2025-06-01
Hamas alza la posta: «Rilascio in 5 fasi». Per Israele è un no
I miliziani rilanciano dopo la proposta Usa: «Pronti 10 ostaggi e 18 corpi». Allarme dell’Aiea sul programma nucleare dell’Iran.Ieri pomeriggio il canale egiziano Al-Rad, citato da diversi media israeliani, ha riferito che Hamas avrebbe presentato una controproposta all’inviato statunitense, Steve Witkoff, proponendo una diversa scansione temporale per la liberazione degli ostaggi. Secondo quanto riportato, il movimento jihadista palestinese vuole suddividere il rilascio in cinque fasi, anziché due, concentrate nella prima settimana di tregua. Nel dettaglio, Hamas sarebbe disposto a liberare quattro ostaggi vivi nel primo giorno della tregua, altri due al trentesimo giorno, e ulteriori quattro al termine del cessate il fuoco, previsto dopo 60 giorni. Per quanto riguarda i cadaveri degli ostaggi deceduti, la restituzione avverrebbe in due momenti: il trentesimo e il cinquantesimo giorno dell’accordo. Un funzionario israeliano, parlando con i media locali sotto garanzia di anonimato, ha affermato che Gerusalemme considera la risposta di Hamas alla proposta di Witkoff come un «rifiuto di fatto». La replica del movimento jihadista palestinese includerebbe infatti una serie di modifiche sostanziali al piano avanzato dal mediatore statunitense inviato all’inizio della settimana dopo il via libera del capo negoziatore israeliano, il ministro degli Affari strategici, Ron Dermer. Sebbene Hamas abbia dichiarato di aver già trasmesso la propria posizione sul progetto d’intesa per il rilascio degli ostaggi, una fonte coinvolta nel dossier ha riferito al Times of Israel che i mediatori sono ancora impegnati in un dialogo con la leadership del gruppo per cercare di ammorbidire alcune delle richieste avanzate. Ieri è emerso che l’Iran ha condotto in passato attività nucleari segrete utilizzando materiale non dichiarato in tre siti da tempo oggetto d’indagine da parte dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). È quanto emerge da un ampio rapporto riservato, visionato da Reuters e destinato agli Stati membri dell’organismo di controllo delle Nazioni Unite. Secondo il documento, definito «completo» e redatto su richiesta del Consiglio dei governatori dell’Aiea lo scorso novembre, «queste tre località, e altre correlate, facevano parte di un programma nucleare strutturato non dichiarato portato avanti dall’Iran fino all’inizio degli anni 2000, e che alcune attività hanno utilizzato materiale nucleare non dichiarato». Il rapporto, consultato anche dall’Associated press, evidenzia inoltre che al 17 maggio Teheran ha accumulato 408,6 chilogrammi di uranio arricchito fino al 60%, segnando un incremento di 133,8 chilogrammi rispetto all’ultimo aggiornamento pubblicato a febbraio, che indicava una quantità di 274,8 chilogrammi. Tali livelli di arricchimento rappresentano un breve passo tecnico dal raggiungimento della soglia del 90% necessaria per la produzione di un’arma nucleare. A questo proposito, il direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi, ha più volte messo in guardia la comunità internazionale, affermando che «l’Iran è l’unico Stato non dotato di armi nucleari che sta raggiungendo questo livello di arricchimento». Grossi ha inoltre rinnovato il suo appello a Teheran, esortandola a «collaborare pienamente ed efficacemente» con l’Agenzia Onu. Benjamin Netanyahu ha lanciato un nuovo appello alla comunità internazionale affinché intervenga con urgenza contro l’Iran, alla luce di questo ultimo rapporto. In una nota il premier ha sostenuto che il documento Aiea conferma come il programma nucleare di Teheran non sia di natura pacifica. «Il livello di arricchimento dell’uranio raggiunto dall’Iran non può essere giustificato con fini civili». Il capo del governo israeliano ha ribadito che l’Iran rimane determinato a portare avanti il proprio progetto atomico e ha sollecitato una reazione della comunità internazionale: «Bisogna agire ora per fermare l’Iran». Il ministero degli Esteri iraniano ha bollato come «politico» e parziale il recente rapporto dell’Aiea, accusando l’organismo Onu di aver redatto un documento squilibrato.Intanto un nuovo atto di antisemitismo ha scosso Parigi: nella notte, due sinagoghe, un ristorante e una parte del memoriale dell’Olocausto sono stati presi di mira e imbrattati con vernice verde. A denunciare l’accaduto è stato il sindaco, Anne Hidalgo, che ha pubblicato un messaggio su Instagram. «Condanno con tutte le mie forze questa intimidazione», ha dichiarato, aggiungendo che «l’antisemitismo non ha posto a Parigi» e annunciando l’intenzione di sporgere denuncia contro i responsabili. Anche il ministro dell’Interno francese, Bruno Retailleau, è intervenuto sull’episodio, esprimendo su X il proprio sdegno: «Immenso disgusto per questi atti vergognosi diretti contro la comunità ebraica», ma qui è bene ricordare che in Francia, nel corso del 2024, sono stati registrati 1.570 atti di antisemitismo. Infine, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha annunciato che Adam, unico figlio sopravvissuto della pediatra di Gaza Alaa al-Najjar, sarà accolto in Italia. Il bambino arriverà accompagnato dalla zia e dai suoi figli non appena saranno completate le necessarie autorizzazioni. Il suo intervento chirurgico potrebbe tenersi l’11 giugno.
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)