
Sui «mostri» italiani i media si animano ricamando biografie corredate da foto. Ma con i violentatori stranieri fanno ricorso alla deontologia, svelandone solo l’età.Ciro Grillo è stato condannato per stupro. Di Ciro Grillo conosco la faccia, il nome, il cognome. I giornali, poi, mi riferiscono che una diciottenne è stata stuprata su un treno pendolari, e che una diciassettenne è stata stuprata in stazione prima di salire sul treno per andare a scuola, senza darmi dati sui carnefici. Degli aggressori mi dicono solamente l’età. Cercando accuratamente su Internet si scopre poi che «il trentacinquenne» violentatore è un nordafricano oppure un nigeriano. Di questi individui non conosciamo il nome, la fotografia. Per quale motivo si fanno due pesi e due misure? Un’ultima cosa: gli stupri sono tutti inaccettabili ma non sono tutti uguali. Maggiore è l’intimità tra vittima e carnefice, meno grave è la sindrome post traumatica da stress che lo stupro scatena. Se vengo stuprata da qualcuno con cui avevo un’intimità tale da trovare accettabile, se non piacevole, una bevuta insieme o un braccio sulle spalle, il trauma pur devastante è meno grave rispetto all’aggressione da parte di un assoluto sconosciuto, perché non c’è paura per la mia sopravvivenza. Minore è l’intimità tra vittima e carnefice, più devastante è lo stupro. Il trauma per uno stupro compiuto da una persona che conosco, in un ambiente percepito inizialmente come sicuro, per esempio casa sua, si limita all’orrore dello stupro: non è coinvolta la mia sopravvivenza. La paura più potente e arcaica, essere uccisa o mutilata, non è in gioco. Se so con certezza che non mi ucciderà né mi mutilerà, avrò un trauma terribile, ma meno intenso di quello derivante da una violenza commessa da un tizio ignoto, che potrebbe uccidermi, o mutilarmi. Non so chi sia, non potrò denunciarlo, nel caso mi contagi con Hiv o Epatite B non potrò avere nessun tipo di risarcimento. Se sono stata stuprata dopo essere stata, per esempio, in un locale e aver bevuto, avrò paura dei locali e del bere: eviterò queste situazioni, ma si può comunque sopravvivere. Se sono stata stuprata per strada, avrò paura anche del semplice uscire di casa, ma non posso vivere senza uscire. Lo stupro compiuto dall’immigrato è gravato dall’assoluta lontananza dalla vittima, che non comprende la lingua dell’aggressore ed è ulteriormente terrorizzata, ed è aggravato da gesti di sadismo, dato che spesso, ancora più dello stimolo sessuale, alla base ci sono motivazioni di odio e invidia sociale: sentimenti istigati dai cosiddetti intellettuali di sinistra, dai cosiddetti mediatori culturali e da tutti gli individui che guadagnano uno stipendio in quanto fanno parte delle varie Ong. Aggiungiamo qualche sacerdote, magari uno di quelli che profana la Messa celebrandola con addosso la bandiera degli assassini stupratori di Gaza. Il saggio Francia arancia meccanica di Laurent Obertone (non tradotto in italiano) spiega che gli stupri commessi da islamici, immigrati o cittadini di seconda, terza o quarta generazione, hanno una ferocia paragonabile allo stupro etnico delle peggiori guerre, spesso lasciano reliquati gravi e irreversibili che non arrivano mai ai giornali. I bianchi sono responsabili della miseria dell’Africa e di tutti i suoi dolori, quindi per un africano (ma anche per un pachistano o un bengalese) stuprare con violenza le donne è solo un vago pareggiare di conti. L’incredibile mitezza delle pene a cui queste persone vengono sottoposte in tutta Europa avvalora questa teoria. Un giudice dello Stato italiano, anzi una giudice, Viviana Del Tedesco, ha elogiato il fisico magnifico di un individuo che ha picchiato a morte una donna, Iris Setti. La Setti aveva osato rifiutare il suo stupro. La Setti è stata uccisa con un impressionante numero di pugni in faccia, che le hanno fracassato le ossa, e poi hanno colpito ossa già spezzate. Le donne stuprate da nordafricani, senegalesi e nigeriani non sono ascoltate. Nessuno ascolta l’orrore della loro esperienza. Nessun grande avvocato si presenterà ai processi dalla parte dell’imputata. La parte più antica e arcaica del nostro cervello è il lobo olfattivo. Gli odori evocano ricordi ed emozioni. Quando sono sgradevoli sono intollerabili. Possiamo abituarci a guardare il brutto, questo spiega il successo dell’arte post-moderna e dell’estetica woke. Un odore che troviamo ripugnante moltiplica il terrore, smuove tutto il cervello arcaico, e rende il disturbo post traumatico da stress difficilmente reversibile. Lo spiegano con chiarezza i torturati: ricordano l’odore del torturatore, il suo odore naturale, quello della sua colonia, oppure del sigaro e per tutta la loro vita quell’odore scatenerà il panico. Gli odori sono per noi importantissimi. Se qualcuno si prendesse il disturbo di ascoltare le donne stuprate scoprirebbe che lo stupro lascia un disturbo post traumatico da stress più grave se l’aggressore aveva un odore forte dovuto alla mancanza di igiene sistematica. Questo è stato riferito con estrema chiarezza anche dalle donne che hanno subito stupri etnici, per esempio in Bosnia. Se lo stupratore è uno che non si lava, l’odore aumenta, e soprattutto si crea, mediato dal lobo olfattivo, un tipo ulteriore di repulsione. Gli stupratori di origine africana sono più predisposti a uccidere di botte la vittima, cosa già successa. Uno stupro di questo genere spezza una vita, spezza la fede che si ha nella vita, negli uomini, crea terrore per anni ad avventurarsi sui treni o nelle stazioni. Eppure, grazie anche a una stampa compiacente, di questi distruttori non conosciamo nemmeno la faccia o il nome.
