2025-07-27
L’artista del murale: «Dovevo lavorare di nuovo per Ricci, ma non ero del posto»
Matteo Ricci (Imagoeconomica). Nel riquadro il murale dedicato a Liliana Segre
David Vecchiato, che ha dipinto la parete dedicata alla Segre: «Me l’avevano chiesto, poi la sostituzione con Opera maestra».Il grande murale sulle pareti del plesso scolastico di via Nanterre a Pesaro è quasi un memento della vicenda dei presunti affidi fuorilegge al centro dell’inchiesta che sta travolgendo l’ex primo cittadino Matteo Ricci, oggi candidato governatore delle Marche.Il volto sorridente della senatrice Liliana Segre è finito suo malgrado tra i capi di accusa mossi alla cricca che gestiva gli eventi e le opere pittoriche sui muri del capoluogo. Nell’avviso di garanzia inviato a Ricci compare più volte il nome dello street artist David Vecchiato, in arte Diavù. Ma lui non è indagato, è solo un importante testimone. Nei mesi scorsi è stato sentito dagli uomini della Polizia di Stato per circa tre ore.Le spiegazioni che ha dato devono essere state convincenti, infatti non è stato iscritto sul registro degli indagati, al contrario del suo collega Antonio Cammarano. Nel colloquio con La Verità, Vecchiato è molto diplomatico, ma qualche stranezza nella gestione dei lavori da parte dell’associazione Opera maestra l’ha notata pure lui. I rapporti con la banda che lavorava in Comune, capitanata secondo gli inquirenti dall’ex primo cittadino e dal suo «comunicatore» di fiducia Massimiliano Santini (oggi scaricato, urbi et orbi, dall’europarlamentare dem) sono iniziati proprio per il murale dedicato alla Segre. Dal complesso groviglio amministrativo su cui sta indagando la Procura di Pesaro continuano a saltare fuori dettagli sempre più imbarazzanti. Come il curioso trucco burocratico per finanziare la gigantografia della Segre, per la quale il Comune avrebbe utilizzato 20.000 euro di fondi formalmente destinati alla «sistemazione di un impianto idraulico» della scuola. Un escamotage che è finito in uno dei capi d’imputazione dei pm perché avrebbe consentito all’associazione Opera maestra di Stefano Esposto(che ieri in Procura si è avvalso della facoltà di non rispondere) di incassare indebitamente denaro pubblico. Ed è in questo momento che entra in scena Vecchiato, poliedrico esponente della street art romana, film-maker, cartoonist e musicista. Nonché fondatore dell’associazione Muro (Museo di urban art) di Roma. È lui ad avere realizzato l’affresco, trasformando, con un colpo di pennello, un banale problema di tubature in un'opera celebrativa. Secondo la Procura, i dirigenti comunali Loris Pascucci ed Eros Giraldi avrebbero falsificato gli atti amministrativi. Con «più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso», scrivono i pm, avrebbero inserito in due determinazioni di spesa «fatti non corrispondenti al vero». Pascucci avrebbe anche firmato una relazione tecnica «attestando falsamente di aver verificato la corretta esecuzione dei lavori» ovvero la fittizia «sistemazione dell'impianto idraulico» nel campus scolastico. «Io a Pesaro ho realizzato un murale abbastanza noto perché poi è il murale della Segre» è l’esordio di Vecchiato. Che sgombera subito il campo da fraintendimenti: non era a conoscenza del fatto che i soldi avessero una destinazione diversa rispetto alla sua opera lui e nemmeno era tenuto a saperlo. «Di quei 20.000 euro a noi ne sono andati molti meno, la maggior parte di quei soldi sono serviti per pagare le spese vive, di cui si è occupata Opera maestra». Il nome di Diavù emerge anche in un capo d’accusa legato alla determinazione di spesa 1121 del 20 maggio 2021, riguardante i «lavori di manutenzione straordinaria dei sottopassi» di Pesaro. Secondo gli inquirenti l’associazione Muro avrebbe ricevuto dal Comune 47.580 euro e, con una giravolta da street finance, ne avrebbe «retrocessi» a Opera maestra ben 30.000.Ma è l’unico profilo che la Procura definisce «di illegittimità». «Gli elaborati progettuali approvati con delibera di giunta comunale», secondo i pm, «non contengono data, firma, né intestazione che ne possa indicare la provenienza». Una delibera fantasma, dunque. Inoltre, «non è documentato in atti» quali competenze abbiano permesso la selezione dell’associazione Muro. Vecchiato prova a darci la sua versione:«Mentre io stavo realizzando il murale della Segre mi è stato chiesto se volessimo collaborare con il Comune di Pesaro a un nuovo progetto. Santini era la persona che si occupava di questa