
Un report mette nel mirino i Btp, considerati rischiosi a causa di debito pubblico e inflazione, e invita a comprare prodotti stranieri. Il tutto mentre gli italiani ne decretano il successo. A parti invertite, l’Eliseo sarebbe già sceso in campo con proteste ufficiali.L’Italia piace debole. Specie ai francesi. In un report destinato alla clientela italiana, Axa investment managers (Axa im) invita a non puntare troppo sui Btp perché se l’inflazione resterà elevata ancora a lungo «c’è il rischio di ritrovarsi con un rendimento negativo in termini reali». E poi, ricorda il gestore del colosso assicurativo francese, anche se le obbligazioni sono meno pericolose delle azioni, «l’investimento in Btp non è poi senza rischio», perché «l’Italia ha un debito pubblico enorme, tra i peggiori dell’Eurozona». Gli analisti di Axa consigliano quindi di comprare titoli pubblici statunitensi o europei, obbligazioni bancarie o corporate, azioni e titoli ad alto rendimento. Tutti investimenti che si possono fare comprando prodotti confezionati o venduti da Axa, dai fondi agli Etf. Insomma, al di là delle scelte tra diverse tipologie di investimento, portiamo fuori dall’Italia un altro po’ di ricchezza, speculando sul fatto, innegabile, che qui c’è un debito pubblico record che a giugno ha raggiunto quota 2.843 miliardi di euro. La finanza francese in Italia è forte e occupa posizioni di rilievo. Basti pensare a Bnp paribas e Crédit agricole, al risparmio gestito di Amundi e alla stessa Axa. Quest’ultima è da anni partner di Mps, di cui ha avuto anche il 10%. Il Monte è controllato con una quota del 64% dal Tesoro, lo stesso che emette i famosi Btp da cui dovremmo scappare nonostante lo spread sia stabile da mesi. Il problema è che non sempre imprese e cittadini di questo Paese fanno quello che ci si aspetta Oltralpe. Come ha scritto Giuseppe Liturri sulla Verità di domenica, da ottobre 2022 (nascita del governo di centrodestra) alla fine di aprile, le loro sottoscrizioni di titoli pubblici sono aumentate di 64 miliardi e rappresentano l’11% del debito. Il 26% è invece in mano a investitori stranieri. Tanto per ricordarsi da dove veniamo, alla fine del 2011, quando il governo di Silvio Berlusconi cadde sotto i colpi di uno spread arrivato a quasi 600 punti, il 52% del debito italiano era all’estero e oltre 60 miliardi di titoli italiani furono smaltiti in poche settimane. Insomma, che oggi banche, istituzioni, imprese e famiglie detengano gran parte del nostro debito rende più complicato agitare il famoso «vincolo esterno» teorizzato da Guido Carli e sposato da personaggi come Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi, Romano Prodi ed Enrico Letta. Dunque il successo dei Btp Futura e Valore non piace a tutti, a cominciare da coloro che nei mesi scorsi avrebbero voluto vedere tutti quei miliardi italiani finire in gestioni più ambiziose, cosmopolite e, soprattutto, più costose. Sul sito internet di Axa im si trova un’analisi pubblicata lo scorso primo giugno, intitolata Perché puntare tutto sul Btp potrebbe non essere una buona idea. Vi si legge che «gli italiani continuano a preferire il Btp, o il conto deposito vincolato, che tuttavia non può essere l’unica risposta». Il rischio paventato dagli economisti del gruppo francese è che sulla lunga durata l’inflazione si mangi le cedole. Axa im ammette che rendimenti oltre il 4% «sono interessanti», tuttavia avverte che «la performance complessiva dei Btp lascia un po’ perplessi perché il livello di rendimento potrebbe non essere sufficiente a contrastare l’impatto dell’inflazione». Nel report si osserva poi che da quando sono saliti i tassi d’interesse (inizio 2022) «non c’è stata una sovraperformance dell’Italia rispetto, per esempio, ai treasury americani o al rendimento offerto da altri Paesi europei, nonostante la maggiore fragilità del nostro debito pubblico». Ipoteticamente, «un investitore avrebbe potuto realizzare rendimenti migliori con un portafoglio più bilanciato su diversi titoli obbligazionari». A parte apprezzare che gli analisti parlino da cittadini italiani («nostro» debito pubblico), immaginate se una grossa banca italiana si rivolgesse ai clienti francesi consigliando di mollare gli Oat emessi da Parigi. Emmanuel Macron alzerebbe immediatamente il telefono con Giorgia Meloni. Ma la parte più antipatica del report Axa è quella in cui si passa dai rendimenti al rischio emittente. Insomma, all’affidabilità dell’Italia. Dopo aver consigliato di puntare su obbligazioni bancarie e corporate, o anche su titoli più speculativi, Axa ci (si?) ricorda che «l’investimento in Btp non è poi senza rischio» perché «l’Italia ha un debito pubblico enorme, tra i peggiori dell’Eurozona». Per sostenere questa tesi, ecco perfino un argomento da euroscettici doc: «L’alto indebitamento del settore pubblico, ma anche il fatto che l’Italia non ha sovranità monetaria, avendo delegato alla Bce, sono alcuni dei rischi». Già, non abbiamo sovranità monetaria e chissà perché, ma a quanto pare anche se ci ricompriamo il debito non va bene perché è roba da investitori di serie B. In un altro report emesso il 3 agosto, i Btp spariscono e c’è un caldo invito agli italiani a guardare ad asset più rischiosi: «Ci piacciono (obbligazioni, ndr) credito, corporate, high yield, ed equity». La Francia non apprezza la linea italiana sui migranti, ma la migrazione dei capitali dalla Penisola è assai ben vista.
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