2025-11-17
Israele attacca ancora l’Unifil
Benjamin Netanyahu (Ansa)
Colpi sulle forze Onu in Libano. Gerusalemme: «Abbiamo confuso i soldati per sospetti a causa del maltempo». E l’esercito avverte: «Se necessario operazioni a Gaza».Ennesimo attacco alle stazioni Unifil in Libano da parte dell’Idf, ennesimo rimpallo di responsabilità. «Le forze israeliane (Idf) hanno aperto il fuoco contro peacekeeper di Unifil da un tank Merkava nei pressi di una postazione allestita da Israele in territorio libanese» ha denunciato Unifil ieri mattina, precisando che «i colpi sono arrivati a circa cinque metri dai peacekeeper, che erano a piedi» e sono stati costretti a mettersi al riparo. «I caschi blu hanno chiesto alle Idf di cessare il fuoco tramite i canali di collegamento di Unifil. Sono riusciti ad allontanarsi in sicurezza circa trenta minuti dopo, quando il carro armato Merkava si è ritirato all'interno della postazione delle Idf. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito». Poco dopo l’Idf si è difeso chiarendo di non aver «sparato deliberatamente» contro le forze di pace delle Nazioni Unite in Libano. Hanno affermato di aver scambiato i soldati per «sospetti» a causa «delle cattive condizioni meteorologiche». «Domenica mattina, due sospetti sono stati identificati nella zona di El Hamames, nel Libano meridionale. Le truppe hanno poi sparato colpi di avvertimento. Dopo la verifica, è stato stabilito che i sospetti erano soldati delle Nazioni Unite in pattuglia nella zona» hanno precisato, aggiungendo di aver messo la questione «sotto inchiesta». Nelle stesse ore il premier israeliano Benjamin Netanyahu tornando sulla creazione di uno Stato palestinese ha ribadito con forza che non ci sarà mai «a ovest del fiume Giordano» chiarendo che si tratta di una posizione che «non è cambiata di una virgola». Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha dichiarato che Israele non accetterà la creazione di uno Stato palestinese e che le Forze di Difesa israeliane manterranno la loro presenza nelle zone strategiche a Gaza ma non solo perché «le Forze di Difesa israeliane rimarranno sul Monte Hermon e nella zona di sicurezza. Gaza sarà smilitarizzata fino all’ultimo tunnel e Hamas sarà disarmata nell’area gialla dalle forze di difesa israeliane e dalla forza internazionale o dall’Idf» e Netanyahu ha aggiunto: «O accadrà nel modo più facile o nel modo più difficile. Questo è quello che ho detto, e questo è quello che ha detto anche il presidente Trump».D’altra parte, anche il capo di stato maggiore dell’Idf ha chiarito che l’esercito è preparato per un’operazione in larga scala nel caso in cui si rendesse «necessario». Eyal Zamir ha aggiunto: «Nella Striscia di Gaza, manteniamo il controllo operativo di oltre il 50% dell’area, senza controllare la popolazione civile. La Linea gialla funge da linea di sicurezza e continuiamo a operare per prevenire la ricostituzione di Hamas mantenendo aree chiave, nonché gli ingressi all’enclave». Intanto in Israele si vuole chiudere il doloroso capitolo del 7 ottobre, ma la commissione d’inchiesta stenta a partire. Il governo ha annunciato l’istituzione di una commissione indipendente, quindi non statale, per indagare sulle falle nella sicurezza che hanno agevolato gli attacchi commessi da Hamas nel 2023. Secondo i media israeliani, Netanyahu dovrebbe nominare una commissione ministeriale speciale, che sarà incaricata di formulare il mandato della commissione, i temi che saranno oggetto di indagine e i tempi previsti per le indagini. I membri di una commissione statale d’inchiesta invece avrebbero dovuto invece essere nominati dal presidente della Corte Suprema, e non da politici. La commissione avrà 45 giorni di tempo per presentare le sue raccomandazioni al governo. Netanyahu, a differenza di altri alti funzionari israeliani, ha sempre negato di avere responsabilità e che eventuali colpe sarebbero da attribuire esclusivamente agli apparati di sicurezza.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 novembre con Flaminia Camilletti