2024-07-19
Ai giornali di sinistra serve un Berlusconi. Da quando non c’è più muoiono anche loro
Marina e Pier Silvio Berlusconi (Getty Images)
I media progressisti ossessionati dalla famiglia, fra polemiche insulse e il sogno di un figlio in politica: riavrebbero un bersaglio.Per trent’anni hanno provato a eliminarlo in ogni modo e ora che è morto, invece di mettersi l’animo in pace, continuano a essere ossessionati dal suo nome. Lui, ovviamente, è Silvio Berlusconi, che nonostante sia scomparso da più di un anno, è presente come non mai nel dibattito politico-giornalistico. L’ultima prova dell’ingombrante convitato di pietra è fornita dall’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa. È bastato che lo scalo fosse a lui dedicato perché i comitati che per trent’anni lo hanno avversato si risvegliassero dal torpore, proponendo una raccolta di firme per cancellarne il nome. Perfino un tipo come Beppe Sala, sindaco di Milano, che pure avrebbe argomenti ben più importanti di cui occuparsi, ha sentito l’obbligo di intervenire, rivolgendosi direttamente a Marina Berlusconi. Bene ha fatto il fratello di quest’ultima, Pier Silvio, vicepresidente e amministratore delegato di Mediaset, a rispondergli per le rime, invitandolo a lasciar perdere le polemiche e lavorare perché la città da lui guidata sia più sicura e meno sporca. A prescindere dal merito del nome prescelto per l’aeroporto lombardo, ciò che colpisce è quanto ancora sia presente Berlusconi nel dibattito politico, anche a un anno dalla morte. Addirittura, dopo averlo avversato e insultato per anni, certi giornali non sanno fare a meno di lui e quasi invocano una ridiscesa in campo, se non sua - a meno di una resurrezione - almeno dei figli.Marina concede un’intervista al Corriere in vista dell’anniversario della morte e, tra una domanda e l’altra, si lascia sfuggire una battuta sui diritti civili? Per gran parte della stampa è il segnale che la primogenita del Cavaliere scalpita e si prepara a entrare nell’agone politico. I «retroscenisti», creature nate nelle fantasiose redazioni dei quotidiani italiani per definire figure di cronisti nei cui articoli non si distingue la cronaca dal pettegolezzo, scrivono che la presidente di Fininvest e della Mondadori non vede l’ora di liquidare Antonio Tajani, capo di Forza Italia, per riunire i moderati. Marina sarebbe a un passo dall’annuncio. Ma poi trascorrono le settimane e non accade nulla, eppure la stampa comunque accredita l’insoddisfazione della famiglia Berlusconi per come vanno le cose politiche.Poi capita che, come accade ogni anno, il numero uno di Mediaset partecipi alla cena per presentare i palinsesti, cioè i programmi per la prossima stagione. Ovviamente per i giornalisti a caccia di «discese in campo» è un’occasione ghiotta per rinfocolare l’argomento. E dunque ecco Repubblica, il quotidiano che per anni ha sognato di far fuori Berlusconi arrivando fino al punto di suggerire ai pm quando indagarlo, titolare «Piersilvio scuote la destra». Una tranquilla serata di chiacchiere intorno alla televisione che verrà, improvvisamente si trasforma in un attacco politico. Ora, se qualcuno volesse leggere le frasi dell’erede del Cavaliere come un discorso rivolto ai partiti e ai suoi vertici, certo scorrendo le parole dell’amministratore delegato di Mediaset non direbbe che ha scosso la destra, ma semmai la sinistra. Infatti, Pier Silvio non ha detto che non gli sono piaciuti i tempi e i modi dell’intitolazione dell’aeroporto a suo padre. Anzi, ha precisato che qualsiasi cosa sia destinata a portare il nome del papà alla famiglia fa piacere. Quanto ai tempi e ai modi, ha aggiunto che né lui né i fratelli sono stati informati preventivamente. «Non siamo stati coinvolti e onestamente poco importa». Era opportuno farlo adesso o più avanti? «Non lo so. Però polemizzare con questi toni e in questo modo non mi è piaciuto». A chi si riferiva il secondogenito del Cavaliere? Ovvio, a Beppe Sala. «Le modalità non mi hanno fatto impazzire. Era chiaro che si sollevava la polemica, ma mi ha fatto ancor più incavolare, rispetto alla polemica che era prevedibile, la polemica della polemica. Sala che scrive a mia sorella sui social. A lui dico: dì se sei favorevole o no. Non rompere». Insomma, un calcione sferrato senza troppi giri di parole. E ribadito con un invito a occuparsi della metropoli lombarda. «Io vivo in Liguria, ma tutte le le volte che ci vado (a Milano, ndr), è un disastro, per traffico, delinquenza, buche». «Se sono arrabbiato con la Lega (per l’intitolazione dell’aeroporto e le conseguenti polemiche, ndr)? Sala mi ha fatto più arrabbiare. Usa la dedica per fare politica». Però, nonostante queste parole, Pier Silvio ha scosso la destra. Perché? Per aver detto che sente il fascino della politica. Nonostante abbia escluso una discesa in campo, la stampa che per trent’anni si è nutrita del conflitto con Berlusconi, alimentando copie e rancori, cede alla nostalgia e si illude che prima o poi un figlio del Cavaliere, Marina, Pier Silvio o Barbara (sì, hanno tirato in ballo anche lei) si decida. A lungo hanno irriso i fedelissimi di Forza Italia che cantavano Meno male che Silvio c’è e ora che lui non c’è più si illudono che ne spunti un altro, uomo o donna non importa. Ciò che conta è che faccia risorgere il mito di Berlusconi. Repubblica e compagni insomma sono orfani di una dinastia. A loro non basta Giorgia Meloni da attaccare quotidianamente, vogliono un altro bersaglio grosso che porti il nome della Grande famiglia. Altrimenti, la guerra dei trent’anni si conclude e con essa muoiono un po’ anche loro.
Xi Jinping e Donald Trump (Ansa)