2020-04-05
La Toscana è una polveriera: «A noi medici niente tamponi. Ore in corsia senza le Ffp3»
Il governatore Enrico Rossi, impegnato a polemizzare contro la quarantena per i cinesi, è stato denunciato dal 118. I dottori: «Ti chiedi se domani intuberanno te...».Scontri frontali, prese di posizione discutibili e giravolte degne del miglior Roberto Bolle. Il governatore della Toscana Enrico Rossi, negli ultimi 45 giorni, ha regalato numerose perle. La più clamorosa è quella relativa al battibecco con il virologo Roberto Burioni, che invitava le autorità a mettere in quarantena i cinesi residenti a Prato di ritorno dal proprio Paese di origine. «Chi ci attacca è un fascio leghista». Pochi giorni dopo fu la volta dell'ambulatorio dell'Osmannoro (a Firenze), inaugurato e chiuso in meno di 72 ore. Una scelta che generò una polemica anche con il deputato di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli. «La Regione aveva deciso di aprire questa struttura per combattere le discriminazioni. E il virus non lo vogliamo combattere?». Senza dimenticare la difesa di Giuseppe Conte e del suo esecutivo e la denuncia del 118, raccontata dal nostro quotidiano: «Mandati allo sbaraglio, portiamo in tribunale Enrico Rossi per lesioni e epidemia colposa». Dure le accuse di Snami, Sindacato nazionale autonomo dei medici, Fismu, Federazione sindacale dei medici uniti, e Cobas della Asl Toscana centro: le mascherine date ai medici sarebbero del tutto inadeguate. L'esponente del Pd è lo stesso che pochi giorni fa ha spiegato che in Toscana non si riesce a fare i tamponi a tappeto perché non ci sono abbastanza addetti (20 nella Asl centro per 1 milione di pazienti), ma soprattutto mancano gli stick per. «Siamo alla ricerca spasmodica», ha detto. Sarà per questo che è stato fotografato a Malpensa appoggiato agli scatoloni di aiuti arrivati dalla Cina. Nelle Asl toscane qualcuno ha lanciato anche il «drive thru», cioè il tampone in auto per strada. Ma forse neanche questa è la soluzione. I dati dicono che nella Regione ne sono stati fatti 47.886 contro i 141.877 della Lombardia, i 133.239 del Veneto, i 67.075 dell'Emilia Romagna. In Toscana 5.671 persone sono risultate positive su una popolazione di 3.737.0000 abitanti (una ogni 658 cittadini), mentre i deceduti sono stati 310. Va detto che la percentuale dei morti rispetto ai positivi conclamati è molto bassa (5,2%), ma viene da chiedersi che cosa potrebbe succedere se il virus si diffondesse in queste lande con i numeri che hanno schiacciato la sanità lombarda (49.118 contagi, uno ogni 204 abitanti), considerata la migliore del Belpaese?Per capire come sia la situazione siamo scesi per strada, abbiamo incontrato medici, infermieri e cittadini e la situazione che abbiamo registrato è quella di una polveriera.«Il tampone? A distanza di due settimane ancora non me lo hanno fatto». La storia di Adele ha dell'incredibile. «Un mese fa siamo rientrati a Firenze dopo essere stati a trovare nostra figlia a Milano. Mio marito, che ha 80 anni e numerosi problemi di salute, tre settimane fa ha iniziato a sentirsi male». Inizialmente dal 118 consigliano un antipiretico, ma quando la situazione si aggrava l'uomo viene ricoverato. «Da quel momento non l'ho più visto né sentito. Il mio medico ha chiesto che venisse fatto anche a me il tampone. Perché anche io, che ho 60 anni, sono stata male. Mi hanno messo in quarantena, dicendomi che a breve mi avrebbero fatto il tampone. Sono passati 15 giorni e io non ho più sentito nessuno, nonostante numerose telefonate, da parte mia e del mio medico. Sarei potuta crepare in casa, da sola».«Vedo in questo momento la situazione nel mio ospedale e lo paragono a dei pompieri che portano via alberi da un incendio per spegnerli in caserma» ci dice stremato un medico di un ospedale della provincia di Firenze. Ogni intervista comincia con una richiesta di assoluto anonimato, perché i nostri medici hanno paura di perdere il lavoro: «I malati Covid passano da noi. Circa due settimane fa era stata annunciata l'esecuzione dei tamponi al personale sanitario per individuare i soggetti positivi e isolarli ma si procede con estrema lentezza. Il direttore del pronto soccorso di Careggi ha annunciato che eseguire lo screening del personale potrebbe determinare una messa in quarantena di troppi operatori pertanto si prosegue lentamente. Non capisco la logica di tale strategia in quanto un medico contagioso amplifica le infezioni». La testimonianza prosegue: «La pandemia va avanti inesorabile dal 9 marzo, sono passate 3 settimane e ancora oggi siamo costretti a elemosinare dispositivi di