2025-10-28
Massacrava le donne senza alcun motivo: arrestato senegalese. Era l’incubo di Milano
Rifugiato, aveva già compiuto diverse rapine e terrorizzava Porta Venezia. Le persone erano costrette a cambiare strada.Lo chiamano «il calciatore» perché, per riempire le sue giornate, si apposta agli incroci di Porta Venezia, a Milano, e lì inizia a palleggiare con ciò che gli capita a tiro: lattine, stracci, carta raccattata qua e là. Ha 23 anni e nulla da fare. Viene dal Senegal e, almeno sulla carta, è un rifugiato. Uno che quindi ha lasciato il proprio Paese perché in qualche modo perseguitato. Ma è qui che da vittima, almeno sulla carta, è diventato carnefice. Perché «il calciatore», quando non aveva a portata di mano lattine o altro, se la prendeva con chi incrociava la sua strada. In particolare con le donne che passavano di lì. Donne che giravano in bicicletta e che venivano percosse senza alcun motivo. Il senegalese, che è stato fermato più volte e che aveva presentato almeno undici alias diversi, è infatti accusato di aver malmenato i passanti almeno sette volte da agosto a ottobre. Botte dure. Botte che hanno provocato prognosi fino a 60 giorni. Nel suo mirino, c’erano soprattutto loro: le donne. Spintonate o colpite alla testa mentre tornavano a casa o si dirigevano al lavoro. Come se provasse qualcosa contro di loro. Come se alla fine se lo meritassero. Oppure si tratta solo di codardia: colpisco chi fa più fatica a difendersi. Chi, terrorizzato, so che non potrà reagire. Per cui sfogo su di loro la mia forza. Questi, forse, i ragionamenti del senegalese. Quando non era possibile colpire al capo, «il calciatore» percuoteva le donne alle gambe. Oppure in qualsiasi punto potesse far male. Violenza senza senso. Violenza gratuita, di cui le strade di Milano - che checché ne dica il sindaco, Beppe Sala, è già Gotham City - sono ormai piene. Solo che non si fa nulla. O meglio: la situazione è ormai fuori controllo e mettere ordine, dopo anni di folli politiche immigrazioniste, è ormai difficile. A tratti appare quasi impossibile. «Il calciatore», infatti, poteva essere fermato prima perché era già noto per una serie di reati contro il patrimonio, come furti e rapine. Ma non è bastato. Il senegalese ha terrorizzato per mesi un intero quartiere, peraltro centrale, prima di finire in cella. I cittadini, oltre a prendere le botte dal ventitreenne, erano costretti a cambiare percorso perché sapevano che c’era lui ad aspettarli, con il suo carico di violenza da sganciare. Ora, finalmente, è stato fermato. Dopo almeno sette aggressioni, fatte di lividi, percosse e sangue, e si trova a san Vittore. Basta guardare i numeri, rilanciati da Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia), per comprendere quale sia la reale situazione della sicurezza a Milano: «Le carceri italiane sono piene e solo il nostro carcere di San Vittore ha il 70% dei detenuti straniero. Oltre a ciò, sottolineo che nella nostra regione vivono circa 1.200.000 persone straniere, che si sommano a quelle di Milano e città metropolitana circa 493.000 di cui, oltre 120.000, clandestine». Numeri che fanno impressione, anche perché chi è clandestino, non avendo nulla e non avendo nulla da perdere, delinque più facilmente. Basta passeggiare attorno alla stazione Centrale di Milano per rendersene conto. Bivacchi ovunque, gente alterata che biascica parole senza senso. Strani passaggi da una mano all’altra. Feci e urina accompagnano gli angoli dell’edificio. E poco possono fare l’Esercito e la polizia. Se fermano qualcuno, ecco che molto spesso viene scarcerato nel giro di pochi giorni o settimane. E così il cerchio, molto vizioso e per niente virtuoso, si ripete. Fino alla prossima aggressione o alla prossima rapina. Per De Corato, è fondamentale creare nuovi centri di permanenza per i rimpatri: «Visti i numeri allarmanti e visto anche il fatto che Milano è stata classificata al primo posto in Italia secondo l’indice sulla criminalità, in Lombardia solo quello di via Corelli non basta più ne serve almeno un altro». Il problema è che la sinistra li giudica repressivi e disumani e, per questo motivo, punta a smantellarli. Di fronte a questo ennesimo crimine, Laura Ravetto (Lega) si chiede: «Come mai queste persone circolano senza essere in prigione? Non si possono vanificare con continui rilasci gli sforzi delle Forze dell’Ordine». Ancora più dura, l’europarlamentare leghista Anna Maria Cisint: «Si tratta di crimini doppiamente atroci, per la meschinità dell’atto e perché sono stati commessi da chi si trova ospite nel nostro Paese. A ciò c’è una sola risposta: remigrazione. Chi proviene da altri Paesi e non rispetta le nostre leggi e i nostri valori deve tornare a casa sua. Questa è, purtroppo, la concezione che troppi musulmani radicalizzati hanno detta donna: sottomessa, come fosse un oggetto sessuale e queste sono le conseguenze».Oggi le strade delle nostre città, non solo quelle più popolate, registrano sempre più episodi di violenza. Come si è visto la notte di Capodanno dell’anno scorso quando Luciano Masini, comandante della stazione di Verucchio uccise un 23enne egiziano, Muhammad Abdallah Abd Hamid Sitta, dopo che aveva aggredito alcune persone per strada. Il carabiniere venne indagato e solo ieri il suo caso è stato archiviato. Legittima difesa, hanno detto i giudici. E finalmente. Qualcosa però nel sistema dell’accoglienza, si è rotto. Come le ossa delle donne pestate dal senegalese.
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)
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