2023-03-29
Il capo di Aifa: «Zitti sui danni altrimenti si uccide il vaccino»
Nicola Magrini (Imagoeconomica)
«Fuori dal coro» mostra la replica del direttore Aifa al dirigente che, a marzo 2021, segnalava «un eccesso di morte» post puntura tra gli under 50. Ignorati anche i dati sugli effetti avversi tra i guariti, noti da gennaio.È giusto vaccinare chi è già guarito dal Covid o si corrono dei rischi? In questi anni di campagna vaccinale questa domanda è stata fatta più e più volte, ma è sempre rimasta inascoltata. Ignorata come se fosse una questione di poco conto, come se la scelta di fare o no quella puntura non impattasse direttamente con la salute e quindi con la vita delle persone. Eppure adesso abbiamo la conferma che il problema dei guariti era emerso già all’inizio della campagna vaccinale, peccato però che poi sia stato messo a tacere.Ieri sera a Fuori Dal Coro, il programma condotto da Mario Giordano, su Rete 4, sono stati mostrati in esclusiva dei documenti interni dell’Aifa che riguardano proprio i guariti. È il 15 gennaio 2021, la vaccinazione è iniziata da tre settimane, eppure incominciano a manifestarsi degli effetti avversi tra chi ha già fatto il Covid, prima della puntura. Così all’Agenzia del farmaco parte uno scambio di informazioni proprio per capire cosa stia succedendo. Uno degli esperti scrive: «Ci sono segnalazioni su eventi avversi post vaccinali in persone già guarite dal Covid, mi sembra opportuno affrontare l’argomento». Subito dopo arriva la considerazione di un altro esperto che scrive: «L’argomento è rilevante». Quindi, a gennaio 2021, l’Aifa sapeva che potevano esserci dei rischi nel vaccinare i guariti, che bisognava andare a fondo per capire come arginare il problema e soprattutto per tutelare le persone. Eppure, quando nel corso di questi tre anni tanti medici e scienziati hanno posto l’attenzione sui danni da vaccino nelle persone guarite, la reazione è sempre stata la stessa. Venivano insultati e considerati «no vax», perché si opponevano a quella scienza, che forse è meglio definire dogma, che non poteva essere messa in alcun modo in discussione, neanche quando un problema c’era ed era evidente. Così evidente che diversi immunologhi non sono riusciti a tacere e a mettere da parte anni di studi sugli anticorpi, esponendosi e avendo come contropartita la sospensione. Come è successo al dottor Riccardo Ortolani, immunologo di Verona, che a febbraio 2022 parlava così ai microfoni di Fuori Dal Coro: «La medicina, l’osservazione di secoli, ci ha sempre detto che non si deve vaccinare chi ha già passato la malattia. Ma non solo, ci sono sempre più studi che dimostrano che vaccinare i guariti comporta un rischio di effetti indesiderati maggiore, perché si ha già una risposta immunitaria». Un rischio che però, evidentemente, l’Aifa ha voluto ignorare anche quando a gennaio 2022 è stato imposto l’obbligo vaccinale. Infatti, quando l’ex premier Mario Draghi in conferenza stampa annunciava con orgoglio che «l’obbligo vaccinale è stato esteso ad alcune categorie e a chi ha più di cinquant’anni», l’Aifa in quel momento già sapeva che vaccinare i guariti era pericoloso, ma allora perché non ha posto il problema? Perché ha permesso che venissero sospesi tutti i lavoratori guariti che non volevano sottoporsi alla puntura? In un altro documento interno dell’Agenzia del farmaco, mostrato ieri sera durante la diretta di Fuori dal Coro, datato sempre 15 gennaio 2021, un’esperta scrive: «Stanno arrivando anche a me molte richieste di parere in queste situazioni, che aumenteranno quando i vaccinati riferiranno reazioni di vario tipo e grado quando si presenteranno per la seconda dose nei prossimi giorni». Insomma, all’Aifa non solo prendono atto di un aumento di effetti avversi nei guariti dopo la prima dose, ma si aspettano persino che la situazione peggiori dopo la seconda. La dottoressa, poi, continua scrivendo: «Sicuramente il fatto di aver già avuto la malattia deve entrare nella valutazione del rischio/beneficio». Peccato però che questa valutazione non sia mai stata fatta e l’obbligo sia valso per tutti i lavoratori, senza un minimo di selezione, senza considerare gli anticorpi. Eppure quasi un anno fa i guariti, riuniti in comitati, hanno scritto persino al ministero della Salute chiedendo perché siano stati completamente ignorati durante tutta la pandemia. Ma naturalmente non hanno avuto alcuna risposta.Insomma, all’Aifa non fanno e non dicono nulla nonostante le sollecitazioni che arrivano da più parti. E nonostante i numerosi studi sul tema, come quello pubblicato a settembre 2022 dal dottor Claudio Giorlandino, direttore di Altamedica.