protezione individuale adatti, a usarli con parsimonia o addirittura a vedere colleghi che se li nascondono negli armadi».Per entrare in un reparto Covid in Toscana non abbiamo trovato controlli particolari. All'inizio del reparto c'è la stanza di vestizione, dove si entra e ci si cambia per passare poi al reparto Covid, ma nessuno controlla un tesserino, nessuno ha una lista di persone autorizzate, nessuno ha il controllo di chi entra ed esce vestito come un marziano. Entrando dal settore pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni di Dio seguiamo i cartelli del reparto Covid. A un certo punto, davanti a quello che era un normale reparto e che oggi è chiuso sottochiave, si avvicina una guardia giurata e appaiono poi due persone vestite anti Covid che trasportano la barella con il sacco chiuso sopra con la forma di una persona. Nell'ospedale un medico di un reparto Covid-19 racconta: «Noi che dovremmo avere tutto il meglio dei dispositivi di protezione abbiamo il minimo indispensabile, mentre i colleghi dei reparti esterni, delle ambulanze non hanno praticamente niente che sia realmente efficace. Il tampone andrebbe fatto a tutti e per primi a noi medici di reparti Covid». Il che non avviene. «Dovremmo fare almeno una volta ogni tanto un controllo per non infettarci tra di noi come è già successo all'interno di questo ospedale a quattro colleghi, e succederà a molti prima della fine dell'emergenza».Il segretario aziendale dell'area fiorentina Cisl Alfredo Mazzarella rincara: «Quella della Regione di fare il tampone a tutti i sanitari per ora è rimasta una promessa. Tutti i giorni abbiamo nuovi contagiati tra i pazienti e personale. Qui ci dotano di mascherine chirurgiche, ma a noi risulta che gli unici dispositivi validi per la difesa della nostra salute sono le Ffp3». C'è poi la questione del sovraccarico: «Chi si occupa di Covid-19 è costretto a stare undici ore a notte con la tuta, senza potersela cambiare, quindi senza potersi fermare. Non è accettabile lavorare tutte queste ore, ne risente la concentrazione. È necessario aumentare subito il personale così da garantire adeguato riposo e supporto ai colleghi».A Prato incontriamo un'operatrice sanitaria impegnata in un altro reparto Covid. Ci racconta che anche qui i dispositivi di protezioni sono pochi, non adatti, e che anche qui a volte i sanitari usano i loro zoccoli e copriscarpe, «quelli blu normalissimi»: «All'inizio c'erano le tute e le mascherine Fp3 le ho indossate in tutto per un paio di turni perché non durano più di sette ore, ma poi non sono più arrivate. Senza la mascherina con la valvola, si respira a fatica, in un ambiente che è già a pressione negativa e si respira l'anidride carbonica che noi stessi produciamo: questo ti rende debole, ti va venire il fiatone».L'ultima tappa del nostro viaggio è a Pistoia. Anche Cristina è un nome di fantasia ed è un'anestesista e se dopo più di tre settimane in prima linea non le è ancora stato fatto un tampone significa che c'è qualcosa che la regione e le Asl non ci raccontano. «Sono distrutta. Dicevo poco fa alla mi' mamma che se il virus non l'ho preso oggi non lo prendo più. Ho estubato e rintubato un paziente, ho fatto una broncoscopia tutto con la stessa mascherina, che non era una Ffp3, la più sicura. Lavorare cosi non solo non ti rende efficiente a livello fisico, ma anche mentale, in un momento in cui a ogni starnuto, a ogni piccolo colpo di tosse ti chiedi se domani i colleghi intuberanno anche te».In Toscana sta esplodendo anche la bomba delle case di riposo: 41 casi di coronavirus su 46 ospiti a Dicomano e 66 su 71 a Pelago, altri 70 in provincia di Firenze, quattro decessi a Bucine (Arezzo), altri 34 positivi a Sarteano (Siena). Le residenze per anziani sono punti più deboli. In Toscana sono ben 329 quelle esistenti. Dal 29 marzo alla mezzanotte del primo aprile sono stati fatti quasi 5.667 tamponi, oltre il 13%, sono finora positivi. «I luoghi di ricovero per persone anziane hanno gravissime difficoltà nel reperire le mascherine chirurgiche, quelle previste cioè dalla normativa nazionale», afferma Paolo Moneti, vice presidente di Anaste (Associazione nazionale strutture terza età), «Qui in Toscana di solito le acquistiamo da alcune ditte cinesi, ma anche coloro che le hanno reperite sul mercato e le hanno pagate, non le hanno poi mai ricevute perché sono state sequestrate dalla Finanza che le ha consegnate alla Protezione civile».
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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Viktor Orbán e Giorgia Meloni a Roma (Ansa)
Giorgia Meloni (Getty Images)