2025-09-14
«La sanità non va politicizzata». Allora perché Schillaci fa ancora il ministro?
Dopo aver azzerato il Nitag cedendo al pressing dei partiti all’opposizione, ora dice che la Salute è un affare dei cittadini.È probabile che il ministro della salute Orazio Schillaci non abbia letto con attenzione il programma dell’esecutivo di cui pure fa parte; altrimenti non avrebbe rilasciato al Fatto Quotidiano dichiarazioni che sembrano non tener conto dell’indirizzo di governo, espresso con chiarezza nel programma del 2022. Ha dispensato, il ministro, bacchettate dal tenore quirinalizio: «La sanità non dovrebbe essere politicizzata, la sanità è dei cittadini». Eppure, tutte le sue iniziative in questi tre anni sono state calibrate manuale Cencelli alla mano, promuovendo l’opportunità politica, più che scientifica, a epitome di governo. Ci si aspettava, dal ministro della Salute del Paese più colpito dalla malagestione pandemica, uno scatto rinnovatore, aderente a quanto promesso dai leader che lo hanno scelto al dicastero della salute. E invece, la «sanità non politicizzata» è la foglia di fico dietro la quale l’Italia continua ad adeguarsi più o meno sistematicamente all’approccio One Health e alle linee guida dettate dai baracconi sovranazionali come l’Oms o l’Ecdc. Nel 2022, appena nominato, il ministro ha approvato la sospensione delle multe agli over 50 non vaccinati contro il Covid (un’iniziativa politica, by the way, ndr) guardandosi bene dal puntualizzare che quelle sanzioni non fossero giuste dal punto di vista giuridico e neanche scientifico, considerato che il «vaccino» anti Covid non preveniva l’infezione. «Richiederle potrebbe costare più di quello che poi ne potrebbe derivare», si è giustificato Schillaci di fronte alle opposizioni che lo attaccavano, timbrando col fuoco la cifra del suo mandato: un colpo al cerchio, uno alla botte. Poi c’è stato il braccino di ferro con l’Oms (chiamarlo «braccio» pare troppo, ndr): sì, l’Italia ha bocciato il Trattato pandemico proposto dall’Organizzazione mondiale della sanità e ha detto «no» anche agli emendamenti al Regolamento sanitario internazionale, ma non perché quei documenti fossero tecnicamente approssimati, scientificamente nulli e giuridicamente ideologici: anche questa volta, è stata una motivazione politica a spingere il ministro a prendere temporaneamente le distanze dall’Oms, la riaffermazione della «difesa della sovranità nazionale contro potenziali ingerenze», salvo poi difendere a spada tratta l’Organizzazione. La stessa revoca della commissione vaccini Nitag, da lui istituita e destituita nel giro di dieci giorni, altro non è stata che una decisione politica, ma stavolta in senso opposto a quello dell’esecutivo che lo ha nominato: la commissione vaccini ospitava 2 membri, su un totale di 22, scettici sulla vaccinazione anti Covid e sugli obblighi vaccinali e il ministro si è dovuto rifugiare sotto l’ombrello politico del Quirinale per poterla annullare senza consultare il governo, perché travolto dalle polemiche delle opposizioni, che lo hanno spaventato al punto da obbligarlo a rimangiarsi la sua decisione. «Quella è una commissione che non è mia, è di un dipartimento del ministero, e negli anni passati non è stata neanche convocata», ha preso le distanze Schillaci, per poi lasciar intendere che forse non sarà neanche ricostituita («Adesso vediamo…»). Ma come: e la salute dei cittadini? «La salute è un problema di tutti e andrebbe tolto dall’agone politico», ha ripetuto Schillaci, chiedendo di evitare «qualsiasi strumentalizzazione»: eppure, è proprio in ossequio alla volontà dei cittadini che Fratelli d’Italia e la Lega continuano a presentare interrogazioni alle quali il ministro non risponde per difendere le due nomine, forti delle promesse elettorali scolpite nella pietra a settembre del 2022, nelle quali è stata annunciata l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla gestione medica ed economica della pandemia «nonché sulle reazioni avverse da vaccino». Già, gli eventi avversi: l’elefante nella stanza che il ministro della salute italiano si rifiuta anche soltanto di nominare, nonostante le evidenze scientifiche internazionali stiano ormai sdoganando la verità su quei preparati inefficaci e poco sicuri, pur somministrati a miliardi di persone, bambini inclusi. È notizia dei giorni scorsi che la commissione vaccini americana Acip, equivalente al Nitag italiano dismesso da Schillaci, stia esaminando uno studio peer-reviewed sulla contaminazione del Dna dei sieri anti Covid, mentre la Food and Drug Administration presenterà in questi giorni le prove scientifiche di 25 decessi infantili avvenuti dopo la vaccinazione anticovid. Ma questo non fa sorgere alcun dubbio a Schillaci: «Io rispetto tutte le opinioni», ha affermato (declassando a «pareri» le evidenze non allineate a quelle della sua comunità), «il mondo scientifico ha delle regole. Devono parlare di vaccini solo gli esperti del tema». Come se i due scienziati da lui nominati e non difesi non lo fossero. Del resto, «non sono un esperto neanche io di vaccini», «su vaccini e salute è meglio non fare campagna elettorale», ha chiosato il ministro. In effetti, meglio fidarsi di un sistema di potere marcio da decenni e delle solite commissioni popolate da baroni della medicina toccati da conflitti d’interesse. Così, politicamente, fan tutti.
Jose Mourinho (Getty Images)