2023-10-05
«Il mondo si sgretola, stop ai fossili». Ormai Francesco parla come Greta
Nella nuova esortazione apostolica, «Laudate Deum», il Papa incolpa l’Occidente delle emissioni (assolvendo la Cina) e invoca una transizione energetica coatta. «Molti perderanno il posto? Pazienza, sta già accadendo».Santità, dica qualcosa di cattolico. Qualcosa sulla vita e sulla morte. Sul dolore e sulla gioia. Sulla croce. Sulla fede inaridita. Sulla famiglia in crisi. Qualcosa, tra un appello ad accogliere i migranti e un’esortazione apostolica sul riscaldamento globale. Come quella pubblicata ieri, all’apertura del Sinodo. Laudate Deum, s’intitola. Settantatré punti, 11 pagine. Non è allo stesso livello gerarchico di un’enciclica. Per fortuna.Il Papa avvertiva l’esigenza di aggiornare la Laudato si’ - quella, invece, un’enciclica, datata 2015. Il motivo di tanta urgenza è che «il mondo che ci accoglie di sta sgretolando», «si sta avvicinando a un punto di rottura». Frasi che somigliano al libro di Greta Thunberg: La nostra casa è in fiamme.C’è un nuovo dogma: l’origine antropica del climate change. «Non può più essere messa in dubbio», sentenzia Francesco. Lapidario. Roma locuta, causa finita. Egli sembra persino stizzito, poiché «costretto a fare queste precisazioni […] a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli», che trova «anche all’interno della Chiesa cattolica». I negazionisti in abito talare. Saranno quelli della messa in latino, i bigotti fautori del «clericalismo», i «sepolcri imbiancati», per citare giusto alcuni degli appellativi che Jorge Mario Bergoglio ha riservato ai famigerati conservatori.Costoro non si rendono conto che «la stragrande maggioranza degli studiosi del clima» conferma la correlazione tra emissioni di CO2 e innalzamento repentino delle temperature. «Solo una minima percentuale di essi tenta di negare tale evidenza». Sembra di scorrere la biografia di Galileo Galilei: la «stragrande maggioranza» dei cosmologi riteneva che il Sole girasse intorno alla Terra. Lui era nella «minima percentuale» di coloro che affermavano il contrario. All’epoca, era quello che oggi chiamano «consenso scientifico» a sbagliare. E se non ci fosse alcuna crisi climatica? È un’ipotesi divenuta inesplorabile: un bravo cattolico dà retta al Romano Pontefice.Il guaio è che, quando esce dal seminato, persino il vicario di Cristo può prendere un abbaglio. Nell’esortazione apostolica, Francesco insiste sulle colpe della «bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale». Ribadisce che «le emissioni pro capite negli Stati Uniti sono circa il doppio di quelle di un abitante della Cina». Tuttavia, dimentica che il vituperato occidente, colpevole di aver adottato uno «stile di vita irresponsabile», è l’unico ad aver compiuto enormi passi in avanti sulla sostenibilità ambientale della crescita. In termini assoluti, il Dragone spara nell’atmosfera praticamente il doppio dell’anidride carbonica americana. L’Italia, quasi a parità di popolazione, non emette quanto il Sudafrica. Come mai dovrebbero essere soltanto le nostre famiglie a «inquinare meno, ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato»?Sorprende quello che il Papa riferisce a proposito degli effetti collaterali della transizione ecologica: comporterà «una riduzione dei posti di lavoro»? Poco male: già adesso «milioni di persone perdono il lavoro a causa delle varie conseguenze del cambiamento climatico: l’innalzamento del livello del mare, la siccità e molti altri fenomeni che colpiscono il pianeta hanno lasciato parecchia gente alla deriva». Sarà. Attenderemo dal Vaticano qualche statistica sui disoccupati climatici. Nel frattempo, la Santa Sede potrebbe ascoltare gli operai di Magneti Marelli, le tute blu licenziate dalla Ford Oltreoceano, persino il cattolicissimo ex premier Romano Prodi, che qualche mese fa calcolò che l’addio ai motori a combustione ci sarebbe costato 50.000 impiegati in meno. Di costoro, la Chiesa dovrà pur preoccuparsi, se intanto non è cambiata la Dottrina sociale. In fondo, le vittime dell’agenda green sono l’ennesimo frutto della «cultura dello scarto», che giustamente accora il successore di Pietro. Bergoglio ravvisa le radici della supposta emergenza nel «paradigma tecnocratico». Ma non sono gli stessi tecnocrati e i grandi capitalisti