2020-06-02
La Azzolina assicura: «La scuola ripartirà». Però nessuno sa con quali professori
Il ministro promette certezze e assunzioni ma con il concorso i precari rimarranno nel caos. I sindacati scendono in piazza.Gli hacker arrivano prima dell'app. Test su «Immuni» in quattro regioni. Via alla sperimentazione. I cybercriminali rubano i dati personali grazie a un sito falso.Lo speciale comprende due articoli. Il ministro dell'Istruzione prova a tranquillizzare, ma sulla regolare riapertura delle scuole dopo l'estate ci sono segnali sempre più confusi e preoccupanti. Ieri sui social Lucia Azzolina ringraziava «tutti i genitori che in questi mesi di emergenza hanno seguito i loro figli nella didattica a distanza» e annunciava che «la scuola tornerà più forte di prima, a settembre, quando i ragazzi potranno tornare nelle aule, con i loro insegnanti. Stiamo lavorando per questo. Senza sosta. Consapevoli delle difficoltà, ma certi che tutti uniti ce la faremo». Forse su Facebook il ministro voleva unirsi idealmente anche alla moltitudine di precari, che invece si troveranno senza risposte e per questo scenderanno in piazza il 4 giugno protestando contro «200.000 supplenze». Già nel 2017 il ministero aveva quantificato in circa 22.000 i posti scoperti per assenza di candidati, dopo le uscite per «quota 100» il ricorso ai supplenti è diventato altissimo, arrivando ai numeri che i sindacati denunciano. L'Azzolina assicura che non saranno 200.000, ma non rassicura fornendo altri dati. Sappiamo che solo in autunno si svolgerà il concorso straordinario (per esami e non per titoli), per il ruolo da 32.000 posti rivolto ai non abilitati con oltre tre anni di servizio e definito «ammazza precari, visto lo scarso numero di docenti appartenenti a questa categoria che potranno essere stabilizzati», denuncia il Coordinamento nazionale precari scuola (Cnps), sostenendo che 70.000 insegnanti «cambieranno nuovamente scuola e alunni e il governo ancora una volta non avrà garantito la continuità didattica a discapito degli studenti». Le decisioni del ministero «getteranno la scuola nel più completo caos», per questo invitano anche i genitori a protestare con loro tra due giorni, quando il decreto Scuola verrà ridiscusso alla Camera. Molte sono le questioni sollevate dai docenti precari, che non solo chiedono «una graduatoria provinciale per titoli e servizio e anno transitorio abilitante» (c'è una direttiva europea recepita dall'Italia che prevede la stabilizzazione dei precari dopo 36 mesi di contratto a tempo determinato), ma che la didattica inizi a settembre «in presenza», senza dimezzamento delle classi con la modalità a distanza e che ci siano «pari opportunità tra scuola statale e scuola paritaria». Il ministro Azzolina scrive sui social che «grazie alla “call veloce" a settembre avremo uno strumento in più per gestire il numero di supplenze che saranno richieste, in quanto ci permetterà di distribuire a livello nazionale le immissioni in ruolo rimaste vacanti, come tanti precari chiedono da mesi». Garantisce: «Ogni precario potrà concorrere non solo sulle 10 o 20 scuole indicate ma su tutte quelle della provincia. L'intera procedura avverrà per via telematica». Replicano i sindacati: «Non viene data alcuna rilevanza all'esperienza maturata negli anni, se non nella sola valutazione dei titoli aggiuntivi», ricordando che avevano suggerito «una soluzione snella, formulata anche da diversi emendamenti presentati dalle varie forze politiche della maggioranza e dell'opposizione, che avrebbe portato in cattedra a settembre almeno una parte dei precari storici attraverso assunzione da graduatoria provinciale per titoli e servizio». Quanto al percorso di formazione abilitante, «sarebbe stato compiuto durante l'anno e la valutazione sarebbe stata in uscita, attraverso una prova orale».Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'Associazione nazionale insegnanti e formatori (Anief), è convinto «che il decreto non dia, ancora, le risposte giuste per far ripartire la scuola a settembre in sicurezza». «Ai precari deve essere data una risposta diversa da quella che è finora stata fornita dal governo. Dal momento che i concorsi sono stati rinviati, la necessità di incrementare gli organici ci impone di ribadire la richiesta di procedure diverse di selezione, come ad esempio quella per titoli. Dobbiamo iniziare il primo settembre senza precarietà, o almeno cominciando a lottare contro il problema della “supplentite" come, tra l'altro, ci richiede la Commissione europea». Anche i maggiori sindacati del mondo della scuola, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, protestano contro il dl Scuola fissando per l'8 giugno uno sciopero che ieri la Commissione di garanzia ha invitato a revocare. Tra le ragioni indicate, ci sarebbe il mancato rispetto del termine di preavviso di 15 giorni e della regola di intervallo di almeno sette giorni tra le azioni di sciopero. Il prossimo 5 giugno, infatti, era già stato proclamato dal Cobas lo sciopero nazionale del comparto Istruzione e ricerca. