2022-10-10
Pace sociale a rischio: «Io non pago». Chi c’è dietro alle istigazioni
Tra cortei, striscioni e falò delle bollette, dilaga la protesta contro i costi astronomici dell’energia. Militanti in 15 regioni coordinati su Telegram. Digos al lavoro per evitare infiltrazioni di anarchici.All’inizio sembrava solo un hashtag da Twitter nato sull’onda delle manifestazioni britanniche con lo slogan «I don’t pay», ovvero io non pago. Poi qualcuno, il 20 agosto scorso, ha aperto una chat su Telegram che è diventata il contenitore di link sui rincari e di consigli legali per chi è in difficoltà. E il numero di iscritti è schizzato subito a qualche migliaio. Il terzo passo in avanti è stato il lancio di un sito Web: Nonpaghiamo.it. Qui è diventato tutto molto più esplicito: «Siamo un movimento per lo sciopero delle bollette». E per fornire in modo immediato a chi apre il link il peso del movimento, è stato piazzato a centro pagina un grosso contatore a sfondo bianco: 12.500 persone hanno già aderito. E si richiede una firma. Dove vuole andare a parare il movimento? «Chiediamo la riduzione del costo delle bollette energetiche a un livello accessibile». E c’è anche un ultimatum: «Se verremo ignorati, il 30 novembre sospenderemo il pagamento di tutte le bollette». Nel frattempo però le piazze delle grandi città hanno ospitato più di una manifestazione, come ha documentato il talk di approfondimento di Rete4 Fuori dal coro, con tanto di bracieri per mandare al rogo i bollettini prestampati inviati alle famiglie dalle compagnie energetiche. L’obiettivo della protesta, per ora, sembra quello di attirare l’attenzione del governo, spingendolo ad approvare misure che contengano l’aumento dei prezzi. Ma c’è un’ambizione: diventare un’organizzazione nazionale con un milione di adesioni. E anche un simbolo: una bolletta che sta per essere buttata tra le fiamme. I canali Telegram ben presto si sono ramificati in modo territoriale. E i più attivi sono Non paghiamo Genova e Napoli. Si pubblicizzano «assemblee, banchetti e iniziative di lotta» che subito vengono documentate con foto e video girati con gli smartphone. A Napoli gli appuntamenti hanno preso quasi una cadenza quotidiana. Anche con volantinaggi. Soprattutto al Centro direzionale e a Soccavo. A fine settembre il movimento ha mostrato i muscoli, affiancato da precari, disoccupati, studenti di Fridays for future; si è radunato (erano qualche centinaio) davanti agli uffici dell’Eni in via Riviera di Chiaia. Giovedì 20 ottobre, invece, si incontreranno nel centro storico, in piazza San Domenico Maggiore, dove si terrà l’assemblea regionale pubblica, che proclamerà Napoli come la capitale della protesta contro le bollette da record.Per il 5 novembre è prevista una manifestazione con tanto di «tavoli di studio» e un corteo. Al momento, ammettono gli attivisti, i roghi delle bollette sono solo «simbolici», in attesa di capire se entro il 30 novembre il governo deciderà di mettere sul piatto qualche aiuto. Poi si passerà a un tipo di «lotta» diverso, che al momento non è specificato. Ma che sta già preoccupando alcuni uffici della Digos, alle prese con difficili informative con le quali relazionare ai questori.«Vorremmo che non ci fossero precedenti con il passato e non abbiamo leader. Esiste un coordinamento nazionale, ne fanno parte tanti gruppi, ad esempio della sinistra extraparlamentare. E abbiamo anche legami con il movimento inglese del Don’t pay», ha spiegato Mimì Ercolano del coordinamento provinciale Sicobas di Napoli e attivista di Noi non paghiamo. In realtà si tratta di un mondo particolarmente variegato. Al quale ha aderito già qualche capopopolo. In Molise, per esempio, c’è Emilio Izzo, coordinatore del Movimento cacciamoli. «Ho lanciato l’idea», ha detto ai cronisti locali, «inutile girarci