2025-06-08
Il Ritratto dell’Artista: volti, maschere e selfie in mostra a Forlì
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Cesare Sofianopulo. Maschere, 1930 circa. Trieste, Civico Museo Revoltella - Galleria d'Arte Moderna
Dall’Antichità al Novecento, dalle maschere ai selfie, al Museo Civico San Domenico di Forlì una grande mostra (sino al 28 giugno 2028) illustra il tema dell’autoritratto nella storia dell’arte. In un percorso espositivo ricco e articolato, esposti oltre 200 capolavori provenienti da importanti collezioni italiane ed europee.Sta per chiudersi con grande successo di pubblica e critica un’altra grande mostra allestita negli spazi forlivesi del Museo Civico di San Domenico, ex convento domenicano risalente al XIII secolo e oggi il complesso museale più grande di Forlì. Interamente dedicata al tema dell’autoritratto e alla sua evoluzione, dall'antichità ai giorni nostri, l’esposizione mette in luce il ruolo centrale che l'immagine di sé ha avuto nella storia dell'arte e lo fa partendo dal mito ovidiano di Narciso, simbolo della scoperta del proprio volto riflesso in uno specchio d’acqua , per arrivare al vero e proprio «fenomeno» del selfie, emblema della nostra epoca digitale. «Il primo è stato Narciso, che guardandosi nello specchio dell’acqua ha conosciuto il proprio volto. Il primo autoritratto. Poi è arrivato il selfie. Nei secoli, ritrarre il proprio volto, la propria immagine è stato per ogni artista una sfida, un tributo, un messaggio, una proiezione, un esercizio di analisi profonda che mostra le aspirazioni ideali e le espressioni emotive, ma che rivela anche la maestria e il talento. Poi serve uno specchio. Timore, prudenza o desiderio, persino bramosia di guardarsi. Allegoria di vizi e virtù», ha acutamente sottolineato Gianfranco Brunelli (Direttore delle Grandi Mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì ), cogliendo e spiegando appieno il senso di questa mostra, che è un invito palese per il visitatore ad interrogarsi sulla propria immagine, esattamente come i più grandi artisti della storia dell’arte hanno utilizzato l'autoritratto per affermare la propria identità e riflettere sulla propria condizione esistenziale.Il percorso espositivoDiviso in ben quattordici sezioni, l’elegante ed essenziale percorso espositivo conduce il visitatore tra dipinti, sculture, arazzi, fotografie e video, per un totale di 200 opere, fra cui spiccano i nomi dei grandi Maestri del passato e del recente presente - da Rembrandt a Van Gogh, da Sofonisba Anguissola a Francesco Hayez, passando per Michelangelo Pistoletto e Marina Abramović, ognuno con le proprie peculiarità nell’interpretare e rappresentare « l'immagine di sé » e, soprattutto, la loro «consapevolezza di artisti». E ad aprire la mostra non poteva essere che il tema e la figura di Narciso, l’incipt, l’origine della storia dell’autoritratto: il rispecchiamento di questo meraviglioso giovinetto diventa infatti «l’auto-rispecchiamento» dell’artista, il «conosci te stesso» di socratiana memoria. In questa sezione, ovviamente intitolata Il mito dell'artista. Narciso e la nascita del ritratto, esposte, fra le altre, la splendida tela del Tintoretto Narciso alla fonte e l’elegante e sensuale Narciso di Paul Dubois, scolpito nel 1863. Sono invece alcuni oggetti fortemente simbolici, la maschera e lo specchio, ad introdurre il tema del volto, un volto che va oltre la dimensione fisica per diventare espressione dell’anima e immagine dell’invisibile.Tema centrale a partire dal Medioevo, il «volto specchiato», per tutto il Rinascimento, porta alla rappresentazione di una lunga serie di allegorie, impersonate soprattutto da sensuali figure femminili: una su tutte (presente in mostra nella sezione Allegorie dell'immagine. La prudenza, virtù specchiata) la Venere di Tiziano, celebre allegoria della vanità. Di sala in sala e di sezione in sezione, passando dalla Testa di giovane con acconciatura del Parmigianino al Ritratto d’uomo di Diego Velázquez (prestito dei Musei Capitolini), dall ’Autoritratto in veste di guerriero di Salvator Rosa all’ottocentesco Ritratto di Vittorio Alfieri e della Contessa Luisa Stolberg di Albany di Francois-Xavier Fabre, questo entusiasmante e prolisso «viaggio nella storia del ritratto» arriva agli inizi del Novecento, con capolavori del pittore neo- impressionista Emile Bernard (esposto a Forlì il suo Autoritratto con turbante giallo) e dell’artista svizzero Arnold Böcklin, fra i principali esponenti del cosiddetto simbolismo tedesco, rappresentato in mostra da una delle tante versioni della Testa di Medusa. Procedendo verso il «cuore » del XX secolo, a stupire il visitatore sono l’ Autoritratto con corazza di Armando Spadini, l’ Uomo nero di Michelangelo Pistoletto, L’Uomo Oceanico di Alberto Martini (l’artista più amato dai maestri Surrealisti) e quell’opera straordinaria che è l’ Autosmorfia del futurista Giacomo Balla , una sorta di «figura in movimento » scelta anche come immagine guida della mostra forlivese. Secolo delle Grandi Guerre, il ‘900 scopre nell’orrore della propria storia che l’uomo è mistero e mostro, è il «doppio » di Giorgio De Chirico (presente in mostra con più Autoritratti), l’artista che molto si è interrogato sulla natura dell’uomo e del mondo, facendo dell’enigma la cifra interpretativa dell’umano. E prima di arrivare alla fine del percorso, che si chiude con la sezione Il mistero del volto, impossibile non sostare davanti all’imbronciato Autoritratto del 1908 di Mario Sironi, che in una sapiente divisione fra chiaro e scuro sembra cercare di ritrovare quella dispersa armonia tra uomo e la realtà.
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