2025-05-11
Al de Bonart Naples l’arte contemporanea incontra la calda ospitalità partenopea
Un hotel 5 stelle diventa una galleria con 150 opere di autori napoletani e campani che interpretano i tanti miti della città.L’ospitalità si fa ambasciatrice della vivace vocazione artistica di Napoli. Quello che era un «salotto» napoletano per eccellenza, l’Hotel Britannique Naples a Chiaia, è oggi il de Bonart Naples Curio Collection by Hilton, 5 stelle del Caracciolo Hospitality Group, vocato alla valorizzazione degli artisti contemporanei napoletani e campani, proprio come indica il nome, crasi tra Bon e Art. Le 72 camere (di cui 6 suite) e gli spazi comuni ospitano 150 opere realizzate appositamente da 50 artisti che interpretano leggende e miti partenopei. Un hotel-galleria, dove il soggiorno diventa un viaggio nell’arte contemporanea.A cominciare dalla lobby-hall, dove il potente linguaggio segnico di Sergio Fermariello svetta nel suo «Totem» : il guerriero con il suo cavallo, simbolo totemico, sintesi estrema della figura umana e matrice del suo animo, in potenza eroe malefico o salvifico, incanta l’ospite come un mantra primordiale. La città accoglie con un’energia primigenia che tutto può perché è all’origine di se stessa. Rappresentata, certo, anche dalla sua icona per eccellenza, il vulcano, esaltato nei colori delle opere di Gennaro Regina in «Rosso Vesuvio» e «Bianco Vesuvio» collocate nell’American Bar, e in «Sirena 2019» nella Lobby Verde. Regina gioca con il repertorio dei tramonti nostalgici, dei chiari di luna romantici, dei paesaggi iconici, dei miti fiabeschi. L’uso di collage con carte geografiche racconta il suo vissuto, figlio di un celebre antiquario napoletano. Perché Napoli è storia, stratificazione, gioco degli opposti. Ne coglie la poesia la fotografia artistica di Luciano Romano, con «Scala #1776» nella Lobby Blu. Lo spazio fisico si tramuta in spazio emotivo attraverso l’eleganza di questa scala di Palazzo Albertini di Cimitile, colta e resa con lo sguardo scenografico di un fotografo nato con il teatro, ma che è anche protagonista della vita urbana con «Song» e «mare»: 14 ritratti di musicisti napoletani scattati sulle spiagge del litorale napoletano per la fermata della metro Scampia.Grazie a questo legame con l'arte e all’impegno nella promozione della cultura del territorio, la casa d'aste Finarte ha scelto de Bonart Naples per la sua sede napoletana, dove organizza incontri con esperti e collezionisti.Napoli vive nell’hotel e ne riempie le visuali: il Ristorante The Macphersons Rooftop, con cucina mediterranea, e The NiqBar Rooftop, luogo di cocktail ricercati, offrono esperienze del gusto affacciati sul Golfo più celebre del mondo. Volutamente, le suite sono dedicate ai miti napoletani: Partenope, Ovo, Diamante, Sibilla, ‘Mbriana e Donna Regina (www.caracciolohospitality.com).Partendo dal mito si esplorano alcuni luoghi che ne echeggiano la memoria. Come Caponapoli, la Collina Sacra, dove la leggenda vuole fu sepolta Partenope, la sirena dea protettrice di Neapolis. Qui sorsero l’acropoli greco-romana, il tempio di Demetra, poi la cittadella monastica e la Real Santa Casa degli Incurabili. Meditazione, ascetismo, preghiera, ma anche ricerca, carità e cura: nel 1522 Donna Lorenza Longo, nobildonna aragonese, fondò un ospedale dove, disse: «Qualsiasi donna ricca o povera, patrizia o plebea, indigena o straniera, purché incinta, bussi e le sia aperto» e dove nacque la prima scuola di ostetricia. Oggi il Museo delle Arti Sanitarie ne ripercorre l’epopea con il capitolo dedicato al medico santo Giuseppe Moscati, all’Orto Medico e alla strabiliante Spezieria- Farmacia Storica degli Incurabili, disegnata da Domenico Antonio Vaccaro nel 1729: un viaggio nel Settecento più misterioso tra simboli massonici, oltre 400 vasi originali, intagli dorati che rimandano alla pratica ostetrica e all’alchimia, il maestoso vaso marmoreo della Teriaca, l’antidoto delle meraviglie.Echeggia origini leggendarie anche il complesso monumentale di Donnaregina, con il Museo Diocesano di Napoli: un unico itinerario tra il gotico della chiesa trecentesca e il barocco di quella seicentesca, anche in questo caso dall’origine legata all’universo femminile. Nel 1320 tre nobili sorelle della casata Toraldo, Donna Albina, Romita e Regina, innamorate dello stesso uomo, per non recarsi offesa, decisero di indossare il velo e fondarono tre monasteri.E leggendaria è la pizza da Salvo a Chiaia, espressione di una cultura da salvaguardare ma in evoluzione, che cambia in base alla stagionalità e alla ricerca delle materie prime. La pizza del passato, del presente e del futuro. Assolutamente alchemica.
Chuck Schumer (Getty Images)