2018-07-26
L’ex bodyguard di Macron ha legami con chi ospitò gli stragisti del Bataclan
Spunta un video in cui il colosso Makao, che ha lavorato per il leader di En Marche, compare accanto all'uomo nella cui casa fu scovato Abdelhamid Abaaoud, la mente degli attacchi.Banlieue parigine in fiamme. Coprifuoco per i minorenni. A Colombes, a Nord della capitale, chi ha meno di 17 anni non potrà circolare dopo le 22. Il sindaco spera così di arginare le violenze dei giovanissimi, sempre più frequenti.«All'Eliseo c'è una polizia parallela». Duro intervento di Marine Le Pen sull'affaire legato alla figura del controverso Alexandre Benalla. Intanto il presidente prende la parola e spiazza tutti: «Alexandre non è il mio amante» .Magistratura all'assalto del Front national. Conti bloccati per il movimento populista I giudici indagano sui fondi del partito.Lo speciale contiene quattro articoli.Makao, un rugbista originario della Repubblica Democratica del Congo di 27 anni, è stato una delle guardie del corpo di Emmanuel Macron nella campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2017. Niente di strano, se non fosse che la stampa francese ha scoperto che il colosso di 2,13 metri annovera tra le proprie conoscenze Jawad Bendaoud, l'affittacamere, dei terroristi del Bataclan. Chi ha reso possibile tutto ciò? A quanto pare, è l'uomo che da una settimana occupa le prime pagine dei giornali: Alexandre Benalla. Un fedelissimo ex «gorilla» di Macron.Per capire la situazione bisogna fare qualche passo indietro e tornare al 2015. Nelle ore successive ai tragici attacchi terroristici al Bataclan, in alcuni ristoranti parigini e allo Stade de France, costati la vita a 130 persone, le forze dell'ordine francesi hanno ritrovato il covo di alcuni dei membri del commando terrorista. Una bicocca nel cuore di Saint-Denis, la cittadina alla periferia nord di Parigi, spesso teatro di fatti di cronaca legati alla delinquenza o al terrorismo. Una cittadina dove a fianco della celebre cattedrale, dove per secoli hanno trovato l'estremo riposo i sovrani francesi, vivono numerose comunità di origine immigrata.Nell'appartamento, avevano soggiornato la «mente» degli attentati, Abdelhamid Abaaoud e altri complici dopo la carneficina. L'abitazione è stata distrutta dall'attacco delle teste di cuoio francesi, una volta individuato il covo. E mentre la stampa seguiva l'azione delle forze speciali, davanti alle telecamere del canale all news Bfm News, è passato anche Jawad.... che candidamente aveva dichiarato «ho appreso che (l'assalto delle teste di cuoio, ndr) era a casa mia... A me è stato domandato di fare un piacere. Ho fatto un piacere, normale».La spavalderia del giovane non è stata sufficiente ad evitargli un processo, dal quale, a gennaio di quest'anno, è uscito assolto in primo grado (ma la procura ha deciso di fare appello) perché i giudici hanno stimato che Jawad Bendaoud non sapesse che stava dando rifugio a dei terroristi. Tornando ai giorni nostri, Bendaoud – che lo scorso giugno è stato condannato a portare il braccialetto elettronico per ingiurie contro dei poliziotti – conosce il gigante Makao. La prova si trova il alcune story di Instagram, pubblicate il 6 giugno scorso sul profilo di Bendaoud. Nei video i due sono ripresi mentre giocano al videogioco Fifa 2018. Il quotidiano Libération ha anche confermato di aver trovato sul profilo Instagram di Makao una foto che lo ritraeva insieme a Emmanuel Macron all'Eliseo. Lo scatto non risale ai tempi della campagna elettorale, è stato realizzato solo due giorni prima dei video.Ma il legame tra il presidente della Repubblica francese e il giovane congolese è stato reso possibile proprio grazie a Alexandre Benalla. È lo stesso Makao ad affermarlo in un'intervista pubblicata il 22 marzo scorso dal quotidiano locale La Nouvelle République dopo la visita ufficiale di Macron a Tour. Nell'illustrare il proprio percorso da sportivo, nato a Kinshasa ed ex membro della