iniziativa. Non so se lui fosse l’assessore o solo il direttore artistico, fatto sta che c'era questa idea di realizzare opere d'arte in città. Ha chiesto la nostra collaborazione e io mi sono mostrato molto favorevole. Mi ricordo che disse: "Noi abbiamo tutta una serie di sottopassi. Potremmo utilizzarli per la street art”». E come è andata? «Verificai la mappatura proposta e per mappatura intendo l’individuazione di pareti adeguate a questo tipo di opere. Un lavoro simile lo abbiamo realizzato per l’Anas sul Grande raccordo anulare di Roma». E poi che cosa è successo? «Noi avremmo dovuto seguire l’intero progetto, occuparci dell'ideazione, della gestione e dell'esecuzione. Siamo partiti così. Ma alla fine ci sono rimaste solo la gestione e l'ideazione. Ricordo che indicai una lista di artisti…». Come mai il vostro ruolo è stato ridimensionato? «Mi è stato detto: "L'esecuzione è meglio affidarla a qualcuno sul posto”. Così fu deciso di lasciare tutto a Opera maestra». Vecchiato non vuole fare polemiche e prova a smorzare i toni, ma ammette che quella non fu una decisione presa di comune accordo: «Sono cose che succedono, perché si lavora tra associazioni, si collabora. Capita che avviamo un progetto e che poi la parte esecutiva la segua qualcun altro. In quel caso, però, diciamo, la decisione non è stata proprio concordata, tutto qua».L’artista prova a prenderla con filosofia: «Lo ripeto, sono cose che accadono, però, chiaramente solitamente le cose, lo ripeto, sono un po’ più concordate. Comunque, in un certo senso, fummo quasi contenti di dire “ok risparmiamoci questo sbattimento”, perché eravamo impegnati in tanti altri progetti e sul campo avevamo solo un'altra associazione che ci aveva assistiti nel progetto della Segre. A Muro sono rimaste, come detto, la gestione e l'ideazione, anche se non so se nella nostra fattura ci fosse scritto proprio così». Il sollievo forse nasceva dal fatto che con Opera maestra i rapporti non fossero dei migliori, giusto? «Li avevo conosciuti per il murale della senatrice. Curavano loro il progetto. In due casi ho avuto problemi logistici e non mi hanno aiutato… ci hanno soccorso un’altra associazione e Santini, che, a mio giudizio, è una persona molto presente e disponibile». Ci spieghi meglio...«Ho litigato col il tizio di Opera maestra (Stefano Esposto, ndr) perché si era fermata la piattaforma, eravamo rimasti bloccati per aria e nessuno veniva a soccorrerci. Lui era il referente, ma a intervenire in nostro aiuto fu un ragazzo di un’altra associazione. Da allora non abbiamo più parlato con il tipo di Opera maestra, né io, né la mia associazione. Santini sapeva che c'erano stati dei problemi, che avevamo discusso e mi ha detto: “Non ti preoccupare, vi aiuto io in questa cosa”». In sostanza il lavoro è andato avanti senza che ideatori ed esecutori del progetto comunicassero più tra loro. Alla fine che cosa è rimasto a Vecchiato e alla Muro di quei 47.000 euro? «2.000-2.500 euro, al netto del pagamento dei fornitori». L'ultima vicenda chiama in causa, suo malgrado, Vecchiato, è la determinazione 1901 del 10 agosto 2021, riguardante il «coordinamento logistico e supporto tecnico per la realizzazione di un’opera pittorica di street art 3d». Qui la confusione è ancora più evidente. Nell’atto viene «attestata la sussistenza di esigenze istruttorie legate all’urgenza» e «indicata l’effettuazione di una indagine di mercato formale», in realtà, per l’accusa, «mai avvenuta». La documentazione ufficiale afferma chiaramente che, per 5.917 euro, «l’artista che realizzerà l'opera è David Vecchiato, in arte Diavù». Ma, al suo posto, compare l’onnipresente Opera maestra. Che, però, secondo i pm, «non ha inoltrato alcuna richiesta di autorizzazione al subappalto».Non basta. Dalle carte sembra che a realizzare il progetto sia stato un altro artista, Cammarano, indagato in una vicenda di induzione indebita a dare o a promettere utilità. Infatti il pagamento delle sue fatture non sarebbe stato effettuato dal Comune, né da Opera maestra, ma da un gruppo di quattro imprenditori non citati nelle determine di spesa. Vecchiato cade dalle nuvole: «Io di questo progetto non so niente e mi sorprende che sia stato utilizzato il mio nome». Ma conviene lasciare da parte lo stupore. Nell’inchiesta che sta travolgendo il Comune di Pesaro e i suoi funzionari «carta vince, carta perde» era il gioco più gettonato. Peccato che a incassare fossero sempre gli amici degli amici.
Jose Mourinho (Getty Images)