2025-11-16
Il puparo dei Vip che moltiplica pani e cachet
Giuseppe Caschetto (Ansa)
Giuseppe Caschetto è il sommo agente delle star (radical) nonché regista invisibile della tv, capace di colonizzare un format con «pacchetti» di celebrità. Fazio e Gruber sono suoi clienti. Ha dato uno smacco al rivale Presta soffiandogli De Martino. «Guadagno fino al 15% sui compensi».Cognome e nome: Caschetto Giuseppe. Detto Beppe. Professione: «agente delle star», Vip, vippeti e svippati dell’abbagliante universo dello showbiz.Una sessantina, tra artisti, giornalisti e autori, le cui facce sono sul sito della sua società Itc 2000, intonanti il coro: Call my agent.Come la serie tv. Che non lo entusiasma: «Un agente non dovrebbe mai raccontare quello che fa», ha confidato a Elvira Serra del Corriere della Sera il 16 aprile 2023.«Preferisco stare nascosto ed essere considerato autorevole. Credo nel teorema Cuccia», aveva anticipato a La Stampa il 16 aprile 2008.Giusto: anche se tra «uomo ombra» e «Richelieu della tv» preferisce come soprannome «Lucio Presta della sinistra» (leggete e capirete).«Un mammasantissima del piccolo schermo», così il sito davidemaggio.it del 18 novembre 2010, quando Roberto Saviano gli affidò la cura del suo contratto con la Rai per Vieni via con me con Fabio Fazio, altro suo cliente «eccellente».Frase cult: «L’agente non deve essere un percentista, uno che prende le percentuali sui guadagni altrui e basta, come quelli che accompagnano le signore la sera nelle periferie», ohibò. «Roberto Vannacci è una pippa. C’è un solo Generale. Il nostro: Caschetto. Se domani Caschetto ordinasse lo sciopero dei “caschettiani”, si paralizzerebbe un’intera industria. È un intreccio di mondi. Tv, editoria, giornalismo, teatro, cinema. Caschetto è anche produttore di spettacoli, pellicole. È stato candidato come miglior produttore ai David di Donatello. Il Traditore di Marco Bellocchio è un film di Caschetto girato da Bellocchio. Caschetto è un punto di Pil», così un adepto in pieno deliquio a Carmelo Caruso del Foglio, 4 settembre 2023.«Coschetta», anagramma figlio di un mio refuso al computer, uno scherzo.Ma avendo la sua famiglia origini sicule, Modica in provincia di Ragusa, e un padre carabiniere, lo ha ritenuto alludente e ingiurioso. E se l’è legata al dito (Caschetto, stacchi il numeretto e si metta in coda...).Potentissimo per antonomasia.Il Messaggero il 9 novembre scorso chiede a Herbert Ballerina, nato in tv con Maccio Capatonda e ora alla corte di Stefano De Martino ad Affari tuoi: ha l’agente? Ed ecco la risposta, la parentesi è nell’originale: «Da cinque anni sono con Beppe Caschetto (potentissimo, si occupa di Fazio, Sabrina Ferilli, Alessia Marcuzzi, Miriam Leone, Maurizio Crozza, Fabio Volo, Virginia Raffaele etc, ndr), sempre grazie a Stefano», gestito pure lui da Caschetto. Si conclude una trattativa per Luciana Littizzetto? Ecco l’insalivante Corriere della Sera, 20 giugno 2023: «Il doppio ingaggio è il capolavoro (l’ennesimo) del suo agente che riesce a moltiplicare gli assegni dei suoi artisti più di quanto faceva alcuni anni fa un tipo più famoso di lui con i pani e i pesci».Nientemeno: Caschetto come Gesù il Salvatore (di carriere e conti correnti dei suoi assistiti, sicuramente).È indubbio: Caschetto, insieme al suo deuteragonista Lucio Presta (calabro sanguigno, perciò appellato - copyright di Dagospia - Brucio), è il dominus di molti intrecci televisivi, e non solo.Ma è più potente lui o Presta? Lui: «Presta».Serra, inzigando: «Com'è riuscito Presta a portare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in tv (a Sanremo)?».Caschetto, prendendo d’aceto: «Veramente ci siamo riusciti pure noi nel 2015, quando intervenne al programma di Fazio Viva il 25 aprile!».Lì pesò l’intervento di Giancarlo Leone, all’epoca direttore di Rai 1, figlio di un altro capo dello Stato, il democristiano Giovanni. Di parrocchia politica affine a quella di Caschetto, che si considera «un progressista, di formazione cattolica», e «un terrone, figlio di un siciliano».Insomma, un cattocomunista, nella migliore tradizione emiliano-romagnola: Caschetto, nato a Roma, è infatti bolognese d’adozione.Nel 2024 Presta, ospite del Festival della Tv di Dogliani, a casa dell’ingegner Carlo De Benedetti, si è sbilanciato: «Siamo amici e lo stimo molto. Abbiamo molta più confidenza di quanto si possa immaginare». Per poi aggiungere: «Ma Caschetto è molto più potente di me. Perché è di sinistra. Mentre io ho fatto incazzare sinistra, destra e centro...». Affermazione non campata in aria, scorrendo per esempio i volti da Caschetto parcheggiati a La7 di ieri e di oggi: Daria Bignardi, Ilaria D’Amico, Lilli Gruber, Giovanni Floris, Corrado Formigli, Massimo Gramellini, la cremina del giornalismo pettinato (con la