nazionale congolese di rugby, Makao ha spiegato di aver giocato anche per alcune squadre transalpine, di aver lavorato come buttafuori per varie discoteche parigine e ai concerti di due star del rap francese. Successivamente «Alexandre Benalla mi ha contattato». Continuando a leggere l'intervista si apprende quanto sia stato forte il legame tra lui, Emmanuel Macron, la prémière dame e la famiglia di quest'ultima. Il self made man di origine congolese, ha affermato in effetti di non lavorare più per il presidente «perché vorrebbe che entrassi in polizia. È il suo direttore della sicurezza, Alexandre Benalla, che sapendo che abito a Tours, ha voluto fare una sorpresa al capo, che mi ha dato un bacio in fronte perché era contento di rivedermi». E ancora: «È una famiglia d'oro...», «mi consideravano come un figlio, non come un dipendente. Sono stato nella loro casa di Touquet», cioè nella residenza privata dei Macron.I deputati della commissione d'inchiesta dell'Assemblea Nazionale, stanno cercando di fare luce in merito alle relazioni tra Macron e Benalla. Della commissione fa parte anche Marine Le Pen che ha sollecitato chiarimenti sulle circostanze che hanno portato a questa situazione. L'ex candidata del Rassamblement National (nuovo nome del Front National), intervistata il 23 luglio da Bfm Tv, è andata oltre. Ha ricordato la notizia, circolata su internet, sui legami tra Benalla e Makao e tra quest'ultimo e Jawad Bendaoud. «Una guardia del corpo di Emmanuel Macron», ha dichiarato, «conosceva intimamente colui che è stato l'affittacamere di Daesh... Sembrerebbe che sia stato il signor Benalla a reclutare questa guardia del corpo. Ma Macron è il presidente della Repubblica, non il capo di una gang». Matteo Ghisalberti<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lex-bodyguard-di-macron-ha-legami-con-chi-ospito-gli-stragisti-del-bataclan-2589890063.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="banlieue-parigine-in-fiamme-coprifuoco-per-i-minorenni" data-post-id="2589890063" data-published-at="1758037593" data-use-pagination="False"> Banlieue parigine in fiamme: coprifuoco per i minorenni Che succede quando sei un ragazzino della banlieue ma non hai i piedi di Kylian Mbappé? Le cronache francesi di questi giorni ce lo raccontano bene. A Colombes, Comune del dipartimento dell'Hauts-de-Seine, nella regione dell'Île-de-France, a una decina di chilometri da Parigi, il sindaco ha appena indetto un coprifuoco per tutti i minori di 17 anni. Avete capito bene, la misura restrittiva, che da noi richiama i tempi di guerra, riguarda proprio i ragazzini. Sono loro che, dalle 22 alle 6 del mattino, non potranno girare per le strade da soli. In caso contrario, potranno essere portati alla più vicina stazione di polizia. Il provvedimento è valido fino alla fine dell'anno ed entra in vigore nelle notti di venerdì, sabato e domenica, oltre che in tutti i giorni di vacanza scolastica (quindi per tutta l'estate). Non è la prima volta che succede: nel 2016, una misura analoga era stata presa nei confronti dei minori di 16 anni, salvo poi essere sospesa in seguito a un ricorso della Lega per i diritti dell'uomo. Alain Faugeras, direttore del servizio di Sicurezza e prevenzione del Comune, ha dichiarato: «Abbiamo statistiche molto chiare sui molti interventi che implicano minori. La maggior parte delle infrazioni con cui ci confrontiamo sono commesse da ragazzi che hanno tra i 15 e i 17 anni». Colombes è teatro di sistematici regolamenti di conti fra bande di trafficanti di droga. Lo scorso 26 aprile, due diciassettenni erano stati feriti da colpi di proiettili alle gambe, mentre un tredicenne che passava di lì per caso era stato ferito al braccio. La settimana scorsa, quattro automobili sono state incendiate. A metà giugno, invece, un gruppo di turisti cinesi era stato violentemente aggredito da una gang armata di pistole elettriche, anche se gli arrestati per quell'aggressione hanno tra i 