«Questa archiviazione è la morte della giustizia, è la morte della verità». C’è tristezza nelle parole di Federica Angelini, fondatrice del Comitato Ascoltami che raccoglie oltre 4.000 danneggiati e prima firmataria della denuncia contro l’ex ministro della salute, Roberto Speranza, che è stata archiviata dal tribunale dei ministri.
Cosa rappresenta questa decisione per lei e per i danneggiati di cui è portavoce?
«È un masso terribile sopra di noi che abbiamo perso la salute per esserci fidati delle istituzioni e che ora patiamo nuovamente la negazione, le accuse, la violenza e gli insulti. Impedire le indagini, mettere tutto a tacere in questa maniera per me significa uccidere nuovamente chi ha già perso la vita a causa di questa campagna vaccinale e far soffrire ancora di più chi si è ammalato a causa dei vaccini».
Ha parlato di insulti, a cosa si riferisce?
«L’ex ministro Speranza continua a chiamarci no vax, ma sinceramente non capisco come sia possibile che non abbia capito che noi il vaccino lo abbiamo fatto e proprio per quello ora chiediamo di essere curati. Come è possibile che a distanza di quattro anni continui con la solita bugia dell’attacco no vax. Non c’è nessun attacco e nessun no vax, siamo solo delle persone che erano perfettamente sane e che all’improvviso per colpa della puntura obbligatoria si sono ritrovate con la salute e la vita stravolta. Noi ci siamo vaccinati, noi ci siamo fidati, noi abbiamo fatto tutto quello che il governo ci aveva chiesto di fare e adesso continuiamo ad essere insultati in questa maniera? Continuiamo soltanto a essere beffati da chi avrebbe dovuto proteggere la nostra salute».
Eppure Roberto Speranza si sente attaccato, soprattutto durante le presentazioni del suo libro.
«Noi non vogliamo aggredire nessuno, noi vogliamo soltanto delle risposte. Sono anni che le chiediamo. Eppure Speranza continua a non capirlo, così come continua a definirci no vax. Noi vogliamo solo che qualcuno ci studi, ci dia una diagnosi e una cura. Non attacchiamo nessuno, siamo solo esasperati. Riesce a immaginare cosa significhi essere intrappolati in un corpo che non è più il tuo e non riuscire a trovare una cura che ti dia la speranza di guarire? È un inferno, un vero inferno. Così devastante che alcuni danneggiati hanno deciso di togliersi la vita pur di non soffrire più».
Dopo tutto questo, crede ancora nella giustizia?
«Oramai sembra quasi scontato non poter più sperare nella giustizia e nel riconoscimento della verità. Roberto Speranza ha commentato questa archiviazione dicendo che ha sempre creduto che la verità sarebbe emersa, ora mi chiedo a quale verità si riferisca. Che cosa è emerso se non sono state neanche fatte le indagini, se nessuno si è preoccupato di cercare di capire cosa sia realmente accaduto durante la campagna vaccinale? Di quale verità parliamo? Forse di quella che la politica è più forte di qualsiasi denuncia e riesce a sotterrare anche un minimo accenno di giustizia, perché questa è l’unica verità che è emersa».
È sempre stata scettica sull’esito di questo procedimento?
«No, altrimenti non avrei presentato la denuncia. Credevo nella giustizia. Quando il procuratore ha iscritto nel registro degli indagati l’ex ministro, per un momento ho sperato che per il popolo italiano ci fosse una speranza. E invece purtroppo mi sono sbagliata. Come si può vivere accettando che tutto quello che abbiamo vissuto, e stiamo ancora vivendo oggi, venga sotterrato così? Io non ci riesco».
Eppure per il tribunale dei ministri a quanto pare non c’è nulla che meriti di essere approfondito.
«Tutte le bugie emerse dall’inchiesta di Fuori dal Coro e pubblicate anche sulla Verità perché non sono state prese in considerazione? La magistratura ha deciso di non indagare, di non acquisire le prove, anche solo per metterle in discussione. Perché il punto non era andare o meno a processo, ma semplicemente indagare. Invece no, tutto quello che è emerso è stato semplicemente ignorato. E questo per me significa uccidere la giustizia e la verità. Io non accetto tutto questo. Sono una cittadina italiana, pago le tasse, vado a votare, ho fatto quello che veniva chiamato il “dovere civico e morale” di vaccinarsi contro il Covid e solo perché da più di tre anni chiedo di essere curata mi devo sentire insultata e presa in giro».
Presa in giro da chi?
