2025-11-08
Non solo droghe: i giovani provano a riempire il vuoto con gioco e porno
A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere! Tutte le sostanze che, introdotte nel nostro organismo, sono in grado di alterare la normale funzionalità del nostro cervello sono droghe, sostanze stupefacenti, che devono essere messe al bando con ogni mezzo. Ne va della salute e della vita di chiunque, in particolare dei nostri concittadini più giovani e più vulnerabili. Nella nostra nazione, purtroppo, il primo accesso a cannabis (marijuana) e derivati si registra intorno ai 12/13 anni e si apre così la porta al drammatico viaggio verso la dipendenza, che conduce alla distruzione totale della vita, fino alla morte. Ogni anno, vengono immessi sul mercato circa 80 nuovi tipi di droghe di origine sintetica - dagli oppiodi alle amfetamine di sintesi - la cui potenza bio-neuro-destruente è decine di volte maggiore rispetto a cocaina e morfina. Certamente l’allarme maggiore riguarda gli stupefacenti, ma purtroppo si va sempre più affermando un altro capitolo di allarme sociale: la dipendenza legata all’uso dei nuovi strumenti tecnologici - smartphone, tablet, pc - che spalancano le porte all’invasione di internet in ogni spazio della vita quotidiana. Ciò significa giochi online con condotte compulsive, isolamento sociale, gioco d’azzardo, shopping, condotte alimentari patologiche; per non parlare dell’orribile mondo del porno, sesso online, pedopornografia, fino all’adescamento. Ancora una volta i numeri sono inquietanti: nel 2024 si sono registrati 840.000 minorenni che giocano d’azzardo e di questi circa 170.000 online; fra gli studenti 11-13 anni (scuole medie!) il 28,4% ha dichiarato di aver giocato d’azzardo negli ultimi 12 mesi. Molto spesso il gioco d’azzardo è il punto d’approdo della pratica di giochi online: giochi apparentemente innocui ed innocenti, ma che spingono progressivamente a «osare» sempre di più per raggiungere la meta più appetibile… e che cosa c’è di meglio che vincere un bel gruzzolo. Ancora una volta i numeri parlano chiaro: nei nostri studenti, 11-13 anni, che fanno uso giornaliero di gaming (giochi online) il 79,8% non corre rischi, ma il 17% entra nell’area rischio. Non a caso i disturbi da gaming sono stati inclusi della Sezione III degli studi Dsm 5. Il legame fra gaming e gioco d’azzardo (gambling) non è soltanto correlazionale, ma mediato da specifiche meccaniche di gioco, in particolare attraverso le cosiddette «loot box»: programmi di gioco che offrono casuali ricompense molto appetibili e desiderabili, ottenibili attraverso il gioco, ma anche con denaro vero («PaytoWin») replicando così dinamiche tipiche del gioco d’azzardo: casualità e imprevedibilità. Il 48,6% dei giovanissimi giocatori dichiara di «giocare più a lungo di quanto non pensavo, per ottenere nuove loot box», e il 59% dei forti giocatori dichiara che il «PaytoWin» ha gradualmente portato al gioco d’azzardo. E a proposito di gioco d’azzardo, nel 2024 ogni italiano (neonati inclusi!) ha giocato in media 2.658 euro, con un’impennata notevole dopo la pandemia, sia online che on-site, raggiungendo la sconcertante cifra totale di 157 miliardi di euro. Di fronte a uno scenario così allarmante è imperativo correre ai ripari. Le contromisure sono di tipo preventivo, informativo, educativo e repressivo. Con un’attenzione particolare all’impatto che hanno sulle fasce vulnerabili e giovanili le vecchie e nuove dipendenze. Il lavoro che si ha di fronte è enorme e deve coinvolgere l’intero tessuto sociale, dalle famiglie, alla scuola, allo sport, alle associazioni di ogni tipo, partendo dall’assunto che va re-impostato il senso stesso della vita: la cultura dello «sballo» e del piacere a ogni costo, coniugata all’idolatria del denaro e all’azzeramento di ogni valore, sta producendo quel drammatico vuoto di «senso» che spinge - soprattutto i più giovani, ma non solo loro - alla ricerca di una felicità sterile, inconsistente, effimera che lungi dal saziare, spalanca le porte dell’inferno della dipendenza.