebbe imporci il gastronomicamente corretto: larve, insetti, grilli».
La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.














