2025-10-02
Niente accordo fra partiti sul debito. Mezza America chiude i battenti
Chuck Schumer (Getty Images)
Attività federali non essenziali sospese dopo la mancata quadra sulla legge di spesa. Sullo stallo pesa il muro dei dem per i sussidi alla sanità. L’ultimo shutdown costò 11 miliardi. JD Vance: se continua dovremo licenziare.Lo scontro politico statunitense tra democratici e repubblicani è sfociato in uno shutdown: la chiusura, cioè, delle attività federali considerate non essenziali. Si tratta di una situazione scaturita dal fatto che i due partiti non sono riusciti a trovare un accordo per finanziare il governo entro la fine dell’anno fiscale 2025, chiusosi a mezzanotte del primo ottobre. Quanto accaduto non ha stupito più di tanto. Negli scorsi giorni, le probabilità che si arrivasse a uno shutdown erano infatti significativamente aumentate. I parlamentari dem e repubblicani hanno a lungo discusso per approvare un bilancio di breve termine, che potesse evitare la chiusura almeno fino a novembre: l’idea era infatti quella di prendere tempo per proseguire con le trattative e arrivare così a un’intesa di lungo periodo entro la fine di dicembre. Ciononostante le due parti non sono riuscite a trovare la quadra per l’accordo tampone: la sua approvazione al Senato richiedeva infatti un quorum di 60 voti, mentre la maggioranza dei repubblicani si ferma attualmente a 53 seggi. In particolare, la misura del Gop è stata sostenuta da tre senatori dem, mentre un repubblicano si è espresso contro: il provvedimento non ha quindi superato i 55 voti. Il punto di rottura è, nella fattispecie, avvenuto sui sussidi aggiuntivi per la riduzione dei costi delle assicurazioni sanitarie: sussidi che, previsti nell’ambito dell’Obamacare e approvati dai dem nel marzo 2021, dovrebbero scadere il prossimo 31 dicembre. I parlamentari dell’Asinello chiedevano che l’estensione di tali sussidi fosse inserita nell’eventuale accordo di breve termine: una posizione rifiutata dai repubblicani, che volevano discutere di questo dossier tra novembre e dicembre. Tutto ciò ha generato una situazione di stallo che ha infine portato allo shutdown. Subito, neanche a dirlo, è partito il rimpallo di responsabilità tra i partiti. «I dem hanno chiuso il governo», si leggeva ieri sul sito web della Casa Bianca. «Il presidente Trump definisce “radicale” ciò che vogliono i democratici. Presidente Trump, non è radicale affermare che gli americani meritano premi sanitari più bassi», ha dichiarato, dal canto suo, il capogruppo dem al Senato, Chuck Schumer. «I dem si sono piegati all’estrema sinistra e hanno bloccato il governo», ha replicato il leader della maggioranza al Senato, John Thune. Il riferimento era probabilmente al fatto che, a marzo, l’ala più progressista del Partito democratico aveva accusato Schumer di essere stato troppo arrendevole nei confronti dell’amministrazione Trump proprio sul tema del finanziamento alle attività governative: quello stesso Schumer che teme di vedersi presto conteso il seggio senatoriale di New York dalla deputata dem di estrema sinistra, Alexandria Ocasio-Cortez.Certo, lo shutdown può rivelarsi politicamente rischioso per entrambi gli schieramenti. Ma forse, questa volta, il problema maggiore è per l’Asinello. Senza dubbio, la sanità è un tema particolarmente sentito e, almeno in teoria, potrebbe danneggiare il Partito repubblicano e Donald Trump. Tuttavia, il presidente americano si è mosso per ridurre questo pericolo: martedì, ha infatti annunciato di aver raggiunto un accordo con Pfizer, in cui il colosso farmaceutico si è impegnato a vendere i propri prodotti a prezzi inferiori. Non solo. Lo shutdown potrebbe anche offrire alla Casa Bianca l’occasione per conseguire uno dei suoi principali obiettivi: il siluramento di un elevato numero di dipendenti pubblici. Era lo scorso 25 settembre, quando Nbc riportò che l’amministrazione americana stava preparando una richiesta alle agenzie federali, volta ad attuare una «riduzione del personale» in caso di shutdown. Inoltre, proprio ieri, JD Vance ha dichiarato: «Se questa situazione si trascina per altri giorni o, Dio non voglia, per settimane, dovremo