intorno, aspettare il miracolo o far finta di niente, girare la testa dall’altra parte come se tutto ciò non ci riguardi, come se stessimo a guardare un brutto film, può solo peggiorare la situazione se ciò fosse possibile». E allora ha cominciato a suonare la grancassa per radunare il popolo che si oppone ai rincari. A Brescia il nucleo di Noi non paghiamo è già abbastanza nutrito. E dopo un flashmob organizzato il 9 settembre per prendere le misure, a fine settembre sono state prodotte richieste specifiche per i sindaci di Brescia e di Milano: «Devono intervenire per riportare i prezzi a quelli del 2021 e per scongiurare gli aumenti». Ma si è scesi in piazza anche dove i gruppi sono appena nati. A Lucca, per esempio, gli attivisti erano poco più di una decina. Ma hanno ottenuto una invidiabile copertura mediatica sui siti Web locali, prendendosela con «la speculazione, una manovra sporca legalizzata che, da una parte genera extraprofitti quasi del 700% per le aziende energetiche, e dall’altra mette alla fame milioni di famiglie e migliaia di imprese».Molti falò sono stati proposti dal sindacato Usb. Come a Torino, in corso Regina Margherita. A Bologna, dopo il presidio davanti a un Eni store organizzato da Io non pago Emilia Romagna, ne è stato organizzato un altro di fronte alla sede di Hera da Usb e Potere al popolo. E anche a Cagliari i rappresentanti dell’Usb, insieme a molti pensionati, si sono dati appuntamento sotto il palazzo dell’Enel e dell’Inps. Come a Roma, dove il falò delle bollette è stato organizzato davanti alla sede della Cassa depositi e prestiti.La maggior parte degli attivisti, però, sono imprenditori alla canna del gas e cittadini che hanno trovato negli ultimi mesi non poche difficoltà nel fronteggiare gli aumenti. A Sassuolo c’è la lucana Franca Cerverizzo, ex consigliere comunale e titolare di un bar: «Con la nuova associazione vorremmo elaborare un pacchetto di proposte concrete che ci permetta di sopravvivere, raccogliendo attorno alle nostre istanze piccoli esercenti e privati cui chiedo di tirare fuori la testa dal sacco. Ove non cambiasse nulla, si va verso la disobbedienza civile e lo sciopero fiscale».E poi c’è Kino, pseudonimo di un portavoce di Noi non paghiamo, che ha già esplicitato l’idea di fondo dalla quale nasce la protesta: «Una famiglia su tre è costretta a scegliere se mangiare o pagare le bollette e la situazione di morosità diffusa ha raggiunto in Italia quasi il 20%. Questa situazione non parte da oggi, ma è frutto di una speculazione finanziaria che nasce, prima dello scoppio della guerra, per scelte fallimentari del governo. Noi diciamo che questa crisi non la vogliamo pagare perché non ci sentiamo responsabili e devono pagarla i veri responsabili ossia le banche, i mercati che stanno facendo speculazione, le compagnie del fossile che non hanno fatto nulla per una transizione energetica». E ha ben in mente su chi deve ricadere il rimborso: «Questa crisi sia pagata dai Signori della guerra che ci hanno portato, con questa escalation, nella situazione in cui il governo, invece di mettere in sicurezza le famiglie, ha pensato ad aumentare le spese militari». Di fatto è già un movimento ecologista e anti interventista.E come alcuni virologi erano diventati punto di riferimento per i movimenti contro il vaccino e il green pass, anche i non pago hanno i loro super consulenti. Nelle chat ricorre il nome dell’avvocato Francesco Ienco. Uno dei moderatori di un canale Telegram posta i consigli su chi ha diritto a non pagare gli aumenti. Con tanto di indicazioni legislative. Ma di proposte nei gruppi Telegram ne piovono diverse: una, già applicata da qualcuno, è quella di revocare il Rid (ovvero la domiciliazione) delle bollette dal proprio conto corrente bancario o postale. «Un modo», spiega uno