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-azzolina-assicura-la-scuola-ripartira-pero-nessuno-sa-con-quali-professori-2646143796.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="gli-hacker-arrivano-prima-dellapp-test-su-immuni-in-quattro-regioni" data-post-id="2646143796" data-published-at="1591038694" data-use-pagination="False"> Gli hacker arrivano prima dell’app. Test su «Immuni» in quattro regioni Se n'è parlato tanto, perché tanta era la confusione di chi ha deciso di «tracciarci digitalmente» dopo averci segregato in casa due mesi, che gli hacker hanno avuto il tempo di inviare una serie di finte mail per il download di Immuni che infettano i nostri pc con il virus «FuckUnicorn», prendendo in ostaggio tutti i nostri dati e poi chiedendo un riscatto di 300 euro in bitcoin. Come ha spiegato Agid-Cert, la struttura del governo che si occupa di cybersicurezza, bisogna stare molto attenti perché si chiama «Immuni» proprio come quella per il tracciamento dei contatti per prevenire il contagio da Covid-19 e che ieri ha ricevuto il via libera del Garante della privacy. Così, anche se il virus è morto come dice il prof Alberto Zangrillo, l'app della casa di sviluppo milanese Bending Spoons è stata subito disponibile su App Store di Apple e su Google Play per gli smartphone. «Immuni» dunque è disponibile per il download in tutta Italia, anche se le sue funzione saranno attive da mercoledì solo nelle Regioni che partecipano alla sperimentazione: Liguria, Abruzzo, Marche e Puglia. La fase di test dovrebbe durare una settimana e dovrà dare risposte sulla gestione del sistema da parte delle strutture sanitarie, poi verrà coinvolta tutta Italia, come ha spiegato Pierluigi Lopalco, l'epidemiologo a capo della task force pugliese per l'emergenza coronavirus. Inizialmente era previsto anche il Friuli Venezia Giulia, ma pochi giorni fa il governatore Massimiliano Fedriga ha deciso di ritirare la disponibilità della regione. L'ok dell'Authority è arrivato anche se né il ministero per l'Innovazione né il dicastero della Salute hanno confermato per oggi la data di attivazione. Comunque il Garante ha dato il via «Sulla base della valutazione d'impatto trasmessa dal ministero, il trattamento di dati personali effettuato nell'ambito del Sistema può essere considerato proporzionato, essendo state previste misure volte a garantire in misura sufficiente il rispetto dei diritti e le libertà degli interessati, che attenuano i rischi che potrebbero derivare da trattamento». Però considerata la complessità del sistema di allerta e del numero dei soggetti potenzialmente coinvolti, il Garante raccomanda di rafforzare le misure di sicurezza dei dati delle persone già nella prima fase di sperimentazione. Insomma possiamo volontariamente decidere di essere tracciati da Immuni scaricando l'App, inserendo il Comune di residenza e pochi altri dati, e il sistema funzionerà in automatico. Secondo il governo e le sue task force questo potrebbe consentire di contenere una possibile recrudescenza dei contagi da Covid 19 e aiutare in questa Fase2. Saranno gli smartphone sui quali l'App verrà installata a scambiarsi dei codici generati automaticamente e in maniera anonima così da poter risalire a chi è a rischio nel caso qualcuno risulti poi contagiato. Tra i dati che verranno caricati, oltre alla zona di provenienza, ci saranno anche le informazioni epidemiologiche, come ad esempio la durata dell'esposizione a un utente positivo. Se una persona dovesse contrarre il coronavirus, l'Asl di riferimento farà partire un messaggio di allerta su tutti i telefoni di coloro che sono venuti a contatto, anche in maniera inconsapevole, con il contagiato. Quanto alla privacy, i dati raccolti verranno conservati sui dispositivi e non su un server centrale. Non verranno tracciati gli spostamenti ma solo i contatti di prossimità tra smartphone e i dati raccolti potranno essere condivisi solo con l'autorizzazione del proprietario del telefonino. I dati raccolti e condivisi con il server centrale verranno tutti cancellati entro dicembre 2020.
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