2023-07-28
Gender e Me too stanno finendo in macerie
L’assoluzione di Kevin Spacey mette la pietra tombale sul movimento che pretendeva di rieducare il sesso maschile. Eppure i giornali italiani, anziché preoccuparsi delle vittime ingiustamente travolte, straparlano ancora di «cambiamento culturale».Il dramma delle ambiziose impalcature ideologiche sta nel fatto che, prima o poi, sono destinate a cadere, travolte dalla incontenibile potenza della realtà. Non prima, ovviamente, di aver prodotto oceani di danni. L’assoluzione di Kevin Spacey da tutte le accuse di abusi sessuali e stupro (che lo hanno perseguitato per anni sbriciolandogli la strepitosa carriera) certifica lo schianto clamoroso di almeno due edifici ideologici. Il primo è quello della cosiddetta rivoluzione sessuale: il sesso «liberato» si è tramutato nel suo apparente contrario, cioè una soffocante burocrazia erotica che pretende di normare ogni comportamento. Il desiderio scatenato ha finito per alimentare la furia inquisitoria del tribunale puritano, eccitato all’idea di mandare al rogo il peccatore - vero o presunto - soprattutto se maschio-bianco-ricco. Dalla rivoluzione sessuale è scaturito il terrore chiamato Me too, un giacobinismo dei sessi particolarmente subdolo e feroce: ha imperversato per anni, fomentando linciaggi a mezzo stampa, salvo poi arenarsi nelle aule di giustizia (quelle vere), come dimostra appunto il caso Spacey. Non ha posto fine agli abusi - che pure esistono, come no - in compenso ha sostenuto un brutale cambio di regime: via gli uomini maturi dai posti di potere, dentro una nidiata di donne ambiziosette e giovanotti «femministi» per posa. L’idea che la mascolinità sia tossica per definizione, che dentro ogni maschio si nasconda un animale pronto a colpire e che si debba sottoporre ogni individuo dotato di pene a un processo di rieducazione (in estrema sintesi la lezione del Me too era questa) è penosamente naufragata. Restano i relitti: un nugolo di uomini spaventati e confusi, altrettante donne insospettite dall’altro sesso, un bel carico di retorica politicamente corretta che dovremo sopportare a lungo. Non è poi tanto dissimile il percorso dell’infatuazione fluida che l’intero occidente ha vissuto a ruota del Me too e in parte sta ancora vivendo. Nell’alfabeto gender ritroviamo una identica esaltazione normativa: ogni tendenza va incasellata, ogni comportamento va ricondotto a una minoranza che a sua volta pretende diritti e privilegi. Come da libretto rosso del Me too, anche nell’estremismo arcobaleno e trans il nemico è il maschio patriarcale, il Padre simbolico di cui si vuole infrangere la antica legge per imporre un nuovo codice (apparentemente) privo di ruoli definiti. Ancora una volta, però, la realtà irrompe sulla scena. Un po’ perché le fondamenta artificiali non reggono il peso del palazzo umano, un po’ perché la benedetta «gente comune» - passata l’ubriacatura iniziale - fatica ad accettare certi deliri transumani. La cartina di tornasole, al solito, è l’atteggiamento dei progressisti: sono i primi a farsi rapire dagli innamoramenti ideologici, e sono pure quelli che ne vengono più violentemente delusi, trovandosi costretti a umilianti inversioni di marcia. Invertire la rotta è toccato in questi giorni a sir Keir Starmer, leader dei laburisti inglesi. Il suo partito, negli ultimi anni, si era spinto molto avanti nel sostegno ai cosiddetti diritti trans. Tanto che nel Regno Unito il dibattito pubblico aveva decisamente deragliato: quando un Parlamento si trova a discutere sulla definizione di donna significa che, con tutta evidenza, qualcosa non torna. È finita come doveva finire, e cioè con i progressisti che si rimangiano le sparate estreme e rimettono i piedi a terra. Intervistato dalla Bbc, Starmer ha pronunciato parole che, in qualunque altro momento storico, sarebbero suonate folli, ma che oggi costituiscono una notizia sorprendente: «In primo luogo, una donna è una femmina adulta», ha detto sir Keir. Il quale ha anche aggiunto che «dovrebbero esserci luoghi sicuri, spazi sicuri per le donne», ovvero luoghi in cui le «femmine adulte» non siano costrette a venire a contatto con «maschi adulti» che si definiscono donne e vengono trattati come tali. A quanto pare, un altro fortino culturale è caduto. L’Inghilterra che toglieva gli incarichi a Spacey e spediva maschi nelle carceri femminili ha tirato il freno a mano. Certifica che non tutti gli uomini sono stupratori e che tutte le donne sono femmine. Il massimo rappresentante del genio britannico, GK Chesterton, forse avrebbe gioito: la battaglia per affermare che le foglie sono verdi d’estate e due più due fa quattro non è ancora vinta, ma una rimonta del senso comune è in corso. Nota negativa: nei nostri paraggi non accade lo stesso. Se altrove fanno inversione, qui le incrostazioni ideologiche sono ancora spesse. Vero: le varie psicosi non ci hanno mai travolti con la furia anglosassone. Il Me too ha provocato meno vittime innocenti (comunque troppe) e l’esaltazione trans si manifesta a sprazzi. L’onda è appena più lieve, ma tarda a ritirarsi. I nostri giornali sinistrorsi - in particolare La Stampa e soprattutto Repubblica - non si rassegnano alla vergognosa sconfitta del Me too. Arianna Farinelli, sul giornale diretto da Maurizio Molinari, ancora sostiene che «invece di occuparci dei processi alle celebrità dovremmo impegnarci in un profondo cambiamento culturale, oltre che giuridico, affinché si crei maggiore consapevolezza e rispetto attorno al tema del consenso». Ma certo: la rieducazione e la proliferazione di norme che hanno fallito ovunque sicuramente produrranno risultati qui...Nel frattempo, i nostri tribunali consentono a un maschio di farsi chiamare con nome femminile e di farsi trattare come una donna, e impazzano le polemiche sulla partecipazione delle trans a Miss Italia. Poiché il celebre concorso ammette solo «femmine adulte», gli attivisti s’indignano e straparlano di «diritti negati». Altrove il buon senso torna a fare capolino. In Italia, benché le foglie siano verdi d’estate, tocca ancora sguainare la spada per poterlo ribadire.
Simona Marchini (Getty Images)