2025-11-06
La Libia arresta Almasri e in Italia scatta la polemica. Chigi: «Eravamo informati»
Il generale libico Njeem Osama Almasri Habish in una foto senza data pubblicata dalla piattaforma fawaselmedia.com (Ansa)
Arrestato il generale, accusato dalla Procura libica di aver torturato i detenuti e di averne ucciso uno. In Italia l’opposizione si scatena: «È una figuraccia internazionale». L’esecutivo però chiarisce: «Sapevamo del mandato di cattura da gennaio».Osama Almasri è stato arrestato con l’accusa di omicidio e violazioni dei diritti umani nei confronti di dieci detenuti. Torturati, sottoposti a trattamenti crudeli i secondo la Procura generale libica che ha deferito l’ex responsabile della sicurezza nelle carceri di Tripoli. Uno di questi è morto a seguito delle violenze. E i legali delle vittime hanno già annunciato di volersi rivalere contro Palazzo Chigi: «Chiederemo il risarcimento». Il generale è stato già interrogato e al momento si trova in detenzione in attesa del giudizio del tribunale.In Italia, come prevedibile, le opposizioni non hanno perso tempo e immediatamente hanno chiesto alla Camera una informativa urgente dell’esecutivo. «Il governo fa fare al nostro Paese una figuraccia internazionale», l’attacco di Pd, M5s, Avs, Iv, Azione e +Europa. Accusa respinta dal governo che ha chiarito: «L’esecutivo italiano era bene a conoscenza dell’esistenza di un mandato di cattura emesso dalla Procura generale di Tripoli a carico del libico Almasri già dal 20 gennaio 2025». Fonti di governo spiegano come in quella data il ministero degli Esteri italiano avesse ricevuto, pressoché contestualmente con l’emissione del mandato di cattura internazionale della Procura presso la Corte Penale internazionale dell’Aja, una richiesta di estradizione da parte dell’Autorità giudiziaria libica. Questo dato ha costituito una delle fondamentali ragioni per le quali il governo italiano ha giustificato alla Cpi la mancata consegna di Almasri e la sua immediata espulsione proprio verso la Libia.Il caso di Almasri infatti, come noto, compare anche in un fascicolo della Corte penale internazionale. L’organo giudiziario dell’Aia ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti il 18 gennaio 2025 per presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nella prigione di Mitiga, a Tripoli. Secondo la Cpi, l’ex ministro sarebbe implicato in violenze, torture e omicidi avvenuti tra il 2015 e il 2024, in un contesto di gravi violazioni dei diritti umani.La vicenda inizia in quei giorni: il 19 gennaio scorso il comandante viene arrestato dalla polizia a Torino, in esecuzione del mandato d’arresto internazionale emesso il giorno prima dalla Corte penale internazionale. Ne è seguita una scarcerazione veloce e un suo immediato rimpatrio. Poi mesi di procedimenti giudiziari e polemiche politiche con il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri di Giustizia e Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, finiti nel registro degli indagati. Almasri si trovava a Torino perché in tutta tranquillità sabato 18 gennaio aveva assistito, insieme a tre connazionali, alla partita Juventus-Milan. Domenica 19 l’arresto e il trasferimento nel carcere delle Vallette. Lì rimane però solo due giorni. L’arresto non viene infatti convalidato dalla Corte d’appello di Roma, competente in questi casi: è mancata l’interlocuzione preventiva con il ministero della Giustizia, indicano i giudici che il 21 gennaio ne dispongono la liberazione. L’uomo poi è stato fatto salire a bordo di un Falcon dell’intelligence italiana e riportato a Tripoli. Il caso, con grandi polemiche, ha investito il governo nel momento in cui la Procura di Roma ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati il premier, Giorgia Meloni, Mantovano, Nordio e Piantedosi. L’atto, per alcuni dovuto, è arrivato in seguito a un esposto presentato dall’avvocato Luigi Li Gotti nel quale si ipotizzavano i reati di favoreggiamento e peculato. Per settimane le opposizioni hanno cavalcato il caso accusando l’esecutivo di aver favoreggiato un «criminale», uno «stupratore», un «torturatore». Tuttavia, la sua scarcerazione avveniva per «difendere l’interesse dello Stato italiano», questa la linea del governo che pochi giorni prima aveva chiuso una dura trattativa per liberare Cecilia Sala, la giornalista del Foglio che poche settimane prima era stata arrestata e detenuta in condizioni durissime in Iran, dopo che in Italia era stato arrestato l’ingegnere esperto di droni Mohammed Abedini Najafabadi. L’indagine nei confronti del presidente del Consiglio si conclude in un’archiviazione dopo il passaggio al Tribunale dei ministri. Per i ministri e il sottosegretario viene chiesta l’autorizzazione a procedere in Parlamento che non concede la richiesta. Resta ancora pendente la posizione del capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, accusata di false dichiarazioni al pm, nonostante il ministro abbia chiarito che abbia agito per suo conto e quindi chiesto che fosse applicato anche a lei lo scudo.La Giunta per le autorizzazioni della Camera ha dato il via libera al conflitto di attribuzione davanti alla Consulta. Ora la decisione passa all’ufficio di presidenza di Montecitorio, che dovrà stabilire se seguire o meno il parere, non vincolante, della giunta. Sarà infine l’Aula a esprimere il parere finale.
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