dei fondatori di Io non pago, Federico Ciavarella, «per recuperare il controllo sulle varie voci ed evitare il passaggio di denaro automatico dalla banca o dalla posta».Per il futuro, annunciano, la strategia di contestazione potrebbe cambiare drasticamente. Con molta probabilità la gran parte del popolo dei Noi non paghiamo non sarà disposta ad azioni eclatanti. Ma siccome il movimento ha già attirato l’attenzione dell’ultrasinistra, tanto che l’invito ad aderire è stato lanciato anche da Radio onda d’urto (molto seguita dai nuclei anarchici sparsi per l’Italia), le antenne degli uffici che monitorano gli antagonisti si sono già drizzate.<div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/io-non-pago-2658416914.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lombardia-assemblee-popolari-in-ogni-citta" data-post-id="2658416914" data-published-at="1665350496" data-use-pagination="False"> Lombardia: assemblee popolari in ogni città Ansa «La guerra è stata la grande occasione per dare avvio a una forte speculazione ai danni dei cittadini, ma se la popolazione si attiva può ottenere risultati, perché arriverà il momento in cui il governo non potrà più ignorare la nostra voce, ecco perché ci stiamo mobilitando». Chi ci parla è Sauro Di Giovanbattista, agente rappresentante di Brescia, tra i primi ad aderire a Noi non paghiamo, coordinatore regionale della Lombardia. «Il nostro gruppo è nato subito dopo quello romano», spiega, «e abbiamo fatto immediatamente un’azione dimostrativa bruciando le prime bollette già a metà settembre. Da lì non ci siamo fermati, anzi, ci stiamo organizzando per fare una assemblea popolare a settimana nelle principali città della regione». A Brescia chi ha dato avvio alla protesta è un gruppo di cittadini che da anni è impegnato in lotte sociali contro l’inquinamento del territorio e pian piano il gruppo si è allargato e ha deciso di aderire al movimento di opposizione pacifica contro il caro bollette. «È tutto collegato, l’inquinamento, l’ambiente e i rincari energetici», sottolinea Sauro, «da un lato c’è chi specula, dall’altro c’è l’assurda volontà di continuare a utilizzare combustibili fossili, inquinando». Nelle altre città lombarde, invece, sono i movimenti di lotta per la casa ad aver deciso di partecipare allo sciopero delle bollette. Conferma Sauro Di Giovanbattista: «Per le famiglie che hanno già il problema di avere un tetto, è stato del tutto naturale appoggiare questo movimento». <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/io-non-pago-2658416914.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="toscana-tutti-gli-studenti-in-piazza" data-post-id="2658416914" data-published-at="1665350496" data-use-pagination="False"> Toscana: tutti gli studenti in piazza Ansa In Toscana il movimento parte da Lucca e Paolo Pasqualetti, studente universitario, è il referente regionale. «Può sembrare strano che nel nostro gruppo ci siano anche degli studenti, ma in realtà non lo è, perché le bollette e i rincari sono il simbolo della crisi generale che stiamo vivendo, una crisi che coinvolge tutta la popolazione, studenti compresi».Il gruppo lucchese venerdì scorso è sceso in piazza per la prima volta bruciando le bollette: c’erano commercianti, ambientalisti e pensionati. «Siamo un collettivo molto vario», spiega Pasqualetti, «tutto è iniziato il 5 settembre scorso. La maggior parte di noi già apparteneva a una rete civica che si era candidata alle scorse comunali, quindi abbiamo deciso di riunirci e decidere, tutti insieme, di appoggiare questa campagna. Alle comunali ci eravamo presentati come un movimento alternativo alla sinistra, ma come Noi non paghiamo non vogliamo porre barriere politiche, superando le diverse ideologie». Paolo è l’unico referente della regione e sta cercando di far crescere il movimento allargandolo anche su Firenze e Pisa. «Più siamo, più forte sarà la nostra voce», chiarisce, «soprattutto perché questa non è una battaglia specifica, ci sono tantissimi temi collegati, dalle speculazioni economiche delle multinazionali, al boomerang delle sanzioni alla Russia. Insomma ora è arrivato il momento della mobilitazione». <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/io-non-pago-2658416914.