19 e i 21 anni. Dei «veterani», vista l'aria che tira in città. Il sindaco, Nicole Gouetta, eletta nel 2014 nelle file della destra dei Républicains, ha aumentato il contingente di polizia da 40 a 65 agenti e ha portato le telecamere in città da 65 a 89, ma senza risultati apprezzabili. «Dal 1° gennaio 2018», ha dichiarato, «il 60% delle persone interrogate dalla polizia era minorenne e questo tasso è vicino al 75% nel quartiere di Petit-Colombes, con 43 minorenni su 59». La legge francese autorizza i sindaci a dichiarare il coprifuoco a patto che esso sia «giustificato dall'esistenza di rischi particolari», limitato nel tempo e a una sola parte del Comune. La prima città ad aver preso questa misura fu Orléans, nel 2001, per combattere il narcotraffico che si serviva di ragazzini come corrieri della droga. L'esperimento funzionò, portando a una diminuzione della delinquenza del 70%. Di sicuro dovrebbero valutare la possibilità di imporre il coprifuoco anche le autorità municipali della Goutte d'Or, il quartiere di Parigi che ormai da mesi è alle prese con feroci gang di ragazzini nordafricani. Tempo fa avevamo raccontato la situazione drammatica di questi «minori non accompagnati» provenienti dal Marocco, spesso violenti e drogati, immortalati mentre, la notte, trovavano riparo nelle lavatrici delle lavanderie a gettoni. Un problema che non è stato risolto, se è vero che il Comune di Parigi ha fatto venire in città dei funzionari della polizia marocchina per gestire la cosa. Da Rabat sono arrivati sei emissari del ministero degli Interni, i quali avranno la missione di cercare di rimpatriare la sessantina di teppisti accampati nel quartiere, metà dei quali sarebbe minorenne. Le Monde, testata certamente non ostile alla causa dei migranti, li ha descritti così: «Soli, drogati, violenti, il corpo coperto di piaghe e bruciature, non parlano una parola di francese e seminano la paura». La sociologa Olivier Peyroux, dell'associazione Trajectoires, a cui il Comune di Parigi ha affidato mesi fa il compito di studiare il fenomeno, ha spiegato: «Qualcuno ha subito violenze sessuali e succede che si violentino tra loro». Vivono di espedienti: furti, prostituzione, spaccio. Spesso sono alterati, aggrediscono i passanti, urlano, spaventano le persone. Una situazione da favela brasiliana, che non ci attenderebbe da una delle capitali della cultura e della civiltà europea. L'idea di fare affidamento sulla polizia marocchina non è però piaciuta a tutti. Il Gisti, Gruppo di informazione e sostegno degli immigrati, ha dichiarato che «un minore isolato non può essere fatto oggetto di un provvedimento di espulsione esecutiva e forzata». Per l'avvocato Emmanuel Daoud, esperto di tematiche di relative ai migranti, quando questi ragazzini sono «sono ascoltati, se ne approfitta per farli parlare anche con dei poliziotti marocchini, senza alcun avvocato presente. È scandaloso e contrario al diritto. Questi ragazzini erano già in strada prima di arrivare a Parigi, erano vittime di violenze familiari o nelle mani dei trafficanti di esseri umani. Cosa accadrà loro se li rimandiamo in Marocco?». Adriano Scianca <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lex-bodyguard-di-macron-ha-legami-con-chi-ospito-gli-stragisti-del-bataclan-2589890063.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="alleliseo-ce-una-polizia-parallela" data-post-id="2589890063" data-published-at="1758037593" data-use-pagination="False"> «All’Eliseo c’è una polizia parallela» Da una settimana, un video girato il primo maggio in piazza della Contrescarpe, nel cuore di Parigi, circola sui social network e le tv francesi. Mostra un uomo, con casco, radio e fascia al braccio da poliziotto che si avventa su due individui, un uomo e una donna. Tuttavia nessuno ne parlerà più per oltre due mesi. Ovvero fino al 18 luglio, quando Le Monde lo pubblica. Le immagini lasciano sotto choc buona parte dell'opinione pubblica e scatenano le proteste