«Da Speranza che pensa che la nostra partecipazione alle sue presentazioni siano attacchi, invece sono richieste d’aiuto. L’unico modo per ricordare ancora alle istituzioni che esistiamo. Qualche giorno fa era a Ostia, una vittima degli effetti avversi gli ha chiesto pacatamente perché non vengono concessi gli indennizzi e lui le ha risposto di “insistere” con la commissione medica, ma che significa? Prima di tutto i casi dei danneggiati vengono esaminati dalla Commissione medica militare. Noi semplici cittadini finiamo davanti ad una commissione militare. È normale tutto questo? Ma ancora peggio è l’elenco delle patologie indennizzabili, che è del 1981 ed è stato stilato per le pensioni di guerra dei militari. È ovvio quindi che gli indennizzi vengano negati nella maggior parte dei casi perché si basano su una legge del secolo scorso. Come si possono giudicare i danni di un vaccino sperimentale su delle patologie del 1981? È l’ennesima beffa sulla nostra pelle».
Ieri la giustizia italiana ha perso qualcosa di molto importante: la possibilità di alleviare, seppur di poco, il dolore dei danneggiati dal vaccino anti Covid, che aspettavano solo indagini a tutela del loro «fidarsi delle istituzioni» sbandierato durante la pandemia. E così la giustizia ha perso anche la possibilità di «consolare» i parenti di chi dopo il siero ha perso la vita, dimostrando che non tutto può essere sotterrato e coperto dal più indegno silenzio.
L’inchiesta con al centro l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, è stata infatti archiviata ieri dal tribunale dei Ministri. Le motivazioni sono racchiuse in 30 pagine che verranno rese pubbliche oggi. Tutti i pesanti reati contestati: commercio e somministrazione di medicinali imperfetti, somministrazione di farmaci in modo pericoloso, falso ideologico e persino l’omicidio sono stati cancellati con un colpo di spugna, senza neanche indagare. Una decisione accolta con soddisfazione dai legali dello stesso ex ministro: «È stata riconosciuta la correttezza della condotta di Speranza, volta esclusivamente alla difesa dell’interesse pubblico e del diritto alla salute dei cittadini». Mentre in serata è arrivata anche l’esultanza in prima persona sui social: «Ho sempre creduto che la verità sarebbe emersa. In una situazione difficilissima, ho dato tutto me stesso per salvare la vita delle persone, seguendo le indicazioni della comunità scientifica». Il deputato dem non ha perso l’occasione di attaccare la stampa: «Ho vissuto giorni non facili, anche per una vera e propria campagna d’odio, tuttora in corso, alimentata da alcuni organi di comunicazione. Oggi però voglio solo dire grazie».
Non condividono la sua gioia i manifestanti che ieri a Ostia hanno contestato Speranza , costringendo l’ex capo del dicastero a fuggire sotto scorta mentre la folla urlava «Assassino».
L’inchiesta sui cosiddetti «Aifaleakes» (i documenti interni dell’Aifa) condotta da Fuori dal coro di Mario Giordano e pubblicata sulla pagine della Verità, era confluita all’interno di un corposo studio fatto da diversi scienziati per dimostrare i pericoli dei vaccini anti Covid. I documenti interni dell’Aifa hanno portato alla luce come le informazioni sugli effetti avversi sono state volutamente celate per non creare panico. Altrimenti si correva il rischio, come scriveva Nicola Magrini, ex dg dell’Agenzia del farmaco, «di uccidere il vaccino». Eppure doveva essere più importante salvare le persone. Se la pericolosità del farmaco fosse stata resa pubblica, se la gravità degli eventi avversi non fosse stata coperta da un muro di omertà e menzogna, forse qualche vita si sarebbe potuta salvare.
Ma evidentemente tutto questo non è bastato a dare avvio a un semplice atto di democrazia e di tutela, non è bastato a convincere i giudici del tribunale dei ministri dell’importanza di dare avvio a delle semplici indagini.
«La giustizia è amministrata nel nome del popolo italiano?», si chiedono Angelo Di Lorenzo e Antonella Veneziano, gli avvocati dell’associazione «Ali», che hanno presentato la denuncia alla Procura di Roma. Nel loro lungo sfogo affidato ai social scrivono: «La giustizia italiana è morta insieme a quei danneggiati da vaccino che il sig. Speranza, da ministro della Salute, ha imposto a tutti e che oggi continuano a essere somministrati senza alcuna soluzione di continuità, a che ne dicono gli attuali governanti».
