L’ospitalità si fa ambasciatrice della vivace vocazione artistica di Napoli. Quello che era un «salotto» napoletano per eccellenza, l’Hotel Britannique Naples a Chiaia, è oggi il de Bonart Naples Curio Collection by Hilton, 5 stelle del Caracciolo Hospitality Group, vocato alla valorizzazione degli artisti contemporanei napoletani e campani, proprio come indica il nome, crasi tra Bon e Art.
Le 72 camere (di cui 6 suite) e gli spazi comuni ospitano 150 opere realizzate appositamente da 50 artisti che interpretano leggende e miti partenopei. Un hotel-galleria, dove il soggiorno diventa un viaggio nell’arte contemporanea.
A cominciare dalla lobby-hall, dove il potente linguaggio segnico di Sergio Fermariello svetta nel suo «Totem» : il guerriero con il suo cavallo, simbolo totemico, sintesi estrema della figura umana e matrice del suo animo, in potenza eroe malefico o salvifico, incanta l’ospite come un mantra primordiale. La città accoglie con un’energia primigenia che tutto può perché è all’origine di se stessa.
Rappresentata, certo, anche dalla sua icona per eccellenza, il vulcano, esaltato nei colori delle opere di Gennaro Regina in «Rosso Vesuvio» e «Bianco Vesuvio» collocate nell’American Bar, e in «Sirena 2019» nella Lobby Verde. Regina gioca con il repertorio dei tramonti nostalgici, dei chiari di luna romantici, dei paesaggi iconici, dei miti fiabeschi. L’uso di collage con carte geografiche racconta il suo vissuto, figlio di un celebre antiquario napoletano. Perché Napoli è storia, stratificazione, gioco degli opposti. Ne coglie la poesia la fotografia artistica di Luciano Romano, con «Scala #1776» nella Lobby Blu. Lo spazio fisico si tramuta in spazio emotivo attraverso l’eleganza di questa scala di Palazzo Albertini di Cimitile, colta e resa con lo sguardo scenografico di un fotografo nato con il teatro, ma che è anche protagonista della vita urbana con «Song» e «mare»: 14 ritratti di musicisti napoletani scattati sulle spiagge del litorale napoletano per la fermata della metro Scampia.
Grazie a questo legame con l'arte e all’impegno nella promozione della cultura del territorio, la casa d'aste Finarte ha scelto de Bonart Naples per la sua sede napoletana, dove organizza incontri con esperti e collezionisti.
Napoli vive nell’hotel e ne riempie le visuali: il Ristorante The Macphersons Rooftop, con cucina mediterranea, e The NiqBar Rooftop, luogo di cocktail ricercati, offrono esperienze del gusto affacciati sul Golfo più celebre del mondo. Volutamente, le suite sono dedicate ai miti napoletani: Partenope, Ovo, Diamante, Sibilla, ‘Mbriana e Donna Regina (www.caracciolohospitality.com).
Partendo dal mito si esplorano alcuni luoghi che ne echeggiano la memoria. Come Caponapoli, la Collina Sacra, dove la leggenda vuole fu sepolta Partenope, la sirena dea protettrice di Neapolis. Qui sorsero l’acropoli greco-romana, il tempio di Demetra, poi la cittadella monastica e la Real Santa Casa degli Incurabili. Meditazione, ascetismo, preghiera, ma anche ricerca, carità e cura: nel 1522 Donna Lorenza Longo, nobildonna aragonese, fondò un ospedale dove, disse: «Qualsiasi donna ricca o povera, patrizia o plebea, indigena o straniera, purché incinta, bussi e le sia aperto» e dove nacque la prima scuola di ostetricia. Oggi il Museo delle Arti Sanitarie ne ripercorre l’epopea con il capitolo dedicato al medico santo Giuseppe Moscati, all’Orto Medico e alla strabiliante Spezieria- Farmacia Storica degli Incurabili, disegnata da Domenico Antonio Vaccaro nel 1729: un viaggio nel Settecento più misterioso tra simboli massonici, oltre 400 vasi originali, intagli dorati che rimandano alla pratica ostetrica e all’alchimia, il maestoso vaso marmoreo della Teriaca, l’antidoto delle meraviglie.
Echeggia origini leggendarie anche il complesso monumentale di Donnaregina, con il Museo Diocesano di Napoli: un unico itinerario tra il gotico della chiesa trecentesca e il barocco di quella seicentesca, anche in questo caso dall’origine legata all’universo femminile. Nel 1320 tre nobili sorelle della casata Toraldo, Donna Albina, Romita e Regina, innamorate dello stesso uomo, per non recarsi offesa, decisero di indossare il velo e fondarono tre monasteri.
E leggendaria è la pizza da Salvo a Chiaia, espressione di una cultura da salvaguardare ma in evoluzione, che cambia in base alla stagionalità e alla ricerca delle materie prime. La pizza del passato, del presente e del futuro. Assolutamente alchemica.
