2025-09-25
Ricci occupa le tv ma si lagna via chat: «Temo non basti, attaccate Acquaroli»
Il candidato dem vede la sconfitta nelle Marche e ordina ai suoi di scagliarsi contro il rivale. Il M5s locale lo molla e silura Conte.Le Marche sono davvero l’Ohio d’Italia? Anche il presidente uscente Francesco Acquaroli, cinquantenne laureato in economia, amico di Giorgia Meloni da sempre e uno dei fondatori Fratelli d’Italia, in corsa alla testa di un’agguerrita formazione di centrodestra per la rielezione, ha usato questa espressione. Per dire che chi vince qui, determina le tendenze nazionali. Quello che fino a ieri ci credeva davvero era il segretario del Pd, Elly Schlein, che spera di vincere per rintuzzare l’assalto che i riformisti del partito - hanno sfrattato anche Stefano Bonaccini - le stanno preparando: tre giorni fa hanno disertato la direzione dem.La Schlein ha imbarcato Giuseppe Conte che si è eretto a giudice della moralità di Matteo Ricci, eurodeputato Pd e candidato del campo largo, inseguito da una inchiesta della Procura di Pesaro con l’accusa di concorso in corruzione quando era sindaco della città. Il capo pentastellato ha precisato: non siamo alleati col Pd, vogliamo sfrattare Giorgia Meloni. Torna l’Ohio. Se si sfonda nelle Marche, è il ragionamento dei due, possiamo provare la spallata al centrodestra a Roma. La Schlein ha già scommesso che il Pd, nelle prossime regionali da qui a novembre, farà 4 a 1, assegnando al centrodestra solo il Veneto. Ma l’Ohio, negli Usa, da almeno un decennio non è più uno Stato contendibile; è decisamente conservatore. La segretaria del Pd forse non ha letto Guido Piovene e il suo Viaggio in Italia altrimenti saprebbe che «L’Italia è la sintesi di tutti i paesaggi del mondo, le Marche lo sono dell’Italia e specialmente nel maceratese». Sarà per questo che Francesco Acquaroli ha scelto Macerata, stasera, per chiudere una campagna elettorale tutta giocata sulle cose fatte. Forse Elly Schlein dovrà riformulare il suo pronostico se va come dice Piovene.In Calabria, sostengono i sondaggi, il candidato pentastellato Pasquale Tridico - anche lui come Ricci eurodeputato: se gli va male, tornano a Strasburgo in barba alle promesse fatte e alla fiducia chiesta agli elettori - non ha possibilità contro Roberto Occhiuto (centrodestra), ma anche tra l’Adriatico e i Sibillini tira brutta aria per il Pd. La segretaria rischia, il 6 ottobre, di finire 0 a 2. A temerlo è proprio Matteo Ricci che a poche ore dal voto (seggi aperti domenica dalle 7 alle 23 e lunedì 29 settembre dalle 7 alle 15) ha invocato i suoi. Scrive nella chat «Ricci presidente»: «Scusate l’ora, ma sono ancora in giro: tra poco sarò da Floris. Abbiamo mobilitato bene in queste settimane l’elettorato di centro sinistra (con Gaza, sanità pubblica, salario minimo ecc) e continueremo fino alla fine. Ma temo che potrebbe non bastare».Per primo lui non crede nella vittoria, malgrado tutte le tv amiche - da Rai a Mediaset passando per Sky - gli abbiano offerto ampio palcoscenico. Poi diventa sgradevole (gli capita spesso; a una giornalista Rai disse «A voi vi paga la Meloni!» e a Pesaro, da sindaco, aveva la querela facile) sostenendo: «Dobbiamo anche mettere in evidenza la differenza tra i candidati a presidente… I confronti hanno confermato che non c’è partita tra i due (lui è proprio debole e scarso), ma noi non abbiamo enfatizzato e valorizzato abbastanza la differenza». Ricci dichiara apertamente di temere l’effetto Giorgia Meloni (fossimo nella Schlein, non la prenderemmo bene) ma ha una caduta di stile minacciando: «All’inizio siamo stati cauti perché temevamo di passare da arroganti, ma ormai mancano pochi giorni… tra Ricci e Acquaroli non c’è partita, 3-0 e palla al centro. Mi raccomando avanti fino alla vittoria».Sull’arroganza, Acquaroli avrebbe qualcosa da obiettare. In un mese di comizi, mai il candidato del centrodestra ha evocato i guai giudiziari dell’europarlamentare del Pd. Dopo il voto, Ricci probabilmente avrà molte cose da spiegare alla Procura, a cominciare dal fatto di aver detto che non conosceva Stefano Esposto, titolare di Opera Maestra, la società che ha ricevuto oltre mezzo milione di euro di appalti senza gara dal Comune di Pesaro e al centro dell’inchiesta, quando ci sono foto che li ritraggono sorridenti insieme.Ce n’è anche per Giuseppe Conte. Si è saputo subito che nel Movimento 5 stelle la scelta di appoggiare Matteo Ricci provocava dei mal di pancia. Ora una significativa porzione dei pentastellati marchigiani, di cui si fanno portavoce Feliziano Ballatori e Massimo Giannangeli, due esponenti di punta a queste latitudini, contesta Conte e il campo largo. Scrivono: «Per noi che in passato abbiamo creduto e lavorato a un progetto politico alternativo, l’alleanza col Pd di Matteo Ricci è un capitolo finale. L’immagine di Conte che sostiene un candidato del centrosinistra, legato al Pd nazionale, come Matteo Ricci, coinvolto in vicende giudiziarie, è la dimostrazione di un Movimento che ha smarrito ogni coerenza inseguendo un unico scopo: le poltrone. Non lasciatevi ingannare». Per i pentastellati la posta in gioco è alta. Cinque anni fa, da soli, presero con Gian Mario Marcorelli l’8,6% dei voti (2 seggi) e il Pd con Maurizio Mangialardi (37% di coalizione) ebbe il 25%. Nel centrodestra si gioca una partita tra Forza Italia e Lega, con Matteo Salvini che è stato molto presente nelle Marche. Francesco Acquaroli vinse con il 49,1% dei voti, la Lega col 22,4% e 8 consiglieri fu la più votata nel centrodestra (Forza Italia ebbe due seggi, Fdi 7). Se le Marche sono l’Ohio d’Italia, la corsa è tra chi nel centrodestra prende più voti, ma Matteo Ricci non ha chance. Nell’intimo, lo sa anche lui.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
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