Per tutti i firmatari questa archiviazione rappresenta un duro colpo, così come per tutti quelli che rappresentano. Federica Angelini, presidente del Comitato Ascoltami, portavoce di oltre 4.000 danneggiati, commenta con parole molto dure quello che è successo. «Oggi sono morta», scrive sui social, «morta della stessa morte inflitta alla giustizia italiana. Mi sento disperata. Non esiste che la verità è stata calpestata e infangata da chi dovrebbe proteggerla».
Ad aver firmato la denuncia c’è anche l’ex senatrice Bianca Laura Granato e alcuni sindacati delle forze dell’ordine: Gianluca Salvatori per l’Associazione operatori sicurezza associati Aps, Pasquale Valente per il sindacato dei Finanzieri democratici e Antonio Porto, segretario generale nazionale Osa polizia. Antonio Porto, da tecnico investigativo, denuncia che il vero problema è che in Italia non si fanno le indagini: «Se nessuno indaga che tipo di giustizia si può ottenere?», ci dice. «Se le norme fossero state diverse la polizia giudiziaria avrebbe potuto acquisire elementi per valutare l’eventuale pericolosità del farmaco. La salute pubblica non può essere tutelata da una archiviazione».
Ora manca Nicola Magrini, ex direttore generale di Aifa, per lui a decidere sull’eventuale archiviazione delle indagini sarà la Procura di Roma.
Edoardo Bosso, tutti lo chiamavano Eddy, aveva 24 anni ed era perfettamente sano, il papà lo ha trovato senza vita nel suo letto. Enrico Bozzetto di anni ne aveva 41, anche lui era perfettamente sano, questa volta è stata la mamma a trovarlo nel letto, non respirava più. Raffaella De Luca faceva la poliziotta, aveva 29 anni e un bambino di pochi mesi, la mamma l’ha ritrovata per terra, ormai non c’era più nulla da fare. Angela Carnevale era una maestra di 35 anni, è morta all’improvviso davanti all’ingresso della scuola dove insegnava matematica. Dimitri Roveri era capitano della squadra di calcio della sua città, è stato stroncato da un malore in campo a soli 28 anni. Morti improvvise, così le chiamano. La percezione comune è che siano sempre più frequenti e basta scrivere in rete queste due parole, o anche «malore improvviso», e ci si trova davanti un bollettino di guerra, quasi uno al giorno, spesso giovanissimi. Ma cosa sta accadendo? Davvero tutto questo è normale, è sempre successo? Se ne sono accorti persino i preti, che hanno iniziato da qualche anno a celebrare più funerali causati da quegli strani malori che non lasciano scampo e tolgono la vita in un tempo così breve da rendere impossibili i soccorsi.
sani e robusti
E se ne sono accorti anche i poliziotti, i carabinieri, i vigili del fuoco, persino i militari. Una fascia di popolazione che per fare il proprio lavoro deve necessariamente godere della sana e robusta costituzione, eppure da poco più di tre anni i sindacati segnalano un aumento allarmante di morti improvvise. Tre anni: un arco temporale che non passa inosservato. C’è un prima e un dopo in tutto questo e coincide con l’inizio della campagna di vaccinazione contro il Covid. Forse allora a qualcuno un dubbio dovrebbe venire, se arrivano appelli da ogni parte per capire cosa stia realmente accadendo, perché nessuno indaga e anche tutto questo rimane coperto dal più crudele silenzio?
Un silenzio rotto soltanto dalle richieste di chiarimenti dei familiari che non accettano queste morti e che quindi chiedono che venga scoperta la reale causa che ha portato al decesso.
E così un anno fa è nato il Comitato Salvaguardia, fondato da Elena Alberton, la mamma di Enrico Bozzetto. L’obiettivo è creare quella massa critica che non può essere più ignorata e informare i parenti della necessità di chiedere l’autopsia. «È importante indagare, è importante assicurarsi che venga fatta l’autopsia, ed è importante sollecitare affinché l’indagine sia completa e non escluda nulla - ci dice Elena - perché come ci insegna la scienza è fondamentale andare a cercare eventualmente per escludere, ma non escludere a priori». Il problema infatti è proprio questo: le autopsie sono poche e quando vengono fatte spesso non si arriva a una vera e propria diagnosi. Elena stringe tra le mani un foglio, è l’esito dell’autopsia di suo figlio, la diagnosi è sconcertante, c’è scritto «morte improvvisa». «Non c’erano praticamente altri motivi - ci spiega- non hanno trovato altre cause. Mi hanno praticamente confermato quello che ho visto io quando sono entrata in camera e l’ho trovato disteso nel letto, già rigido. Non c’era bisogno di un’autopsia di questo genere, l’avevo capito da sola che era una morte improvvisa, o forse è meglio chiamarla inattesa».