a spingere per la riconversione verde? Le loro pressioni derivano da una genuina attenzione alla «casa comune», o dalla brama di arricchimento? Non è curioso che la Laudate Deum citi lo sfruttamento di litio e silicio, cioè proprio quei materiali indispensabili a realizzare le batterie delle auto elettriche e i pannelli solari? Peraltro, fabbricati in Cina nelle centrali a carbone?Ci vogliono, insiste il Papa, accordi multilaterali e organizzazioni mondiali «dotate di una reale autorità». La Cop28 dovrà arrivare a «forme vincolanti di transizione energetica», che portino ad abbandonare le fonti fossili. Certi provvedimenti non possono mica dipendere «dalle mutevoli circostanze politiche». Peccato che esse rappresentino il sale della democrazia: come si può sperare che i cittadini controllino «il potere politico nazionale, regionale e municipale», che il principio di sussidiarietà si applichi «al rapporto globale-locale», se il destino di milioni di persone deve essere deciso in un vertice gestito, in modo tutt’altro che trasparente, da una ristretta cerchia di esperti e funzionari?Ecco, dal Pontefice un fedele si aspetterebbe qualcosa di cattolico. E invece, chi si trova indicato nelle fonti dell’esortazione apostolica? In abbondanza, l’Ipcc, il gruppo dell’Onu che custodisce l’ortodossia sul clima. E la filosofa femminista Donna Haraway. Quella che accusa la nostra civiltà di essersi fondata su limitanti distinzioni binarie. Quella che confida nelle protesi tecnologiche per trasformarci tutti in cyborg e superare il dualismo maschio/femmina. Quella che esorta a ridurre la popolazione mondiale, coltivando le relazioni di parentela ma smettendo di generare figli. Un ottimo acquisto, dopo l’inserimento alla Pontificia accademia per la vita dell’economista pro aborto Mariana Mazzucato, o del suo collega Jeffrey Sachs, uno preoccupatissimo per la sovrappopolazione, alla Pontificia accademia delle scienze sociali. E sì che poi Greenpeace si fionda sulla Laudate Deum: il Papa, giubilano gli attivisti, «denuncia il negazionismo climatico». Siamo in ottima compagnia.
Ecco #DimmiLaVerità del 9 settembre 2025. Il deputato di Azione Fabrizio Benzinai commenta l'attacco di Israele a Doha, la vicenda di Flotilla e chiede sanzioni nei confronti dei ministri di Israele.
Nel riquadro il professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana (iStock)
Il 10 ottobre Palermo celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale con eventi artistici, scientifici e culturali per denunciare abbandono e stigma e promuovere inclusione e cura, su iniziativa della Fondazione Tommaso Dragotto.
Il 10 ottobre, Palermo non sfila: agisce. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, la città lancerà per il secondo anno consecutivo un messaggio inequivocabile: basta con l’abbandono, basta con i tagli, basta con lo stigma. Agire, tutti insieme, con la forza dei fatti e non l’ipocrisia delle parole. Sul palco dell’evento – reale e simbolico – si alterneranno concerti di musica classica, teatro militante, spettacoli di attori provenienti dal mondo della salute mentale, insieme con tavoli scientifici di livello internazionale e momenti di riflessione pubblica.
Di nuovo «capitale della salute mentale» in un Paese che troppo spesso lascia soli i più fragili, a Palermo si costruirà un racconto, fatto di inclusione reale, solidarietà vera, e cultura della comunità come cura. Organizzato dalla Fondazione Tommaso Dragotto e realizzato da Big Mama Production, non sarà solo un evento, ma una denuncia trasformata in proposta concreta. E forse, anche una lezione per tutta l’Italia che alla voce sceglie il silenzio, tra parole come quelle del professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana che ha detto: «I trattamenti farmacologici e psicoterapici che abbiamo oggi a disposizione sono tra i più efficaci tra quelli disponibili in tutta la medicina. È vero che in molti casi si parla di trattamenti sintomatici e non curativi, ma molto spesso l’eliminazione del sintomo è di per sé stesso curativo. È bene - continua Fiorillo - diffondere il messaggio che oggi si può guarire dai disturbi mentali, anche dai più gravi, ma solo con un approccio globale che miri alla persona e non alla malattia».
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