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="campania-siamo-finiti-sul-lastrico-per-colpa-degli-speculatori" data-post-id="2658416914" data-published-at="1665350496" data-use-pagination="False"> Campania: «Siamo finiti sul lastrico per colpa degli speculatori» Ansa A Napoli, dove a inizio settembre un gruppo del movimento 7 Novembre (i disoccupati organizzati) ha bruciato per la prima volta le bollette in segno di protesta, incontriamo Francesco Tramontano, precario, che si occupa del coordinamento della Campania. «Qui non c’è nessun vertice del movimento», ci dice, «la lotta è collettiva». Dal capoluogo campano è partita l’onda della protesta. «I rincari, dopo la crisi causata dalla pandemia, sono stati la mazzata finale. Noi come Campania critichiamo la speculazione che c’è dietro a questi aumenti, molti dei nostri iscritti già hanno smesso di pagare le bollette, perché i risparmi sono finiti. Purtroppo più si scende verso Sud e più la situazione diventa difficile. Dopo l’iniziativa di settembre eravamo un centinaio, in un’ora siamo diventati 300». Il movimento a Napoli è ben organizzato, quasi ogni giorno si organizzano banchetti informativi in tutti i quartieri popolari e nei mercati rionali. «Portiamo anche il computer per far firmare la petizione», esemplifica Tramontano, «qui ci siamo divisi i compiti: c’è chi stampa i volantini, chi li distribuisce, chi cerca contatti con i media per farci conoscere. Noi abbiamo il vantaggio che siamo abituati a fare rete per chiedere che vengano rispettati i nostri diritti». <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem4" data-id="4" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/io-non-pago-2658416914.html?rebelltitem=4#rebelltitem4" data-basename="calabria-la-psicologa-familiare-che-scatena-negozianti-e-avvocati" data-post-id="2658416914" data-published-at="1665350496" data-use-pagination="False"> Calabria: la psicologa familiare che scatena negozianti e avvocati Ansa Vittoria Morrone è la coordinatrice del movimento della Calabria, fa la psicologa ed è parte di un collettivo sociale che a Cosenza lotta da anni per i diritti delle famiglie. «Benvenuti in Calabria», ci dice venendoci incontro. «Questa è una delle regioni più povere d’Europa, organizzarci in un collettivo per evitare le speculazioni energetiche è stata una necessità, più che una scelta. Qui non ci sono grandi imprese, solo piccoli commercianti che a stento riescono a sopravvivere. Con questi rincari abbiamo stimato che un negozio su due chiuderà perché non riuscirà a superare l’inverno».Il gruppo calabrese ha iniziato da poco la sua attività, una ventina di giorni al massimo, quindi anche le iniziative sono ancora in fase primordiale. «Abbiamo affisso dei cartelloni in diversi punti della città», spiega Vittoria Morrone, «perché il primo obiettivo era farci conoscere, soprattutto per far sapere a chi è in difficoltà che non è solo, che questo dramma lo si può combattere tutti insieme. E così abbiamo aderito a questo movimento, per far arrivare la nostra voce fino alle istituzioni».Accanto a Vittoria ci sono anche alcuni avvocati che collaborano con la rete nazionale per analizzare i profili giuridici all’interno dei quali poter combattere questa battaglia: «L’importante è essere tutelati e non mettersi nella condizione di farsi staccare le utenze».
Jose Mourinho (Getty Images)