La poesia viaggia in treno. Il ritmo culla i pensieri, i paesaggi si susseguono e, mentre catturano l’attenzione, liberano l’immaginazione. Soprattutto se i vagoni propongono le suggestioni e le velocità del passato. Come, nel nord della Spagna, il Costa Verde Express, treno di lusso con vagoni restaurati degli anni ’20, suite Grand-Classe dotate di bagno, carrozze lounge bar e ristorante. Unisce, a scartamento ridotto, Santiago de Compostela a Bilbao, attraversando Galizia, Asturie, Cantabria e Paesi Baschi, lungo un itinerario di sei giorni. Ma offre anche un tragitto di soli tre giorni tra Oviedo e Bilbao o viceversa.
L’appuntamento è all’Hospital de los Reyes Católicos di Santiago de Compostela, lussuoso Paradores con vista sulla Cattedrale, fondato nel 1511 come ospizio per poveri e pellegrini. Si affaccia su Piazza dell’Obradoiro, dove il suono della cornamusa tradizionale, la gaita galiziana, accoglie i pellegrini che arrivano da ogni luogo tra canti e lacrime di gioia. Da questo lastricato, dove converge il cammino più famoso della Cristianità, si irradia una devozione festosa. Il prologo perfetto del viaggio. Con il bus gran turismo, che affianca il Costa Verde Express, si raggiunge il convoglio alla stazione di Ferrol. A bordo, tra boiserie, velluti, ottoni, dettagli Liberty e Deco, non stonerebbe incontrare Hercule Poirot in persona.
Dal grande finestrino della suite sembra di entrare nei giardini dalle ortensie giganti e negli orti che il treno lambisce. I declivi boscosi svelano a tratti la costa scura, dove il mar Cantabrico ha scavato profondi fiordi che proteggono i borghi dei pescatori da un mare impetuoso che si insinua nelle foci dei fiumi creando le rías, luoghi di incontro, molto pescosi, di acqua salata e dolce. Come a Viveiro, che vanta la rías più grande del Mar Cantabrico. La sera, nel vagone ristorante è protagonista ancora il mare, con acciughe, polipo, aragosta e tonno. La mattina è la campanella ad avvertire che la colazione è servita. Sferragliando, si arriva alla ría di Ribadeo, confine tra Galizia e Asturie, Riserva della biosfera. Numerosi i punti panoramici sulla scogliera e maestosa Playa de las Catedrales, spiaggia dove l’oceano e il vento hanno pazientemente scolpito formazioni rocciose alte più di 30 m. Poetica Luarca, candido villaggio di pescatori, che sembra sfiorare il volo dei gabbiani. L’ecclettismo architettonico si è sbizzarrito invece a Gijón, con la Laboral Città della Cultura, fucina di creatività contemporanea. In città la spiaggia di San Lorenzo, dalle atmosfere d’antan, è frequentata da surfisti e famiglie. Tra le vie del centro d’obbligo una sosta in sidreria per gustare questo nettare a base di mele, patrimonio culturale delle Asturie che ne producono 40 milioni di bottiglie l’anno. È poi la volta della capitale Oviedo, in bilico tra i monti Cantabrici e il Golfo di Biscaglia, con il centro medievale attorno alla cattedrale gotica del Santo Salvatore e, come contraltare, cento statue bronzee moderne disseminate tra le vie. Tante le prelibatezze che le sono valse la nomina di Capitale spagnola della Gastronomia per il 2024.
Il giorno dopo, il bus del Costa Verde Express sale fino a Los Picos de Europa nel Parco Nazionale de Los Picos, dove pascolano placide le mucche e le capre dal cui latte nascono i prelibati formaggi asturiani. Punto di ingresso al parco è maestoso il Santuario di Covadonga, dove nel 722 Pelagio sconfisse i Mori, dando inizio alla Riconquista e dove riposa in una grotta.
A ritroso si viaggia anche in Cantabria, nel museo di Altamira che riproduce la «Cappella Sistina» del Paleolitico, e a Santillana del Mar, villaggio nato nell’VIII sec. attorno alla Chiesa Collegiata di Santa Giuliana.
Conserva la sua nostalgica signorilità Santander, capoluogo della Cantabria, oggi mecca di surfisti e un tempo meta dell’aristocrazia europea.
Ultima tappa è Bilbao, la città più grande dei Paesi Baschi. Il Casco Viejo, il quartiere storico, con la grande Piazza Nueva, regno dei pintxos, gli stuzzichini baschi, si affaccia all‘altra sponda del fiume Nerviòn, dove il ponte di Calatrava e il Museo Guggenheim testimoniano la creatività del presente, mentre i cantieri dei quartieri a venire strizzano l’occhio al futuro. Ma i treni non possono abbandonare i loro binari e, per il Costa Verde Express, è tempo di ripartire, questa volta verso Santiago. Info: www.renfe.com.
