2025-09-25
Landini e il Pd sfruttano Gaza per regolare i conti a sinistra
Maurizio Landini (Getty images)
Mentre Stellantis ferma la produzione in Italia e ci sono decine di tavoli aperti, la Cgil minaccia lo sciopero per la Flotilla. L’ex Fiom, infatti, ha capito che la causa mediorientale gli è utile per riconquistare il terreno guadagnato dall’Usb. E gli operai possono attendere.Stellantis, dopo aver fermato la produzione della Jeep a Melfi, l’altro ieri ha annunciato anche lo stop delle catene di montaggio di Pomigliano, da cui uscivano Panda e Tonale. In pratica, l’intera industria dell’automobile d’Italia è messa in stand by, ovvero in cassa integrazione, con ciò che ne segue per fornitori, economia della zona ed effetti sul Pil. Però, anche se le prospettive di uno dei settori più importanti del nostro Paese sono nerissime, con il rischio della perdita di migliaia di posti di lavoro, Maurizio Landini è in ambasce per ciò che sta accadendo alla flottiglia pro Pal. Dopo aver letto degli attacchi ricevuti dagli attivisti in navigazione verso Gaza, il leader della Cgil ha infatti annunciato un presidio davanti a Montecitorio per sollecitare un intervento del governo. Non solo: in caso di ulteriori attacchi ai navigli diretti verso la Striscia, di blocchi o sequestri delle imbarcazioni o dei materiali a bordo, Landini minaccia addirittura lo sciopero generale.Sì, avete letto bene: il segretario del principale sindacato è pronto a far incrociare le braccia a milioni di lavoratori nel caso capitasse qualche cosa alla missione denominata Global Sumud Flotilla. Vi chiedete perché un’organizzazione confederale che dovrebbe occuparsi del destino di operai e impiegati si interessi invece di un’iniziativa che - pur avendo le più nobili motivazioni - non ha nulla a che fare con il mondo del lavoro? Ve lo spiego subito, ma prima permettetemi di ricordare quante sono le crisi aziendali aperte in tutta la Penisola. Oltre alla citata situazione di ciò che resta della Fiat, per la quale - nonostante i moltissimi interventi in tv e sui giornali - Landini non sembra spendersi molto (certo non minaccia scioperi generali contro gli Elkann, né organizza presidi davanti a Gedi, il gruppo editoriale alle dipendenze dell’ex casa Agnelli), la lista delle fabbriche che minacciano di sparire è lunghissima.Basta infatti andare sul sito del ministero delle Imprese e del Made in Italy per contare almeno una quarantina di vertenze, tutte aperte e tutte con prospettive di riduzione del personale. Dall’ex Ilva alla Beko, dalle Ceramiche Dolomite alla Cmc di Ravenna, dalla Conbipel alla Conforama, dalla Jsw Steel Italy di Piombino alla Lear corporation di Grugliasco, dalla Natuzzi alla Riello di Morbegno. Ovviamente potrei continuare l’elenco, ma credo di aver dato il senso di qual è la situazione di molte aziende e soprattutto di molti lavoratori.Landini avrebbe dunque molte occasioni per organizzare presidi e sollecitare soluzioni. Avrebbe molte ragioni per indire uno sciopero a tutela dei lavoratori che rappresenta. Ma invece di incrociare le braccia in loro difesa, minaccia di farlo per questioni che con il mondo del lavoro non c’entrano nulla.Intendiamoci: il cessate il fuoco a Gaza è un obiettivo nobilissimo, ma forse un po’ meno nobili sono le strumentalizzazioni di chi, più che dei palestinesi, si preoccupa del proprio tornaconto politico e non vuole rinunciare alla bandiera dell’antagonismo. Mi spiego: l’alzata di toni di Landini per un episodio tutto sommato marginale della vicenda che riguarda Gaza, ovvero i tentativi di fermare la Flotilla, non è casuale. La Cgil, che oggi organizza un presidio di fronte a Montecitorio e minaccia uno sciopero generale se il governo non tutelerà la missione umanitaria, già lo scorso venerdì aveva indetto una mobilitazione nazionale pro Pal. Peccato che lo sciopero sia stato un flop. E soprattutto sia stato ignorato o quasi da stampa e tv. Al contrario, la giornata di protesta di lunedì scorso, indetta dai sindacati di base, con blocchi di porti, stazioni, tangenziali e autostrade, più scontri in città, ha avuto un’eco su tutti i media. Landini, ossia colui che mesi fa chiamava alla rivolta sociale, è stato scavalcato a sinistra dai «nemici» dell’Usb. Insieme alle bandiere della Palestina, infatti, sono sfilati i rossi striscioni dei comitati di base. E per questo il segretario è costretto a correre ai ripari. Essendo prossimo alla pensione (il suo mandato scadrà nel 2027, al compimento del 66° anno d’età), se si vuole assicurare un futuro in politica, il leader sindacale deve cavalcare l’onda antagonista. Così eccolo fare il bis sulla Palestina e invocare lo sciopero generale. Le crisi aziendali e i lavoratori possono attendere.
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