2025-11-08
Green pass e Garante: «Report» gira a vuoto
Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
La trasmissione lancia nuove accuse: «Agostino Ghiglia avvisò Giorgia Meloni della bocciatura del dl Riaperture». Ma l’attuale premier non ebbe alcun vantaggio. Giovanni Donzelli: «Il cronista spiava l’allora leader dell’opposizione?». La replica: «Sms diffusi dal capo dell’autorità».Federica Corsini: «Contro di me il programma ha compiuto un atto di violenza che non riconosce. Per difendersi usa la Rai».Lo speciale contiene due articoliNon si ferma lo scontro tra Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione Report e Agostino Ghiglia, componente del Garante della privacy. Dopo che l’autority ha sanzionato Report con una multa da 150.000 euro per la divulgazione dell’audio di parte di una telefonata tra l’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e la moglie, Federica Corsini, i servizi della trasmissione di Rai 3 su Ghiglia si susseguono con cadenza settimanale. E puntualmente oggi è arrivata l’anticipazione del nuovo servizio che andrà in onda domenica: «Il 23 aprile 2021, in piena campagna vaccinale per il Covid-19, il Garante rivolge un avvertimento formale al governo guidato da Mario Draghi sull’utilizzo del Green pass. Secondo il Garante avrebbe violato alcuni aspetti legati alla privacy. Un ammonimento arrivato dopo l’approvazione del decreto “Riaperture”». La clip prosegue così: «Il partito che più si opponeva al pass era Fratelli d’Italia, allora all’opposizione, il presidente era Giorgia Meloni. Dai documenti esclusivi in possesso di Report emergerebbe che lo stesso giorno del provvedimento, Ghiglia avrebbe avvisato Meloni, che avrebbe risposto “bravo, ora esco” (con un comunicato stampa, ndr). Di questo Ghiglia avrebbe informato gli uffici. Successivamente Meloni fa una dichiarazione ripresa dall’Ansa». Va detto che l’eventuale anticipazione di Ghiglia, orari alla mano, non ha garantito alla Meloni alcun vantaggio competitivo per cavalcare la notizia. Quel giorno la stessa Ansa aveva battuto alle 16.41 la prima parte (la seconda è uscita 4 minuti dopo) della nota del Garante: «La norma appena approvata per la creazione e la gestione delle “certificazioni verdi”, presenta criticità tali da inficiare, la validità e il funzionamento del sistema previsto per la riapertura degli spostamenti durante la pandemia. È quindi necessario un intervento urgente a tutela dei diritti e delle libertà delle persone». Il comunicato della Meloni era però uscito più di tre ore dopo, alle 20.02: «Il Garante per la privacy boccia le cosiddette “certificazioni verdi” introdotte dal governo Draghi e critica duramente il decreto “riaperture”. È l’ennesima falla di un decreto inaccettabile, che calpesta le più elementari libertà degli italiani e che Fdi contrasterà con forza». Il comunicato della Meloni era stato battuto sul tempo di una quarantina di minuti da quello di Francesco Lollobrigida, all’epoca capogruppo di Fdi alla Camera, uscito sulle agenzie alle 19.23. E da quello di un senatore di Fdi, Gaetano Nastri, uscito alle 18.18. Ma nonostante questo l’anticipazione di Report è bastata per scatenare le opposizioni, a partire da Angelo Bonelli, secondo il quale, «dopo le anticipazioni di Report e il silenzio di Giorgia e Arianna Meloni, una cosa è chiara: non solo Ghiglia, ma l’intero collegio dell’autorità per la privacy deve dimettersi. L’autorità va restituita alla sua indipendenza, non lasciata in mano a chi la piega agli interessi del governo». Ma soprattutto, ha portato Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fdi a una presa di posizione durissima contro e Ranucci: «Non c’è una sola spiegazione consentita dalla legge e dalla Costituzione per cui un giornalista possa essere in possesso e pubblicare le conversazioni private tra un componente di un’autorità di garanzia e un parlamentare senza che siano stati loro a consegnarle spontaneamente». «Nel caso specifico», continua, «Report va persino oltre: pubblica uno scambio di messaggi privati del 2021 tra Ghiglia e Meloni. È un serio attacco alla tenuta democratica non solo perché si parla dell’attuale premier, ma perché Meloni, all’epoca, era il leader dell’unico partito di opposizione». Sulla base di questo Donzelli pone una serie di domande: «Ranucci spia da anni i componenti di autorità di garanzia che hanno il compito di controllare il suo operato? Spiava il leader dell’unica opposizione nel 2021? Ha diversamente rubato, oggi a posteriori, conversazioni private dell’attuale premier?». Quasi un atto di accusa, al quale Ranucci ha risposto confermando le indiscrezioni dei giorni scorsi: i messaggi resi noti dalla sua trasmissione sarebbero stati inoltrati dallo stesso Ghiglia ai suoi collaboratori. «Non c’è nessun materiale intercettato abusivamente, né trafugato né frutto di illecito: quel materiale è stato girato dallo stesso Ghiglia all’ufficio: è lui che attribuisce a Meloni quelle dichiarazioni», sostiene Ranucci. Insomma, stando alla versione del conduttore, dietro ai servizi di Report non ci sarebbe alcuna operazione di spionaggio, ma