Matteo Ricci (Ansa)
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La fregata italiana F-594 «Alpino» (Novalee Manzella/US Navy)
La FREMM classe «Bergamini» è stata varata alla fine del 2014. Attualmente in forza a Taranto, darà il cambio alla sorella «Fasan» perché ritenuta più idonea alla missione di sorveglianza e protezione dei cittadini italiani imbarcati con la Global Sumud Flotilla.
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Per una fregata della Marina Militare chiamarsi «Alpino» potrebbe sembrare un paradosso. In realtà il nome della ASW (Anti-Submarine Warfare) F-594 inviata in queste ore a protezione degli equipaggi della Global Sumud Flotilla dal ministro della Difesa Guido Crosetto, segue una consolidata tradizione. In passato altre navi da guerra italiane hanno portato lo stesso nome. L’attuale fregata FREMM italiana è stata battezzata alla memoria del sergente maggiore del 1°Reggimento Alpini Francesco Solimano (MOVM), caduto sul fronte russo nel gennaio 1943.
La fregata è stata costruita dalla Fincantieri di Riva Trigoso, varata il 13 dicembre 2014 e terminata nell’allestimento nei cantieri di Muggiano (La Spezia). In servizio nella flotta della Marina Militare dal 2016, è attualmente alle dipendenze della Seconda Divisione Navale di Taranto. La «Alpino», FREMM della classe «Bergamini», è lunga 144 metri e larga 19,7 metri. Il dislocamento è di circa 6.700 tonnellate. Spinta da propulsore di tipo ibrido CODLAG (turbine a gas e motori elettrici), è in grado di raggiungere una velocità di punta di 27 nodi (circa 50 km/h) con un’autonomia massima di 45 giorni.
La nave multiruolo è equipaggiata, in configurazione antisommergibile, con un armamento che comprende 2 lanciasiluri trinati WASS B-515 da 324 mm con siluri leggeri MU-90 Impact, missili antisommergibile MILAS. Per la difesa antiaerea monta due cannoni OTO Melara da 76/62 e due mitragliere OTO Melara/Oerlikon 25/80. Due sono i sistemi sonar/radar per la guerra contro i sommergibili: un Sonar di scafo attivo Thales UMS 4110 CL e un Sonar trainato a profondità variabile (VDS), Thales CAPTAS-4 oltre ad una Cortina trainata multifunzione con funzioni di scoperta sommergibili e difesa anti siluro.
L’equipaggio della «Alpino» è composto da 168 uomini e negli anni precedenti ha partecipato a missioni come EUNAVFOR e Mare Sicuro. La fregata è stata inviata per decisione del ministro della Difesa per sostituire un’altra FREMM della classe Bergamini, la «Fasan», attualmente impegnata nella protezione dei cittadini imbarcati con la Global Sumud Flotilla. La scelta è stata motivata dopo aver valutato le capacità operative delle due fregate, ritenendo la «Alpino» più adatta al tipo di missione. Crosetto ha dichiarato che le navi della Marina Militare impegnate nell’operazione di protezione non svolgeranno in alcun modo funzioni di scorta di in caso di tentata forzatura del blocco navale israeliano da parte della Flotilla. Al contrario, la funzione della fregata sarà quella di scongiurare questa eventualità, rimanendo tuttavia pronta ad offrire soccorso in caso di necessità.
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