«Chi è guarito non deve essere vaccinato - diceva Giorlandino - questo vaccino non serve più, chi ha fatto il Covid non ne ha alcun bisogno». Fuori dal Coro, dopo che venne pubblicato lo studio del dottor Giorlandino, provò a contattare anche Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute. Ma alla domanda «si continueranno a vaccinare i guariti?», Rezza rispose: «Siccome ci sono nuove conoscenze, ci sono delle novità rispetto a un anno fa o due anni fa, è sicuramente un punto sotto revisione». Peccato che così non sia stato, non solo non c’è stata alcuna revisione, ma in realtà non c’era alcuna novità. Perché, come dimostrano i documenti interni dell’Aifa, già si sapeva tutto a gennaio 2021, nelle prime settimane di campagna vaccinale. Allora perché hanno mentito? Perché hanno messo tutto a tacere obbligando i guariti a vaccinarsi, pur sapendo che il rischio di danni da vaccino era maggiore?Domande che forse non avranno risposta fin quando non verrà fatta chiarezza sulla gestione di questa campagna vaccinale dove sembrerebbe che gli interessi della tutela della salute delle persone siano stati superati da altro. E come, purtroppo, si può immaginare leggendo un altro documento interno dell’Aifa, mostrato ieri sera nel programma di Mario Giordano.Risale al 15 marzo 2021, in Europa viene sospeso il vaccino Astrazeneca e l’Aifa avvia una indagine, stila un elenco di tutti i casi in cui il vaccino contro il Covid ha avuto esito fatale, suddividendo i dati per casa farmaceutica, e compara i numeri con le dosi somministrate. Alla fine del documento ci sono le conclusioni: «Alla luce di quanto sopra riportato appare evidente un eccesso di mortalità cardiovascolare per il vaccino Astrazeneca (a prescindere dai singoli lotti) concentrata nella fascia di età intorno ai 50 anni».Una conclusione pesante che richiede maggiori approfondimenti. E così l’Agenzia del farmaco avvia una ulteriore ricerca, vengono sentiti medici, si propongono diversi tipi di comunicazioni. Ad un certo punto interviene l’allora direttore generale Nicola Magrini, fedelissimo di Speranza. Ecco cosa scrive: «Mi sembra tutto molto, anzi troppa enfasi a eventi non correlati. Sono solo queste le possibilità? Così si uccide questo vaccino».Così si uccide questo vaccino. Una frase che lascia perplessi. Sembrerebbe che la preoccupazione del direttore generale Magrini sia quella di non uccidere il vaccino, nonostante in quei giorni Astrazeneca venisse sospeso per «un eccesso di mortalità cardiovascolare». Ma c’è di più. Quei dati che fanno tanta paura potrebbero essere persino sottostimati, come scrive la stessa Aifa nella bozza del quarto Rapporto sulla Sicurezza dei vaccini. In quel testo provvisorio, infatti, nella sezione dei decessi si legge: «Il limite di tale valutazione ricade nella possibile sotto-segnalazione dei casi ad esito fatale». Peccato però che questa frase venga cancellata e mai pubblicata, come viene specificato nella nota a margine scritta da una dei responsabili della compilazione del report: «Ho provato a riformulare, ma sarei dell’idea di togliere». E infatti viene tolta.Dopo aver letto tutti questi documenti interni dell’Aifa si possono un po’ tirare le somme su come sia stata gestita la campagna vaccinale. Sono stati cancellati dati, ignorati completamente gli effetti avversi sui guariti, si è preferito mettere a tacere verità scomode come la possibilità di una sottostima nelle segnalazioni dei decessi post-vaccino. Ma perché tutto questo?Anche alla luce di quella frase scritta dal direttore Magrini, il dubbio viene: in questi anni di pandemia qual è stata la cosa più importante, salvare le persone o salvare il vaccino?