2021-05-10
Oltre al caos che travolge il Csm, ci sono 30.000 casi di malagiustizia
Dal caso dell'ex pm Luca Palamara al recente scandalo dei verbali dell'avvocato Piero Amara continua a salire la sfiducia verso la magistratura. Ma a subire le conseguenze più gravi della malagiustizia sono le persone finite nei tribunali dove regnano sbagli e approssimazione.Quasi 30.000 gli episodi accertati di errori giudiziari e ingiuste detenzioni. Il guaio peggiore: l'abuso del carcere preventivo.Lo speciale contiene due articoli.Sono sei gocce di sofferenza nel mare della malagiustizia, le sei storie che potete leggere in queste pagine. Ma denunciano con forza il degrado di un sistema giudiziario sempre più burocratico e ottuso, disastrosamente lento e cialtrone, e incapace di distinguere il vero dal falso; un sistema distratto, del tutto disinteressato alla sorte degli individui che finiscono triturati nei suoi ingranaggi. Sono sei storie che parlano di tribunali dove l'approssimazione e l'errore sembrano la regola, e che disegnano una caricatura oscena di giustizia. Storie che fanno indignare e che spaventano, perché oggi, domani, potrebbero accadere a chiunque di noi. Parlare di gocce - attenzione! - non significa certo relativizzare il dramma delle sei storie. Perché neanche un oceano potrà mai contenere tutta la sofferenza della madre che per il figlio ucciso da un'auto ottiene giustizia dopo 34 anni. E lo stesso vale per la disperazione dell'uomo che viene scagionato da una falsa accusa soltanto dopo 17 anni, tre dei quali di carcere; o per l'angoscia della donna che finisce da innocente in una cella solo perché un magistrato interpreta male le intercettazioni. Il problema è che le sei storie, per quanto toccanti e inquietanti, quasi annegano nelle statistiche che ormai da anni certificano che la malagiustizia italiana è un'Idra che divora migliaia di corpi e di anime. A garantirlo con la forza di dati mai contestati è l'archivio online Errori giudiziari, creato nel 1991 dai giornalisti Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone. Secondo i numeri che i due hanno accumulato in questi trent'anni, le vittime d'ingiusta detenzione o di errori giudiziari in senso stretto sono state 29.659: 989 ogni 12 mesi, in media, cioè quasi tre al giorno. Questi dati diventano ancor più sconcertanti se poi si pensa che Errori giudiziari classifica solo i casi che uno Stato assai poco garantista e di solito scorretto ha deciso di risarcire: ma nessuno saprà quanti siano, in realtà, gli innocenti rimasti schiacciati sotto la pressa giudiziaria, e non ne sono usciti. Le falle del nostro sistema penale sono davvero sconcertanti. Pochi anni fa, Gabriele Albertini in Senato cercò di garantire almeno il risarcimento dell'ingiusta imputazione: propose che lo Stato rimborsasse le spese d'avvocato pagate dagli imputati assolti con formula piena e definitiva. Per arginare la riforma il ministero della Giustizia, retto allora dal dem Andrea Orlando (nella foto qui a sinistra), oppose un altro dato sconvolgente: rivelò che ogni anno, in media, gli assolti con formula piena sono 90.000. Cioè gli abitanti - neonati compresi - di una città come La Spezia. Con quel dato vergognoso il ministero bloccò la riforma, obiettando (paradossalmente) che gli innocenti finiti in tribunale sono troppi perché lo Stato possa permettersi il lusso di rimborsarli delle parcelle che lo Stato stesso li ha costretti a pagare ai loro avvocati. Così, visto che un risarcimento per l'ingiusta imputazione invece esiste in tanti altri Paesi, anche in questo diritto negato continuiamo a essere lontani e diversi dal resto d'Europa.La giustizia italiana massacra gli innocenti, ma la magistratura non dà segno di preoccuparsene. Di certo, non lo fa quella associata nel suo organo sindacale, l'Associazione nazionale magistrati, né quella che occupa 18 poltrone su 27 nel Consiglio superiore della magistratura. Da oltre un anno, il Csm cerca di coprire lo scandalo delle chat intercettate dell'ex pm Luca Palamara, da cui è emerso che nomine e promozioni sono decise in un indecoroso mercato coperto, gestito dalle correnti organizzate delle toghe. Ora lo scandalo è raddoppiato grazie al caso dei verbali di Piero Amara, l'ex avvocato dell'Eni che con le sue testimonianze (false o vere che siano) ha involontariamente portato alla luce come ormai tutto il sistema giudiziario non risponda più ad alcuna regola. Per 13 mesi quei verbali, dove si parla di toghe e logge massoniche, hanno girato per l'Italia, in apparente violazione del segreto istruttorio e trasformandosi in strumento di faida tra magistrati e tra correnti. Non si sa come finirà. L'unica certezza, al momento, è la pochezza della categoria.Un punto così basso, in effetti, la magistratura italiana non l'aveva mai toccato. Una riforma? Di certo non con questo Parlamento. Proprio in questi giorni torna ad accendersi la luce di un referendum sulla giustizia: la Lega di Matteo Salvini e i radicali chiederanno firme per la separazione delle carriere dei magistrati e imporre loro un minimo di responsabilità. In passato i referendum sulla giustizia sono stati spesso traditi. Ma forse, in questo mare di lacrime, un referendum può essere una goccia di speranza.