2025-09-14
Pablo Picasso. Ritorno alle origini
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L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo. Sembra strano che di Pablo Picasso (Malaga,1881-Mougins,1973), inarrivabile gigante della storia dell’arte occidentale, ci sia ancora qualcosa da scoprire. Di lui , figlio primogenito di un pittore mediocre, Josè Ruiz y Blasco e di Maria Picasso y López de Oñate, una donna di origini genovesi, si è detto e scritto di tutto. Per non parlare delle sue opere, capolavori potenti e rivoluzionari, in mostra nei più famosi musei del mondo ed entrate di diritto nell’immaginario collettivo dell’umanità. Ma Picasso non è solo Guernica e la sua arte ha radici profonde. E’ poliedrica, sperimentale e trasversale: non è solo pittura. E’ ceramica, incisione, grafica, teatro. E’ un’arte unica e straordinaria, che attinge ispirazione dal primitivismo, dall’arte africana e dall’immenso patrimonio delle culture classiche, in particolare da quella fenicia, romana e araba, che l’artista aveva conosciuto durante l’infanzia a Malaga, la sua città natale, quella che «conobbe » un Picasso più intimo, profondamente legato alle sue origini e alle tradizioni familiari. Ed è proprio L’altro Picasso , quello del Ritorno alle origini , che si propone di indagare la bella mostra allestita al Museo Archeologico Regionale di Aosta, un interessante racconto che intreccia storia, arte e memoria, rivelando il volto meno conosciuto di questo artista innovativo e geniale.La MostraPatrocinata dell’Ambasciata di Spagna a Roma e curata da Helena Alonso, J. Óscar Carrascosa e Daria Jorioz, il punto forte di questa esposizione è sicuramente la parte dedicata alla ceramica, tecnica millenaria nella quale Picasso, affascinato dal processo di trasmutazione quasi magico subìto dai colori durante la cottura, trovò un intero universo creativo da esplorare e una forma d’arte che gli permise di conciliare gli aspetti stilistici e tecnici di disegno, incisione e scultura. Nonostante la ceramica fosse un «innamoramento» di gioventù, Picasso vi si dedicò con continuità solo a partire dal 1946, a 65 anni: in una sorta di comunione con le forme di espressione più primitive della tradizione mediterranea e utilizzando gli stessi materiali, tecniche e forme impiegati da uomini e donne delle civiltà che l’avevano preceduto, Picasso realizzò ceramiche e terracotte che è impossibile non definire capolavori. Ne sono un esempio i vasi che richiamano le figure rosse e nere della tradizione ateniese (Yan bandeau noir del 1963), il Vaso con decorazioni pastello del 1953, in cui Picasso si avvicina a modalità arcaiche di rappresentazione umana e i numerosi volti circolari che popolano l’enorme varietà e ricchezza espressiva dei suoi piatti grazie a un uso magistrale del tratto e del colore, a cui si sommano i giochi di luci e ombre creati da rilievi e fenditure dell’argilla.Parte del percorso espositivo è poi dedicato al contributo di Picasso alle arti sceniche (con le scenografie e gli schizzi per il balletto Il Cappello a tre punte) e alle incisioni ( bellissima la serie Il capolavoro sconosciuto), soprattutto quelle destinate a illustrare diverse opere letterarie, dai classici alle creazioni dei suoi amici. Un Picasso inedito quello presentato ad Aosta, che racconta di un Genio rivoluzionario profondamente consapevole delle proprie origini e della Malaga della sua infanzia, che lasciò segni indelebili e profondi nella sua straordinaria e variegata espressione artistica.
Jose Mourinho (Getty Images)