Tutto questo dolore insopportabile ha spinto Elena Alberton a creare il Comitato Salvaguardia, perché se i parenti delle vittime di morti improvvise si uniscono, magari qualcuno potrà ascoltarli. Anche perché il vero dubbio, che coincide perfettamente con i tempi di questo aumento di mortalità, è che la causa possa trovarsi in quegli effetti avversi ai vaccini che devono ancora essere scoperti, oppure in quelli già dichiarati, come ci spiega il dottor Mauro Mantovani, ricercatore e bio-immunologo: «A settembre del 2023 l’Ema, l’agenzia Europea dei Medicinali e di conseguenza anche l’Aifa, in Italia, hanno dovuto riportare nei foglietti illustrativi dei vaccini a mRNA, quindi Pfizer e Moderna, che possono causare peri-miocarditi in soggetti giovani anche fatali, quindi hanno visto e soprattutto dichiarato che è possibile che questi vaccini provochino morte improvvisa».
Ecco perché è necessario che le autopsie vengano fatte con l’intento di trovare e non di nascondere, come ci spiega l’avvocato Laura Migliorini, consulente legale del Comitato Salvaguardia: «A meno che l’autopsia non venga disposta dall’autorità giudiziaria, sono i familiari a dover chiedere che venga fatto l’accertamento. E questo è un passaggio molto delicato perché devono chiederlo in un momento di profondo dolore. Ma non solo, è anche importante che i familiari nominino un consulente di parte che si assicuri che tutto venga fatto nel migliore dei modi. E questo spesso manca, quindi è importante che tutti sappiano le procedure da seguire quando si verifica un evento così tragico».
Anche perché in troppi casi l’autopsia non dà delle risposte, come è successo anche per Eddy Bosso. Anna, la sorella, chiede che si continui ad indagare senza sottovalutare nulla: «Purtroppo la verità non me lo riporta indietro, non c’è lo riporta indietro, però dare giustizia significa capire perché è successo, se c’è realmente un collegamento con quello che ci è stato somministrato durante la campagna vaccinale e quello che è successo a mio fratello». Anna ha questo dubbio perché l’autopsia non è arrivata ad alcuna diagnosi, proprio come nel caso di Enrico Bozzetto. «Penso che mio fratello, se non avesse fatto i vaccini, sarebbe ancora qui con noi, forse mi sbaglio, non lo so, però penso che sia questa la causa».
Anche perché l’aumento di queste morti improvvise a Saviano, piccolo comune di 15.000 abitanti in provincia di Napoli, dove viveva la famiglia di Eddy, è evidente. Appena un mese prima è morto un altro uomo, Giovanni Gaito, 40 anni. Era alla guida del suo tir quando è stato colto da un arresto cardiaco. Ha cercato di non fare vittime, ha avuto la lucidità di accostare il mezzo sulla corsia di emergenza, evitando una strage.
le segnalazioni
Anche i sindacati di polizia segnalano questo aumento. Antonio Porto del sindacato Osa sta combattendo una vera e propria battaglia per avere chiarezza. «Abbiamo chiesto al ministero dell’Interno dati certi, dopo 3 mesi non abbiamo ancora ricevuto risposta - ci spiega- però stiamo facendo un’indagine interna come sindacato e in soli due mesi abbiamo visto che sono morti 17 poliziotti, tutti sani, per un malore improvviso. Una situazione che tre anni fa non c’era».
In questo lungo elenco di morti improvvise tra i poliziotti negli ultimi tre anni c’è anche Giuseppe Saudella. Era entrato da meno di un anno in polizia, ed è morto a soli 21 anni. Lui esperto nuotatore, con brevetti di bagnino e sommozzatore, era andato in vacanza a Tenerife. Si è buttato dalla barca che aveva noleggiato con un amico e non è mai più riemerso. Francesca Marcucci, sua mamma, chiede verità, perché anche in questo caso i primi esiti dell’autopsia non hanno portato a nulla. «Io a questo punto non escludo nulla, noi non sappiamo i vaccini in generale cosa possono provocare ci dice tra le lacrime- non sappiamo se il vaccino effettivamente ha potuto provocare un qualcosa anche a mio figlio. È necessario sapere cosa è successo a Giuseppe perché non capiti ad altri ragazzi».
E non finisce qui. Il sindacato Fisi dei vigili del fuoco segnala addirittura quasi 30 morti al mese. Ma allora perché tutto questo continua ad essere ignorato e non viene indagata la possibilità di una correlazione con i vaccini contro il Covid?
Anche perché se ci fosse un modo per bloccare questa scia di morte, non sarebbe meglio trovarlo? O almeno cercarlo.





