
Sarà anche «Di sana e robusta Costituzione». Ma gli organizzatori dell’allegra sfilata arcobaleno che va sotto il nome di «Brianza pride», che si terrà sabato pomeriggio ad Arcore, la Carta non pare l’abbiano letta poi tanto bene. Perché i padri costituenti, all’articolo 19, scrissero che «Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume». Dove finisce l’arcobaleno, invece, fanno spallucce se le loro iniziative dileggiano la religione cristiana, trasformando la Via Crucis quaresimale nella «Via Frocis».
«Sarà la prima volta che verrà fatta in Italia, ha spiegato Oscar Innaurato, presidente di Brianza oltre l’arcobaleno, il gruppo che insieme ad altre sigle Lgbt, organizza il pride brianzolo. Una risposta alle ultime dichiarazioni del cardinal Gerhard Ludwig Müller: il prefetto emerito della congregazione per la Dottrina della fede ha, pochi giorni fa, ribadito che «Dio ha benedetto, secondo il libro della Genesi, il matrimonio tra uomo e donna, non si può benedire il peccato. La linea della dottrina della Chiesa è molto chiara: gli atti omosessuali sono un peccato mortale. Dobbiamo correggere il malinteso che la Chiesa avesse quasi accettato questo comportamento come qualcosa da benedire e su cui invocare la benedizione di Dio. Gli atti omosessuali sono un peccato mortale». Parole certamente non concilianti verso l’universo Lgbt, inebriato dalle aperture a intermittenza avute sotto il regno di Francesco, ma certamente nette riguardo a quella che è la dottrina della Chiesa cattolica al riguardo.
Da qui, la decisione di «rispondere» a Müller capovolgendo la Via Crucis per farla diventare la «Via Frocis». Dieci le stazioni previste (quattro in meno di quella «originale»): la prima dedicata al genocidio di Gaza; la seconda alle famiglie arcobaleno e al ddl Varchi; la terza dedicata ai genitori; la quarta all’Ungheria e alla caduta dei diritti della comunità Lgbt; la quinta all’ambiente e alla realizzazione di Pedemontana (l’autostrada in corso di realizzazione in Brianza al centro di numerose polemiche); la sesta alla comunità no binary; la settima alle donne transgender; l’ottava all’Italia e ai legami con il Vaticano; la nona agli studenti; la decima al pride come lotta per far risorgere i diritti di tutti. Insomma, il solito minestrone di temi.
«Ci sentiamo sotto attacco», hanno spiegato gli organizzatori, «non solo le parole del cardinale Müller, ribadite anche da papa Leone XIV ma anche l’approvazione in via definitiva al Senato del ddl Varchi che rende la gestazione per altri un reato universale. Continuiamo a sentirci colpiti e discriminati e questa “Via Frocis” è un modo per dare voce alle nostre parole». La sindrome di accerchiamento fa da sfondo anche all’iniziativa di domani all’Università di Verona dove, con il sostegno di Unione europea, ministero dell’Università e della ricerca, della Sapienza di Roma e dell’ateneo Vanvitelli di Napoli, si terrà l’incontro «Narrazioni e cospirazioni anti Lgbt: dinamiche, impatti e strategie di contrasto».
Tornando al pride brianzolo, una tappa si terrà anche di fronte a villa San Martino, la dimora del defunto nemico Silvio Berlusconi. Gli organizzatori spiegano che «al pride verranno distribuiti preservativi, ciascuno potrà venire vestito come vuole e ci saranno anche gli stand per i controlli (gratis) per le malattie trasmesse sessualmente».
Tra i sostenitori del corteo ci sono Amnesty international, l’Anpi, la Cellula Coscioni di Monza, l’associazione Famiglie arcobaleno, l’Arci, l’Università degli studi di MIlano e l’Ordine degli psicologi della Lombardia. Quest’ultimo, sul proprio sito, ha voluto spiegare così il rinnovo del sostegno al pride: «Partecipare al pride significa supportare attivamente i diritti della comunità Lgbt, promuovendo una società più equa e inclusiva. La psicologia ha il potenziale di facilitare cambiamenti sociali urgenti, incoraggiando il dialogo, l’ascolto e la tutela dei diritti di tutti». Ventitré i Comuni della Brianza che, finora, hanno dato il proprio patrocinio all’iniziativa. Quasi tutti di centrosinistra, ma non manca qualche mosca bianca di centrodestra.
Molti esercenti locali si sono resi disponibili per garantire cibo e bevande ai partecipanti e coloreranno le facciate delle proprie attività con loghi e bandiere arcobaleno. «Anche il titolare della kebabberia alla stazione ci ha dato il sostegno, anche lui, musulmano, si sente discriminato», rincarano gli organizzatori.
«Chiedono rispetto, ma sono i primi a non darlo. Prima la maglietta “Frocia Italia” contro Forza Italia, ora addirittura la “Via Frocis” giocando sul nome della Via Crucis. Più che difendere i diritti, sembra si divertano a provocare e insultare i cristiani e i loro simboli. Complimenti davvero», commenta il capogruppo della Lega in Regione Lombardia, Alessandro Corbetta. Gli fa eco il forzista Jacopo Dozio: «Sentire parlare di “Via Frocis” è veramente un insulto assurdo. È veramente un’offesa inammissibile, senza nessun rispetto per la religione. Qui si è passato ogni limite».
Con la Via Frocis, il calvario dei cattolici è solo all’inizio.