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/le-vere-vittime-dei-corvi-chi-paga-i-conti-delle-toghe-2652930725.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="innocenti-risarciti-spesi-in-40-anni-900-milioni-di-euro" data-post-id="2652930725" data-published-at="1620588176" data-use-pagination="False"> Innocenti risarciti. Spesi in 40 anni 900 milioni di euro «I reati che presentano il numero maggiore di casi di ingiusta detenzione sono quelli per mafia e violenza sessuale. Per quest'ultimo reato non servono prove per far arrestare una persona, basta l'accusa. Tutto ha origine da una sentenza delle Sezioni unite della Cassazione per cui è sufficiente che una donna accusi un uomo di violenza sessuale e si procede in automatico alla carcerazione. Gli accertamenti scientifici sono difficili a farsi. I casi di accuse a mariti violenti palesemente false sono più numerosi di quanto si creda. Le protagoniste sono spesso donne che si vogliono vendicare di un marito, di un fidanzato o di chi ritengono abbia fatto loro un torto. Oppure sono persone senza scrupoli che puntano a un risarcimento, che nel primo grado di giudizio può arrivare anche a 30.000 euro». Situazioni come queste ne passano a centinaia nello studio dell'avvocato Gabriele Magno, che nel 2000 ha costituito l'«Associazione nazionale vittime errori giudiziari articolo 643» alla quale collaborano un centinaio tra avvocati, magistrati, consulenti, tutti impegnati a combattere gli errori della giustizia. Il problema più spinoso, secondo Magno, è l'abuso della custodia cautelare preventiva. «In un anno si contano oltre 1.000 casi riconosciuti di ingiusta detenzione, per i quali lo Stato ha versato quasi 1 miliardo di euro per gli indennizzi. Oltre al danno, la beffa: lo Stato spende per pagare polizia, giudici, struttura carceraria e poi deve spendere ancora per i propri errori. È una pagina nera d'Italia. E spesso si fa di tutto per evitare di concedere il risarcimento dovuto». Ma nessuna somma di denaro riesce a restituire gli anni persi nel girone infernale della malagiustizia. «Chi, innocente, esce dal carcere, ha la vita rovinata», conferma Magno. «Ha solo due anni per richiedere l'indennizzo ma tanti non lo fanno o perché superano i termini o perché non sono stati informati dagli avvocati. Il criterio usato per l'ammontare del risarcimento è matematico: 250 euro per ogni giorno passato ingiustamente in carcere e 125 euro per quelli ai domiciliari. Un calcolo che non tiene conto del dramma e del calvario di chi è accusato ingiustamente». Dal 1991 al 31 dicembre 2020 l'associazione Errori giudiziari, che da quasi 30 anni studia il fenomeno degli innocenti in manette nel nostro Paese, ha contato 29.659 casi di malagiustizia tra errori giudiziari e ingiuste detenzioni, in media 988 all'anno. Il cumulo di indennizzi e risarcimenti versati è pari a 869.754.850 euro, con una media di quasi 29 milioni di euro l'anno. Gli sbagli della magistratura non solo provocano danni gravissimi e spesso irreparabili a chi è accusato ingiustamente, ma sono anche un peso per il bilancio pubblico. In trent'anni si sono registrati 29.452 casi di innocenti in custodia cautelare con una media di 1.015 ogni anno; nel 2020 i casi di ingiusta detenzione sono stati 750. Molto inferiori gli errori giudiziari veri e propri, quelli cioè che riguardano persone condannate con sentenze definitive poi assolte dopo un processo di revisione: questi casi sono 207 in tutto il trentennio, con una media appena inferiore a 7 l'anno. La spesa complessiva per tali risarcimenti è di 74.983.300 euro, pari a una media che sfiora i 2,5 milioni di euro l'anno. Negli ultimi 10 anni, in cui a intervalli regolari si ripropone il tema della riforma della giustizia, il numero complessivo degli errori giudiziari si è mantenuto quasi sempre sopra quota 10. E a pagare sbagli, ritardi, superficialità sono sempre gli stessi. I giudici no. Tra le cause degli arresti ingiusti ci sono la superficialità delle indagini ma anche un uso non corretto delle intercettazioni, spiega Valentino Maimone che con Benedetto Lattanzi cura il portale Errorigiudiziari.com. L'archivio contiene oltre 824 casi di errori giudiziari ed è alimentato costantemente. Ricorda Maimone: «Mi ha colpito la vicenda di una persona che parlava di mozzarelle di bufala ma gli investigatori hanno creduto fosse un modo cifrato per indicare la droga. In un altro caso i pezzi di ricambio per le auto sono diventati simbolo di traffici illeciti».