Il Pil è in calo dello 0,2% rispetto allo scorso anno, mentre cresce la disoccupazione. Scendono i consumi alimentari. Per l’Italia è l’occasione per cercare l’intesa con Berlino e Parigi sulla riforma del Patto di stabilità.
Il Pil è in calo dello 0,2% rispetto allo scorso anno, mentre cresce la disoccupazione. Scendono i consumi alimentari. Per l’Italia è l’occasione per cercare l’intesa con Berlino e Parigi sulla riforma del Patto di stabilità.Dalla Germania arriva l’ennesimo pessimo dato economico, questa volta relativo al Pil del secondo trimestre. Il dato preliminare di un mese fa è stato confermato e nel periodo considerato la crescita economica tedesca si è fermata allo 0% netto. In una versione teutonica del pensiero positivo, l’ufficio statistico tedesco nel suo comunicato afferma che «il prodotto interno lordo non ha continuato a diminuire nel secondo trimestre del 2023 rispetto al primo trimestre del 2023». Dopo l’ultimo trimestre 2022 in calo dello 0,4% e il primo trimestre del 2023 pure in calo dello 0,1%, il successo sta nell’aver fermato il declino, insomma. L’euro, già in calo da settimane sulle prospettive fosche per l’economia europea, è sceso ulteriormente ieri sino quasi ai minimi di giugno, toccando 1,077, ed è presumibile che tale calo continuerà nei prossimi giorni.Destatis ci dice anche che il calo del Pil trimestrale tedesco è dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In merito ai settori, il manifatturiero è cresciuto dello 0,1% e le costruzioni dello 0,2%, ma il valore aggiunto è diminuito nel settore aggregato del commercio, dei trasporti, dei servizi di alloggio e ristorazione (-1,4%), nel campo delle attività finanziarie e assicurative (-2,1%) e nei servizi pubblici, istruzione, sanità (- 0,8%).I prezzi alti hanno continuato ad avere un effetto notevole nei consumi privati: sono diminuite le spese per alimentari e bevande, nonché per i servizi di ristorazione e alloggio. Anche il commercio estero tedesco è come un libro capovolto, in calo dell’1,6%.Il tasso di disoccupazione è salito leggermente, a giugno, rispetto a maggio ed è oggi al 5,7%. Sempre a giugno, la produzione industriale tedesca è risultata in calo dell’1,5% rispetto a maggio, mentre su base annua il calo è risultato dell’1,8%. Insomma, la situazione economica della Germania, pur non essendo drammatica, è tutt’altro che rosea e lo è soprattutto se si guarda in prospettiva. Le previsioni vedono una complessiva battuta d’arresto non solo per la Germania ma per tutta l’Eurozona. Sappiamo bene che le previsioni, soprattutto ad alto livello, sono fatte essenzialmente per essere smentite; tuttavia, la sensazione è che questa volta saranno smentite in peggio. Non vi è dubbio che il governo semaforo guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz sia un esecutivo fragile, nel quale gli alleati litigano e spesso trovano dei compromessi al ribasso deludenti. La questione interessante sarà capire come, in queste condizioni, la Germania affronterà la trattativa finale sulle nuove regole di riforma del Patto di stabilità e crescita. Ricordiamo che tale accordo è stato sospeso sin dalle prime battute della pandemia Covid, e che dovrebbe tornare in vigore dal prossimo gennaio. Impossibile non notare il paradosso: per crescere, abbiamo dovuto sospendere il Patto di stabilità e crescita. Tornare ad applicarlo significherebbe rimettere la camicia di forza alle economie nazionali e provocare, di fatto, una recessione, considerati i già evidenti prodromi di una accentuata crisi economica.Come sappiamo, l’Unione europea è un non luogo nel quale si tratta su tutto, una sorta di suq in completo blu e valigia diplomatica. Ecco, quindi, che la contingenza di una Germania nei panni di un pugile suonato, con crescita negativa e prospettive grigie, può cambiare radicalmente la sostanza delle trattative in corso sulla riforma del Patto.Nei giorni scorsi si è parlato della possibilità di una sorta di scambio che permettesse alla Germania, e alla Francia, di sostenere la propria economia con un massiccio intervento pubblico, allargando un po’ le maglie dei bilanci pubblici per i Paesi con minor spazio fiscale, come l’Italia. Un maggiore flessibilità per i Paesi a più alto debito, in sintesi, in cambio della possibilità di sussidiare l’economia privata con finanza pubblica per i Paesi che hanno più spazio nei bilanci nazionali.La trattativa è già avviata da tempo su questi binari, in realtà, il che conferma la sostanziale instabilità del sistema europeo e soprattutto segnala come l’Eurozona nel suo complesso rappresenti un fattore di instabilità per l’economia mondiale. In una trattativa come questa, vitale per Germania e Francia, non si ha certezza che l’esito sia logico, come abbiamo già sperimentato in passato. Di solito, a Bruxelles, la logica è quella del più forte. Occorre capire se e come sarà possibile per il governo di Giorgia Meloni riuscire a spuntare delle contropartite, soprattutto riguardo al tema del debito.È pur vero che a oggi, pur in assenza degli acquisti di bond italiani da parte della Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde, il debito italiano viene collocato senza problemi. Il che potrebbe anche far supporre un silenzioso sostegno da oltre oceano, nell’ottica di depotenziare la Germania. Un obiettivo che a Washington nessuno espliciterebbe mai, ma che a oggi appare concreto, visti i rovesci dell’economia tedesca negli ultimi due anni. A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca quasi sempre.
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