di tutte le forze di opposizione, da destra a sinistra. Poco a poco si viene a scoprire che l'autore dell'atto è uno stretto collaboratore del presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. Il suo nome è Alexandre Benalla. Si apprende che l'uomo ha 26 anni e che si è occupato della sicurezza del candidato vincente delle presidenziali francesi del 2017. Nel 2011, a soli 20 anni, durante le primarie socialiste, si occupa della sicurezza di Martine Aubry. Nel 2012 lavora nello staff della sicurezza del candidato alla presidenza della repubblica, François Hollande. Con la vittoria elettorale del candidato socialista, Benalla fa la sua prima entrata all'Eliseo. In seguito ottiene un incarico nello staff dell'allora ministro Arnaud Montebourg, ma rimane pochissimo in servizio. Parte quindi per il Marocco, dove continua ad occuparsi di sicurezza fino al 2016. Due anni fa sarebbe entrato in contatto con La République En Marche!, la formazione politica fondata da Macron dopo la sua uscita dal governo socialista a fine 2016. Anche in questo caso, Benalla verrà incaricato della sicurezza. Ma ha ancora qualche problema. Il settimanale satirico Le Canard enchainé, pubblica nella sua edizione del 25 luglio 2018, l'estratto di una lettera. Si tratta della missiva del gestore del palazzo in cui ha sede il quartier generale di En Marche, indirizzata al direttore generale e al direttore degli affari generale del movimento. Il mittente afferma di essere stato «minacciato pubblicamente e provocato fisicamente» da Benalla. Assicura di avere dei video a circuito interno che provano le sue affermazioni e chiede che vengano prese delle misure nei confronti del futuro bodyguard di Macron. Con la vittoria del più giovane presidente della quinta repubblica francese, Benalla segue le sorti del suo protettore e lo si nota marcare a uomo il neo leader in quasi tutte le uscite pubbliche. Dopo la pubblicazione del video, i media transalpini pubblicano una serie di informazioni sui fatti del 1° maggio. Ma per le opposizioni, questo non è sufficiente. Non si riesce a capire come abbia potuto un individuo con un profilo come quello di Benalla poter ottenere un posto cosi prestigioso, un porto d'armi (contro la volontà del ministero dell'Interno), avere accesso all'Assemblea nazionale, possedere un autorizzazione ad alcuni documenti e luoghi classificati come «Secret défénse». Le opposizioni parlamentari di destra e di sinistra hanno chiesto a gran voce la trasformazione di una commissione dell'Assemblea nazionale (la Camera dei deputati francesi) in commissione d'inchiesta. Nonostante la strenua opposizione dei deputati macronisti, le opposizioni hanno avuto successo. Così, il 23 luglio scorso, sono iniziate le audizioni di vari rappresentanti delle istituzioni coinvolte nell'affaire Benalla. Tra le presenze più importanti figurano: Gerard Collomb, ministro dell'Interno, Michel Delpuech, prefetto di polizia di Parigi, Alain Gibelin, direttore dell'ordine pubblico alla prefettura di Parigi e Patrick Strzoda, direttore del gabinetto del presidente della Repubblica. Il quadro uscito da queste prime audizioni appare molto confuso e orientato allo scarica barile. Ma il colpo di scena è arrivato nella serata del 24 luglio, quando Macron ha preso finalmente la parola, seppur a porte (semi) chiuse, davanti ai parlamentari macronisti. «Il solo responsabile sono io, che mi vengano a cercare» ha gridato. Poi l'attacco ai giornali. «Abbiamo una stampa che non cerca più la verità. Vedo un potere mediatico che cerca di diventare un potere giudiziario». E infine ha smentito (i presenti dicono con ironia) alcune affermazioni sulla sua ex guardia del corpo: «Alexandre Benalla non ha mai occupato un appartamento da 300 metri quadri all'Alma, non ha mai guadagnato 10.000 euro al mese. Alexandre Benalla non è mai stato il mio amante». Sul punto, tuttavia, la questione centrale è stata fissata da Marine Le Pen, che in un'intervista ha commentato: «Si sta organizzando una polizia parallela a fianco del ministero. Questo credo che sia l'aspetto più grave di tutta la vicenda. L'esistenza di una polizia parallela non soggetta alla responsabilità del ministero dell'Interno». Matteo Ghisalberti <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lex-bodyguard-di-macron-ha-legami-con-chi-ospito-gli-stragisti-del-bataclan-2589890063.