Generali, svolta storica della famiglia Benetton. Per votare Caltagirone molla Mediobanca

La scelta di campo dei Benetton su Generali, dove si schiererà a sostegno della lista presentata da Francesco Gaetano Caltagirone, potrebbe segnare un punto di svolta. Edizione, titolare del 3,94% del Leone, nell'annunciare la sua posizione al fianco dell'imprenditore romano e dei suoi alleati, ha fatto sapere che non sarà un voto contro la lista del cda e di Mediobanca ma un endorsement a chi chiede un cambio di rotta, per la comunanza con la visione imprenditoriale della cordata alternativa.
Un distinguo che non stempera la portata della decisione all'unanimità della famiglia veneta se si considera che all'assise del 2021 votò la lista Assogestioni. Comunque la si voglia interpretare i Benetton compiono un altro passo di allontanamento dal punto di vista strategico del gruppo da Mediobanca, da cui aveva cominciato a distanziarsi a settembre 2021 con l’uscita dal patto di consultazione della banca d’affari dove ha il 2,1%. Settembre è stato più volte un mese cruciale sull’asse Ponzano-Milano. I rapporti sono iniziati a settembre 2007, ma almeno per dieci anni, calcolando a settembre 2012 l’ingresso di Gilberto nel direttivo del patto, le relazioni fra Ponzano e Piazzetta Cuccia sono stati più stringenti.
E non solo perché Mediobanca abbia assistito i Benetton in moltissime operazioni. Del resto anche in queste settimane, il team di Alberto Nagel è advisor di Edizione nell’opa su Atlantia assieme a Blackstone e nel piano di integrazione fra Autogrill e Dufry. Risaliamo al 2008. Sintonia, la cassaforte dove i Benetton avevano concentrato le partecipazioni nelle infrastrutture -31,5% di Investimenti e Infrastrutture, la società che controlla Adr, e il 24,38% di Sagat (Aeroporto di Torino) -, aveva aperto le porte a Gs Infrastructure Partners, rispettivamente con il 3% e l’1% della società lussemburghese (Sintonia Sa) dalla capogruppo italiana (Sintonia Spa), secondo gli accordi presi a fine settembre 2007. Nel cda di Sintonia era entrato Alessandro Bertani, top manager di via Filodrammatici. Goldman e Mediobanca parteciparono a un aumento di capitale di 1,1 miliardi di euro per raggiungere rispettivamente il 16,3% e il 5,5% di Sintonia Sa.
Questa alleanza è durata fino al 2014 quando in funzione di un riassetto di Atlantia, fu sciolto il patto in Sintonia, anche se i rapporti Mediobanca-Benetton non se risentirono perché anni prima si erano intensificati su altri fronti con Fabrizio Palenzona. Il personaggio di Tortona era presidente di Gemina, di Adr e Aiscat, da tempo vicepresidente di UniCredit e di conseguenza, fino all’aprile del 2012, membro del cda Mediobanca che, come è noto, è stata in cabina di regia di molte operazioni chiave realizzate dalla famiglia Benetton, come l’avventura in Telecom, quella in Impregilo e l’acquisto del pacchetto Rcs di Stefano Ricucci nel giugno del 2006.Una liason che viene da lontano ma sancita dai fatti solo nel 2007, con l’ingresso di Edizione holding nel capitale dell’allora istituto di via Filodrammatici attraverso l’acquisto del 2,16% di Unicredit.
Gli intrecci sono stati tanti. Eppure, fino alla serata del 21 settembre 2012, Ponzano Veneto aveva girato al largo dai salotti buoni. Sia perché l’ingresso nel capitale poteva essere considerato «recente» rispetto alle storiche presenze di altri azionisti del gruppo B - a quei tempi il capitale era suddiviso in azioni A (banche), B (industriali), C (esteri) -, sia perché i Benetton non hanno mai ambito a una poltrona nella stanza dei bottoni del direttivo. I bene informati raccontano che dieci anni fa il preferito sarebbe stato Gilberto Benetton, dei quattro fratelli quello che masticava la finanza, perché avrebbero visto in lui l’uomo adatto a rappresentare gli interessi della famiglia di imprenditori, complice la fase delicata che l’istituto stava attraversando. Benetton, come dimostrato in altre occasioni, era la figura di equilibrio cruciale nelle fasi concitate, persone serie che pensano al conto economico e non amano i ribaltoni. All’epoca il plenipotenziario di Edizione era Gianni Mion che gestiva gli interessi finanziari della famiglia.
Poi, va tenuto presente con il congelamento del 2% che fa capo a Fondiara Sai in Mediobanca (oltre alla quota in Generali) imposto dall’Antitrust come remediation delle nozze fra Unipol e FonSai, Edizione era diventata di fatto il secondo azionista del gruppo B, alle spalle della Italmobiliare dei Pesenti, già presenti nel direttivo. E la holding, considerato che la quota del 3,83% di FonSai è stata redistribuita tra i soci del gruppo B, avrebbe potuto rafforzarsi ulteriormente in Mediobanca.Il posto nel direttivo ha consentito ai Benetton di partecipare indirettamente nella gestione di Rcs-Corriere Della Sera.
I Benetton erano azionisti del gruppo editoriale di via Solferino ma non partecipavano al sindacato di cui Piazzetta Cuccia era uno dei soci forti. Gli ottimi rapporti con Angelo Casò, presidente del direttivo, che nel 2008 aiutò i Benetton a ridefinire l’assetto dell’impero e la governance societaria rafforzava tutta la situazione. Si torna al 2008, data di inizio delle relazioni che nella primavera 2022 su Generali, conosce una fase di svolta coincidente con il nuovo corso voluto da Alessandro Benetton, presidente di Edizione, che è riuscito a ricompattare i quattro rami della famiglia - due esponenti della prima generazione tra cui il padre Luciano e 14 cugini - dando un nuovo slancio alla famiglia veneta. I Benetton si mettono al fianco di Caltagirone e di Leonardo Del Vecchio nella partita Generali, nonostante questo fronte, a 24 ore dall’assemblea di Trieste, ha chances limitate. Ma non tutto è perso: dopo la gara sulle polizze si aprirà, un fronte su Mediobanca tutto da scrivere.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!