solo un uso eccessivamente disinvolto delle chat da parte di Ghiglia.Sul caso Ranucci è intervenuto anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, che dopo l’audizione del giornalista in Antimafia aveva ipotizzato azioni legali a sua tutela. Fazzolari, riferendosi a una sua intervista, ha spiegato: «Quando mi è stato chiesto se avessi intenzione di agire in sede legale contro Ranucci, ho risposto così: “Se non andassi avanti finirei per avvalorare le accuse di Ranucci. Se invece scegliessi di tutelarmi, verrei accusato di voler intimidire la stampa”. Ed è andata esattamente così. Mi vengono mosse entrambe le accuse. Procederò quindi per le vie legali contro le menzogne volontariamente diffuse da Ranucci sul mio conto». Intanto ieri, il presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo, ha trasmesso alla Procura di Roma il verbale integrale dell’audizione di Ranucci. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/sigrido-ranucci-rai-report-programma-2674277390.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-moglie-di-sangiuliano-attacca-allibita-dallostinazione-di-ranucci" data-post-id="2674277390" data-published-at="1762597874" data-use-pagination="False"> La moglie di Sangiuliano attacca: «Allibita dall’ostinazione di Ranucci» Dopo settimane di polemiche sulla multa da 150.000 euro per la messa in onda, durante un servizio sul cosiddetto caso Boccia, dell’audio di una sua conversazione privata con Gennaro Sangiuliano, Federica Corsini, moglie dell’ex ministro della Cultura, ha deciso di rompere il silenzio. E lo ha fatto con una dichiarazione fiume, nella quale la Corsini si dice «allibita e mortificata dall’ostinazione con cui Sigfrido Ranucci continua a sostenere che fosse “fondamentale”, per il diritto di cronaca, mandare in onda la mia voce. Per l’informazione pubblica, poteva essere di interesse la notizia, non certo la mia sofferenza». «Invece Report», prosegue la donna, «ha scelto di “offrire” al pubblico il dolore di un momento intimo e privato, che nulla aggiungeva. Le dichiarazioni di Ranucci, le sue esternazioni, peraltro continue e su ogni mezzo di informazione, non fanno altro che aggiungere umiliazione a umiliazione, perché continua ad affermare che era legittimo esporre il mio dramma con la mia voce e insinuando che il provvedimento del Garante della privacy sia frutto di pressioni, favoritismi o peggio». Poi prosegue: «Comprendo la sua (di Ranucci, ndr) necessità di difendersi in quanto lo scorso febbraio la Procura di Roma gli ha inviato un avviso di garanzia per il reato previsto dall’art. 615 bis comma 2 (interferenze illecite nella vita privata), quale autore del servizio giornalistico andato in onda l’8 dicembre 2024 nel corso di Report».«Inoltre», aggiunge, «Ranucci sapeva - già dal 14 aprile scorso - di essere sottoposto a indagine del Garante della privacy per effetto della mia segnalazione e che rischiava la sanzione. Quello che non capisco è perché Ranucci abbia deciso di iniziare un’inchiesta sul Garante della privacy utilizzando la sua trasmissione, i mezzi e gli strumenti della Rai (ente pubblico) per difendere sé stesso, in aperto conflitto di interessi poiché coinvolto in prima persona e peraltro senza dar conto al pubblico di Report della sostanza della sua condotta. E la Rai, se avesse saputo che Ranucci era indagato, non avrebbe dovuto consentirglielo».Per la Corsini, anche lei giornalista del servizio pubblico, «Ranucci non poteva e non doveva difendersi utilizzando la Rai, continuando a rimarcare la mia pubblica mortificazione e avanzando anche indirettamente su di me sospetti di favoritismo». Secondo la moglie di Sangiuliano , «ci sono prove che Ranucci abbia contattato direttamente colei (Maria Rosaria Boccia, ndr) che aveva abusivamente registrato l’audio, audio che era già stato offerto ad altri giornalisti e testate che ne avevano rifiutato la diffusione per etica, rispetto della deontologia e della legge, in quanto carpito illegalmente». E ancora. «Inorridisco nel leggere - negli atti del procedimento - i messaggi tra Ranucci e chi oggi è imputato di stalking aggravato: con lei parla di “imbastire il nostro lavoro”; è incredibile la solidarietà che le esprime». Poi la Corsini manifesta il timore che, «visti i sistemi fin qui utilizzati da Report e Ranucci, mi aspetto che proporranno al pubblico anche un’inchiesta sulla mia persona, per screditarmi e ridurmi al silenzio con sospetti, pedinamenti, audio, mail e chissà cos’altro».Accuse forti e al momento prive di riscontro, dettate probabilmente dal vedere riaperta una ferita che sembrava chiusa. Ma dice anche che «tutti possiamo sbagliare, anche in buona fede, ma Report ha compiuto un atto di violenza contro di me e doveva riconoscerlo, senza nascondersi dietro il servizio pubblico». Sulla maxi multa a Report la Corsini non gioisce: «Il Garante della privacy ha stabilito quella cifra, ma anche un solo euro sarebbe bastato: ciò che conta per me - e per tutti coloro che potrebbero subire ciò che io ho subito da Report - è il principio del rispetto della dignità e della privacy di ogni persona, di ogni donna».