A sud-ovest il granito e i ghiacciai del Gruppo Adamello-Presanella, originato da una massa rocciosa magmatica risalita dalla crosta terrestre. A sud-est le Dolomiti del Gruppo Brenta, patrimonio UNESCO, un tempo sommerse dal mare. Tra loro Madonna di Campiglio, perla del Trentino, che deve a questa fortunata geologia, giocata tra fuoco e mare, la sua bellezza. Complice una posizione isolata che l’ha preservata e che ha conquistato ospiti illustri, come l’imperatrice Sissi, che qui si recò in vacanza due volte. Una internazionalità iniziata nell’800, che oggi continua senza nulla togliere alla sua autenticità trentina. Perché Campiglio sa unire il fascino di una mecca dell’alpinismo a quello di caffè e ristoranti rinomati, così che la vita montana e quella mondana si mescolano con disinvoltura. E strizza l’occhio agli sportivi, proponendo novità per quest’estate, come il nuovo tracciato ciclabile DO-GA, ovvero Dolomiti-Garda, che unisce lungo 110 km il Parco Naturale Adamello Brenta a Riva del Garda. Lo si percorre insieme alle guide Mtb con gran finale in battello a Limone per un aperitivo. Nuova, sulle orme dei pionieri dell’alpinismo, anche «La Via delle Normali» che collega, in sei tappe, 10 cime lungo 45 km (15 di sola arrampicata) da percorrere in 6 o 7 giorni. Si dorme in rifugi e si affronta la verticalità in autonomia o con una guida alpina, in base alle proprie capacità. Meno impegnative, il 20 e il 27 agosto, le escursioni del progetto «Let’s Green. No Time to Waste», per imparare pratiche di salvaguardia ambientale con gli esperti del Parco Naturale Adamello Brenta e di Plastic Free onlus.
«Sentieri dell’acqua» sono invece 12 escursioni che conducono a cascate note, come quelle di Vallesinella e della Val Genova, e meno conosciute, come la Cascata della Cravatta in Val di Breguzzo e La Regina del lago in Val di Daone.
Membro del Club dei Territori di Eccellenza della Fondazione Altagamma, quest’anno Campiglio protrae le iniziative estive fino a settembre. «Spiagge Alte», il 6 e 13 settembre, è un’escursione accompagnata verso torrenti e laghi allietata da cocktail realizzati al momento e da un cestino di delizie trentine. Quando le rocce dolomitiche virano al rosa e va in scena l’Enrosadira, si brinda nei rifugi con «Tramonti in alta quota», in programma il 13 settembre al rifugio Stoppani e il 20 settembre al rifugio Spinale.
La natura alpina concilia il benessere. Ogni martedì, giovedì, sabato e domenica fino al 29 settembre, «Dolomiti Natural Wellness» propone sette percorsi sensoriali dedicati a yoga, meditazione, abbraccio degli alberi, passeggiate a piedi nudi sull’erba e nell’acqua. A Caderzone Terme, fino al primo di ottobre, il programma «Relax & Cena nel 'Borgo» prevede un pomeriggio nella Spa delle Terme Val Rendena e una cena romantica a Palazzo Lodron Bertelli.
Non manca la grande musica con il Festival «I Suoni delle Dolomiti». Il primo appuntamento è dedicato all’alba con la Camerata Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam l’8 settembre a Prà Castron di Flavona. Il 10 settembre, alla Malga Vallesinella Alta, si esibisce il quartetto di voci femminili Faraualla, seguito il 17 settembre alla Malga Brenta Bassa da Raphael Gualazzi, con radici nelle sonorità Jazz, Soul, R’n’B e Pop. Infine, il Camp Centener, balconata sulla Val Rendena, ospita Sarah Willis, virtuosa del corno francese dei Berliner Philharmoniker, in uno show insieme a «The Sarahbanda», tra ritmi caraibici e tradizione classica.
Per il dopo passeggiata i locali non mancano. Storico e di fascino il Caffè Suisse, antica casa di caccia dell’imperatore Francesco Giuseppe, affacciato sul «palconscenico» di Piazza Righi. Tra i ristoranti di specialità trentine: l’Osteria El Volt dela Baita in centro e, in quota, la Malga Ritorto e lo Chalet Spinale con cucina gourmet. Da provare i tre stellati: Il Gallo Cedrone, la Stube Hermitage e il Dolomieu.
Si soggiorna con vista sulle Dolomiti di Brenta al Bio Hotel Hermitage e al Panorama Hotel Fontanella. Centrale l’Hotel Splendid, con vista sul laghetto. Vicino a Campiglio, piccolo e raffinato, il Pimont Alpine Chalet, e accogliente il Garnì Sant’Antonio.
I prodotti locali si comprano nella Boutique del gusto - gourmet market Ballardini, mentre per oggettistica trentina, anche antica, e gioielli d’antan, Casa Cozzio è una miniera di curiosità. Info: www.campigliodolomiti.it.





