2025-10-02
L’ultima follia: cancel culture di destra
Jason Stanley. Nel riquadro, il suo ultimo libro
Tesi bizzarra in un libro edito da Solferino: non è il woke che manipola la storia, ma sono i fan del presunto ritorno del fascismo. In Uk condanne a raffica per i commenti online.Solferino, editore legato al Corriere della Sera, ha appena dato alle stampe un libro molto coraggioso. Nel senso che ci vuole vuole del coraggio a prenderlo sul serio. Si intitola Cancellare la storia e lo firma Jason Stanley, già professore universitario a Yale e alla Cornell, da qualche tempo rifugiatosi all’Università di Toronto per paura del clima politico creatosi negli Stati Uniti con l’ascesa di Donald Trump. E già questo basta a qualificarlo.Eppure, malauguratamente, i suoi lavori godono di grande visibilità e diffusione. Solferino definisce il suo nuovo saggio «Documentatissimo e profondamente necessario», un testo che «rappresenta una chiamata alle armi che non potrà lasciare indifferente chi ha a cuore il destino dei principi di libertà e uguaglianza. Prima che sia troppo tardi». Ma di che parla questo bel tomo? Dice Solferino: «Jason Stanley ci rende consapevoli dell’offensiva fascista all’istituzione più egualitaria di tutte, la scuola: non uno spettro da temere, ma una drammatica realtà, negli Stati Uniti e altrove». E ancora: «È un fatto innegabile che i movimenti fascisti siano in ascesa a livello globale: se vogliamo contrastarli, dobbiamo comprenderne i meccanismi. Uno, centrale, è la cancellazione della storia, ridotta a una narrazione unica e uniforme, emanazione del gruppo dominante e strumentale al mantenimento delle gerarchie. Ma perché la storia è percepita come una minaccia dai vecchi e nuovi autoritarismi? Perché il suo studio conduce a una visione plurale e dialettica del passato e tiene conto dei momenti in cui, invece, la gerarchia è stata messa in discussione e sovvertita. Grazie alla storia, i cittadini imparano che può esserlo di nuovo: ecco perché fa paura».Stanley, in effetti, ha la faccia tosta di sostenere non solo che esista il pericolo di un ritorno del fascismo, ma afferma pure che tipica di questo nuovo regime in fieri sarebbe la manipolazione della storia e del passato in genere. Insomma, siamo giunti al sovvertimento totale. Se qualcuno ha provato a sostenere che «la sinistra non è woke», Stanley fa di peggio: finge che il woke e la cultura della cancellazione non siano mai esistite ma che esista, invece, una analoga minaccia proveniente da destra.Potremmo ovviamente citare centinaia di esempi di statue abbattute, libri modificati, episodi storici riscritti, film emendati e altre simili baggianate, il tutto ovviamente prodotto dalla sinistra estrema e moderata. Ma per smentire platealmente la tesi di Stanley (che è poi quella di numerosi intellettuali di casa nostra) basta raccontare un piccolo episodio accaduto nel Regno Unito.Il 25 settembre scorso, di mattina, la polizia a fatto irruzione in casa di un signore dello Yorkshire di nome Pete North. Costui, 47 anni, è molto attivo sulla rete e non fa mistero delle sue posizioni nazionaliste. Ebbene, gli agenti lo hanno arrestato per via di alcuni post e meme pubblicati sui social in cui mandava a quel paese Hamas, la Palestina e i musulmani. Intendiamoci: North è stato sgradevole e superficiale, molto rabbioso nei toni. Ma ritenere che sia colpevole di diffondere odio e arrestarlo per questo è scandaloso, semplicemente indegno di un paese civile. Eppure è bastato che qualcuno che si occupa dei cosiddetti «crimini di odio» trovasse il suo post sgradevole per garantirgli una visita della polizia.Per sua fortuna, non è stato mandato a processo, cosa che però è capitata ad altri come Lucy Connolly, 31 mesi di condanna per un commento online. Ma la lista, in effetti, è smisurata. Basta leggere la denuncia presentata dalla europarlamentare Christine Anderson a giugno. «Recenti resoconti pubblicati sul Times rivelano che la polizia del Regno Unito effettua oltre 30 arresti al giorno per comunicazioni online “offensive” in base a leggi vaghe che criminalizzano i messaggi che causano fastidio o ansia», ha scritto la Anderson. «Solo nel 2023 si sono verificati oltre 12.000 arresti di questo tipo, con le associazioni per le libertà civili che hanno lanciato l’allarme per un effetto paralizzante sulla libertà di parola. La maggior parte dei casi non si conclude con una condanna, eppure gli individui sono sottoposti a detenzione da parte della polizia e danni alla reputazione semplicemente per aver espresso opinioni controverse online».Sono, quelli elencati, dati agghiaccianti, per altro in continuo aumento. Indicano che esiste una reale emergenza riguardante la libertà di espressione nel Regno Unito, e pure - in misura diversa - nel resto dell’Occidente. Da noi, però, non se ne parla quasi. In compenso, si pubblicano libri inutili e stupidini sul pericolo fascista.
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