2021-11-25
Giorgetti svicola sullo scorporo ma apre al fondo americano in Tim
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il ministro sottolinea l’importanza di «convincere soggetti internazionali a investire in Italia. La loro attenzione è positiva». Prime riunioni per valutare il futuro dei cavi e di Telsy. Oggi Cdp scopre le carteIl ministro Giancarlo Giorgetti sembra aprire agli americani sul caso Tim e si discosta da Matteo Salvini. Secondo l’attuale numero uno del Mise, che si è espresso ieri al question time della Camera, «parlare allo stato attuale di esercizio dei poteri speciali è prematuro perché bisognerà attendere gli sviluppi con i contenuti dell’operazione che andrà vagliata dal punto di vista dei profili strategici». Il riferimento è tutto all’esercizio della golden power. «C’è molto interesse per questa iniziativa», ha aggiunto ieri Giorgetti, «nonostante siamo in una fase prodromica. Il governo si è già attivato e sta monitorando con la cabina di regia voluta dal presidente Draghi». Giorgetti ha comunque sottolineato l’importanza di «convincere soggetti internazionali a investire in Italia. Il fatto che ci sia l’attenzione da parte di un grande fondo americano per un’azienda italiana è qualcosa che va valutato positivamente». Il riferimento è ovviamente al fondo di private equity americano Kkr. Sul tema, invece, il numero uno della Lega esprime una posizione diversa. Da giorni Salvini ribadisce la sua posizione contraria all’operazione. «A Tim, e quindi all’Italia», aveva già sostenuto, «servono un partner e un piano industriale che valorizzino e rafforzino l’azienda, non un’operazione finanziaria che rischia di portare a uno spezzatino di una realtà così importante per il Paese». Per il capo di via Bellerio, alla prima tlc italiana serve anche un radicale rinnovamento dei vertici. Una posizione che sembra in linea con quella deglia zionisti francesi che più volte hanno fatto sapere di non essere contenti dei risultati portati dall’attuale ad della telco, Luigi Gubitosi. «Visti i non brillanti risultati degli ultimi mesi, il cambio ai vertici auspicato da più parti pare tema non più rinviabile», aveva sottolineato Salvini in una nota. «Più di 40.000 dipendenti, 20 milioni di chilometri di fibra, ruolo strategico nella cybersicurezza: Tim è un patrimonio per l’Italia e merita un piano industriale serio anziché rischiare di scommettere su progetti unicamente finanziari legati a fondi internazionali che hanno il profitto come unico obiettivo aprendo a scenari preoccupanti, tra spezzatino e incertezze sul futuro». In particolare, Salvini punta l’accento sulle infrastrutture di cui Tim dispone. Come spiegava il leader della Lega, non bisogna dimenticare «l’importanza strategica di società come Sparkle, dello sviluppo del cloud e delle tecnologie 5G», aziende «che sono alla base delle nuove tecnologie messe a disposizione di cittadini e imprese ma anche una enorme fonte di dati che devono rimanere in mano italiana».La Lega, ha aggiunto ancora, «vigila affinché gli interessi del nostro Paese siano sempre al primo posto e sono certo che la Consob stia seguendo con attenzione la vicenda, visto che qualcuno in queste ore sta guadagnando cifre importanti».Il riferimento, naturalmente, è tutto all’andamento del titolo Tim a Piazza Affari. Solo ieri le azioni della società hanno chiuso la giornata in crescita del 15,6% a 0,49 euro dopo un rally iniziato il 22 novembre, quando valevano 0,34 euro. Quello che è molto probabile, inoltre, è che il fondo Kkr si troverà obbligato ad alzare la sua offerta iniziale di 0,505 euro per azione, visto che al momento il titolo è già piuttosto vicino a quella soglia. C’è peraltro da credere, che almeno fino alla fine delle trattative, le montagne russe in Borsa non si placheranno. D’altronde, questi sono giorni decisivi per i vertici aziendali di Tim. Oltre all’offerta di Kkr cui pensare, ieri c’è stato il comitato nomine dell’azienda e oggi si terrà il consiglio di controllo dei rischi per discutere la situazione dopo che il maggiore azionista ha mostrato il suo disappunto verso l’operato dell’amministratore delegato. È ormai noto, infatti, che Vivendi, primo socio con oltre il 23% del capitale, sia interessato a trovare un dialogo con il governo e con Cassa depositi e prestiti.Il pressing è così intenso che, per il 26 novembre, giorno del cda straordinario del gruppo, anche se fino ad ora l’ordine del giorno del consiglio non è stato integrato con alcuna mozione che miri alla sfiducia dell’ad e alla revoca delle deleghe affidate a Gubitosi. Del resto, il numero uno del gruppo ha saputo gestire le operazioni straordinarie come la vendita del 37% di Fibercop a Kkr, e adesso si troverà a gestire anche le difficoltà legate al contratto calcistico con Dazn. Tra le critiche mossa dai francesi c’è anche la cessione delle torri Inwit che ha sì contribuito a ridurre i debiti, ma non sarebbe riuscita a riequilibrare indebitamento, investimenti e operatività. Non resta dunque che attendere e capire quale sarà la prossima mossa di Kkr. Il fondo americano dovrà presentare un’offerta ben dettagliata alzando la posta in gioco anche fino a 80 centesimi per azione se vuole avere qualche speranza di vittoria. C’è poi da capire come si vorrà muovere Cdp, società che starebbe valutando di aumentare la sua quota in Tim con l’obiettivo di avere più voce in capitolo sul futuro del gruppo e sulla spina dorsale dei dati che caratterizza l’azienda (e l’Italia). Oggi il nuovo ad Dario Scannapieco presenterà il piano industriale del prossimo triennio e non potrà non fare una operazione trasparenza sulla posizione della Cassa. Ieri in tarda serata, infine, il sito di gossip Dagospia ha pubblicato una indiscrezione se non vera, suggestiva. Per sbloccare la situazione e fare lo scorporo aleno di Telecom Sparkle e Telsy potrebbe scendere in campo Poste a sostegno di Cdp.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)