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="magistratura-allassalto-del-front-national" data-post-id="2589890063" data-published-at="1758037593" data-use-pagination="False"> Magistratura all’assalto del Front national La giustizia politicizzata non è un'esclusiva italiana. In Francia, infatti, da mesi il partito di Marine Le Pen subisce degli attacchi politici e giudiziari che, se non saranno schivati, lo condurranno rapidamente alla morte per asfissia finanziaria. Sembra quasi che i francesi si siano ispirati alle noie della Lega di Salvini. Ma in realtà non è così, il partito dei Le Pen da più tempo e in modo più sistematico è oggetto di una lotta senza quartiere da parte di vari governi succedutisi negli ultimi anni. All'inizio di luglio, i giudici parigini Claire Thépaut e Renaud Van Ruymbeke hanno ordinato il blocco di oltre 2 milioni di euro tra quelli che il Rassemblement nationa (nuovo nome del Front national) avrebbe dovuto ricevere a titolo del rimborso pubblico ai partiti, sulla base dei successi elettorali raggiunti (oltre 7 milioni di voti alle presidenziali). Marine Le Pen è ricorsa in appello e l'8 agosto ci dovrebbe essere una risposta ufficiale della magistratura. L'incredibile accusa mossa al Rn è quella di utilizzare i fondi pubblici degli assistenti dei propri parlamentari europei, come Nicolas Bay, vicepresidente del Rn o Bruno Gollnisch, figura storica del movimento, per finalità di partito e non si servizio. Cosa a dir poco difficile da dimostrare. Nicolas Bay, ha replicato che il suo assistente, oltre ad averlo coadiuvato a Strasburgo, come prevedono le regole del Parlamento europeo, ha anche condotto una militanza politica nel partito, e la cosa non può stupire nessuno. Bruno Gollnisch ha dichiarato coraggiosamente davanti ai suoi inquisitori: «Si dice che lei faccia parte del Sindacato della Magistratura (l'omologo di Magistratura democratica da noi, ndr). E questa organizzazione ha preso più volte posizione contro la formazione politica a cui appartengo»… L'accusa appare veramente pretestuosa e Marine Le Pen la attribuisce alla volontà del sistema di Macron di censurare le opposizioni. Ora si è appena aggiunta una nuova misura a questa discutibile ammenda economica. I conti di tutti i parlamentari europei del Rn sono stati bloccati in misura cautelativa. In una lettera aperta indirizzata alla stampa e al presidente della Repubblica, la battagliera Marine afferma: «Si cerca di assassinarci finanziariamente, privandoci dei mezzi per far funzionare il nostro movimento». Pochi sanno che al momento di reperire dei liquidi per le spese della campagna elettorale del 2017, l'allora Front National ricevette un pazzesco diniego staliniano da parte di tutte le banche francesi. E solo dei prestiti di provenienza russa riuscirono a far competere i nazionalisti alla pari con gli altri partiti di sinistra e di centro, i quali non ebbero nessun problema nel reperimento fondi. Marine Le Pen conclude affermando che se i 2 milioni già confiscati non saranno restituiti al più presto, e i conti dei parlamentari del Rn riaperti, già dalla fine di agosto il partito potrebbe dichiarare bancarotta. Per la gioia della maggioranza dei mass media transalpini, del socialista Martin Schulz che ha appoggiato dall'esterno la manovra e dello stesso Emmanuel Macron, che continua a crollare nei sondaggi, non essendo riuscito né a rimuovere la violenza sociale, né a disincentivare l'immigrazione clandestina, né a risollevare l'economia e la fiducia nelle istituzioni. Fabrizio Cannone