2025-09-14
Omicidio Kirk, il coro stonato dei «democratici» intona la balla della colpa collettiva
Da sinistra: Massimo Giannini, Michele Serra e Francesco Merlo (Ansa)
La stampa progressista, con Giannini e Serra in testa, sgomita per commentare la morte del fondatore di Turning point Usa. Non potendo accusare il defunto, s’inventa il clima d’odio creato dalla parte avversa.Adesso fingono di disperarsi perché la libertà di parola e il sano confronto di idee sono in grave pericolo. Non si struggono per l’omicidio di Charlie Kirk, ma per le conseguenze che potrebbe avere negli Stati Uniti e in tutto l’Occidente. Michele Serra ad esempio si strugge per la scomparsa delle sfumature, distrutte dalla dialettica binaria «amico/nemico» a suo dire imposta soprattutto dai social, i quali hanno prodotto «il pauroso clima di odio che sta prendendo piede in America».L’editorialista di Repubblica spiega che «l’erosione progressiva del grigio, del tempo per riflettere, dell’esitazione nel giudizio, della voglia di confrontarsi non per sopraffare l’altro ma per conoscerlo e magari convincerlo, non solo non è un dettaglio: è una cancrena». E ci sarebbe da dargli ragione se non fosse per un piccolo dettaglio: la divisione binaria fra buoni e cattivi è stato il fulcro delle politiche progressiste degli ultimi decenni, basate esclusivamente sulla demonizzazione dell’avversario, sulla costante evocazione del fascismo di ritorno, sulla predicazione dell’apocalisse imminente ovviamente prodotta dalle destre. E anche in questi giorni - dopo che è stato ammazzato un fiero conservatore, un uomo di destra-destra da un killer che scriveva «Bella ciao» sui proiettili - costoro non solo ne offendono la memoria, ma incolpano della sua morte il solito fascismo, la solita destra. Lo stesso Serra non spende una parola sull’assassino di Charlie ma punta il dito sull’estremista Donald Trump, «violento e bugiardo».Il suo collega Massimo Giannini prima piagnucola perché l’omicidio di Kirk segna la fine del dialogo e ci pone al bivio tra «follia e democrazia». Poi spiega che Trump ci consegna alla follia, e del defunto Kirk disegna questo ritratto infarcito di balle: «Era un convinto xenofobo suprematista, vedeva ovunque i demoni del Woke, disprezzava i migranti ispanici e le minoranze Lgbtq, pensava che i neri commettessero meno reati nella belle époque dello schiavismo, che anche alle donne stuprate si dovesse vietare l’aborto e che il sacro diritto costituzionale a possedere armi fosse la migliore salvaguardia della vita umana. Insomma, il truce armamentario valoriale della peggior destra degli ultimi due secoli, messo a punto nelle segrete di Mar-a-Lago, ibridato dal neo-conservatorismo di Kevin Roberts e della Heritage Foundation, dal tecno-ottimismo in reazionario di Peter Thiel e Marc Andressen e dall’aristo-populismo di Patrick Deneen. Kirk, di questo titanico reset ideologico, era braccio digitale e insieme anche agit-prop relazionale». Sarebbe interessante sapere da Giannini dove stia, in ciò che scrive, la disponibilità al dialogo. Dove stia il rispetto dell’avversario nel fiume di letame rovesciato su un defunto.Francesco Merlo non fa di meglio. Racconta Kirk come un estremista fascista e sovranista con un seguito di mattoidi (parole esatte). Ma riesce anche a dire che il suo assassino è il peggiore dei fascisti, perché ha appunti ucciso. Chiaro: la violenza non può essere di sinistra, l’odio non è progressista. Bill Emmott sulla Stampa si preoccupa perché Trump ha reagito all’omicidio «enfatizzando e sfruttando la spaccatura politica del Paese invece di lanciare appelli all’unità» e probabilmente sogna un colpo di Stato.Più o meno ciò che dice il Manifesto, che in prima pagina ribadisce: «Nessun opposto estremismo: la violenza politica è a destra». E ribadisce che «la destra trumpiana soffia sul fuoco della vendetta» e minaccia «attentati ai democratici». Come negli anni Settanta, il giornale comunista si spinge fino a immaginare la trama nera, spiegando che il killer Tyler Robinson potrebbe essere in realtà un destrorso ancora più radicale di Kirk, dunque non sarebbe esclusa «una matrice di ultradestra per l’atto omicida». Insomma, ha stato il fascismo. La tecnica è la solita: prima raccontano gli avversari ideologici come mostri, come minacce da fermare a ogni costo, poi quando qualcuno li ferma nel sangue, si sdegnano per la violenza e accusano la destra di fomentarla. Un po’ come ai tempi del terrorismo in cui i killer comunisti erano chiamati fascisti rossi.Ormai il tenore del dibattito italiano è questo: esclusi i malati di mente secondo cui Kirk si meritava la morte, i principali editorialisti sono uniti nell’affermare che il vero dramma è la reazione della destra, che il vero pericolo è l’estremismo conservatore che con la morte di Charlie ha trovato benzina per il proprio fuoco. Il pericolo per l’Italia, in questo quadro, è rappresentato ovviamente dalle dichiarazioni di Giorgia Meloni e dei suoi uomini, il loro tentativo di «incendiare il clima politico», come sostengono i capigruppo Pd di Camera e Senato.La verità è che i progressisti sono sempre gli stessi. La loro presunzione di superiorità morale, la loro intolleranza totale per chi la pensa diversamente, il loro odio politico elevato a sistema resistono al tempo, sono costitutivi della loro essenza. In tutti questi anni non hanno mai smesso di manifestarsi sotto forma di censure, boicottaggi, discriminazioni, generico rifiuto della democrazia. Questo ha fatto e continua a fare la sinistra, salvo poi attribuire al fascismo le sue peggiori nefandezze.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
Charlie Kirk con la moglie Erika Frantzve (Getty Images)