licenziare del personale». Il vicepresidente ha poi confermato che il congelamento di 18 miliardi di dollari per progetti infrastrutturali a New York va letto anche come una risposta alla linea di Schumer. Per i dem, la situazione è invece più spinosa. Ieri, il comitato editoriale del Washington Post ha sottolineato che l’ala sinistra dell’Asinello «sta spingendo il suo partito in una direzione disastrosa». Trump, in questo momento, ha il coltello dalla parte del manico. E il massimalismo dei progressisti potrebbe portare l’intero Partito democratico alla paralisi, viste le sue spaccature intestine. Tanto più che l’ala sinistra dei dem è costantemente mossa dalla logica dell’«o tutto o niente»: e non è affatto detto che un simile atteggiamento barricadiero riscuota chissà quale consenso a livello politico-elettorale. In tutto questo, vale anche la pena di ricordare che, solitamente, l’impatto economico degli shutdown inizia a sentirsi dopo alcuni giorni. L’ultima chiusura di questo tipo è avvenne a cavallo tra il 2018 e il 2019: durò, sì, 35 giorni, ma si verificò durante le vacanze di Natale. Il Congressional Budget Office stimò che quello shutdown costò 11 miliardi di dollari all’economia americana: gran parte della cifra fu recuperata successivamente, sebbene si fosse registrata alla fine una perdita definitiva pari a tre miliardi. Nel frattempo, l’Adp National Employment Report ha mostrato ieri che, a settembre, il settore privato statunitense ha perso 32.000 posti di lavoro: un dato che, oltre a far scendere il rendimento dei Treasury a dieci anni sotto il 4,1%, potrebbe portare la Fed ad abbassare ulteriormente i tassi.
Matteo Bassetti (Imagoeconomica)
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La Fondazione per la scuola italiana, ente non profit finanziato da privati, ha lanciato un bando da 600mila euro per sostenere le venti filiere più significative del modello di formazione tecnico-professionale 4+2. L’iniziativa è realizzata con il supporto scientifico dell’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (Indire).
Con l’ultimo Decreto legge Scuola, il percorso 4+2 — che consente di conseguire il diploma in quattro anni e proseguire con due anni di specializzazione presso gli ITS Academy — è entrato a regime, affiancando i tradizionali percorsi quinquennali. Il bando è rivolto agli istituti capofila che abbiano sottoscritto un accordo di rete con gli altri soggetti della filiera. Le candidature devono essere presentate entro il 24 ottobre e saranno valutate da una commissione di esperti nominata dalla Fondazione.
La graduatoria terrà conto di diversi criteri, tra cui il numero di ore di laboratorio nelle discipline STEM e nelle imprese, la progettazione di unità didattiche interdisciplinari, la formazione specifica dei docenti, il sistema di monitoraggio, i progetti di economia circolare e quelli di internazionalizzazione. Le venti filiere vincitrici, selezionate nel limite di cinque per indirizzo e tre per regione, potranno investire i fondi per rafforzare la didattica innovativa, avviare programmi di scambio con l’estero e potenziare l’orientamento dei diplomati.
«L’obiettivo non è solo premiare i progetti più efficaci, ma diffondere buone pratiche replicabili a livello nazionale», ha spiegato il presidente della Fondazione, Stefano Simontacchi, sottolineando anche l’attenzione alle aree svantaggiate nella ripartizione dei fondi.
Secondo Francesco Manfredi, presidente di Indire, il consolidamento del modello 4+2 passa da «un accompagnamento scientifico qualificato, monitoraggi costanti e un lavoro metodologico condiviso». L’obiettivo è costruire percorsi formativi capaci di rispondere meglio alle esigenze culturali e professionali delle nuove generazioni.
Il bando si inserisce nell’accordo tra la Fondazione e Indire per l’attuazione del Piano nazionale di accompagnamento alla sperimentazione della filiera tecnologico-professionale. Parallelamente, la Fondazione porta avanti il programma EduCare per sostenere singole scuole con progetti su laboratori didattici, efficientamento energetico e sicurezza infrastrutturale.
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