riga a sinistra).Presta ha pure rifilato una stoccata a De Martino: «A Carlo Freccero, allora direttore di Rai2, dissi di prendere Stefano per Stasera tutto è possibile che inizialmente doveva condurre Angelo Pintus. “Vedrai che con lui ti troverai meglio”, gli dissi. Sono stato un buon profeta». Come ringraziamento, De Martino ha lasciato l’Arcobaleno Tre, la società di Presta, per la scuderia di Caschetto.Brucio: «Quello che dovevo dire a Stefano gliel’ho detto, “chi tradisce una volta, nella vita poi tradisce sempre”. Toccherà ad altri».Caschetto ha comunque fatto al meglio gli interessi di De Martino, se è vero che per lui ha strappato alla Rai un contratto quadriennale da 2 milioni di euro l’anno, con annessa clausola per il Festival di Sanremo 2027 (viste le scoppole che sta rimediando da Gerry Scotti con la Ruota della Fortuna su Canale 5 pare che la Rai intenda riparlarne). A fare la fortuna di Caschetto è stato Bibi Ballandi, persona degnissima, impresario e poi produttore degli show tv di Gianni Morandi, Renato Zero, Fiorello, fino a Ballando con le stelle.Mentre lavorava con l’assessore al Turismo Alfredo Sandri, Beppe fece da paciere tra Rai e Regione.«L’Emilia Romagna aveva una convenzione con viale Mazzini per realizzare in Riviera importanti eventi tv, e Ballandi gestiva al Bandiera gialla (la sua discoteca sulle colline riminesi) lo show Beato tra le donne. Il colpo di fulmine fu a Roma in una riunione in cui tutti litigavano. Presi la parola e si tranquillizzarono. Ballandi chiese: sapresti rifarlo?».Però lo show ci fu nel 1994.Mentre Caschetto ha da sempre datato al 1993 l’inizio della sua attività, nata «grazie a un’intuizione di Ballandi» (prima artista: Alba Parietti).Sia come sia, io l’ho conosciuto con Bibi, che me lo presentò come persona amica, agli inizi degli anni Novanta. Per questo, quando - in occasione di un infortunio professionale, proprio in avvio di carriera - ci sentimmo, scelsi di non infierire limitandomi alla mera cronaca dei fatti.Estate 1994. Venni a sapere di un patatrac in Calabria, zona Soverato, terra mia.Valeria Marini, da Caschetto rappresentata, passò una nottata in una stazione dei carabinieri. Chiamati dagli organizzatori di una manifestazione locale, causa lite su compenso e contorno.Ne scrissi su Panorama del 30 settembre. Il caso esplose a livello nazionale, e il qui pro quo finì a carte bollate. Da allora Caschetto è diventato più che abile nelle trattative. Tipo quella per l’ex Iena Antonino Monteleone, artefice su Rai 2 di un doppio flop, in prima e seconda serata.«Molto ben visto dalle parti di Fratelli d’Italia, ha un biennale da 360.000 euro lordi annui» spettegolano davanti al Cavallo morente.Cifra che «corre» anche se ora è in panchina. Su tali compensi Caschetto incassa una legittima provvigione: «Un agente guadagna dal 10 al 15%. Ho venduto una breve campagna pubblicitaria per 5 milioni, alcuni big guadagnano milioni in una sola stagione, ma generano anche ricavi per milioni».Una delle sue specialità è piazzare squadre di lavoro «a pacchetto».In Rai ci si ricorda il caso di Quelli che il lunedì, con Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Mia Ceran, Enrico Lucci, l’ottimo Ubaldo Pantani, Federico Russo: tutti suoi. Così come molti ospiti del «tavolo» di Fazio a Che tempo che fa. Il che va bene in un’azienda privata (come Nove, dove Fabietto è approdato dopo la Rai), che si regola come crede.Lo era meno nella tv pubblica dove l’amministratore delegato Fabrizio Salini nel 2020 emanò una circolare ad hoc (rimasta sulla carta): un singolo agente non avrebbe potuto rappresentare più del 30% degli artisti di una stessa produzione Rai, né curare gli interessi di artisti di programmi da lui prodotti.Era il tentativo di arginare non i conflitti d’interesse, bensì il soffritto di interessi, la loro convergenza.Caschetto: «Ma dove sarebbe il conflitto? Se io immagino che la Littizzetto possa funzionare da qualche parte, posso proporla o no? La scelta finale non è mia: chi decide pensa al bene del programma».Vero. L’agente fa il suo, è la controparte a non dover farsi imporre diktat. Aldo Grasso su Caschetto (e Presta): «Da anni hanno ucciso la linea editoriale delle reti. Le trasmissioni se le inventano Caschetto e Presta, i volti li impongono Caschetto e Presta, gli ospiti li suggeriscono Caschetto e Presta. Siamo ben oltre l’amichettismo. Sono due clan. Per certi versi fanno paura».Pure too much, la sentenza del massmediologo. E comunque: paura, perché mai? Non lo sa l’insigne critico tv che il proverbio preferito da Caschetto è «male non fare, paura non avere»?
Ansa
A San Siro gli azzurri chiudono in vantaggio i primi 45 minuti con Pio Esposito, ma crollano nella ripresa sotto i colpi di Haaland (doppietta), Nusa e Strand Larsen. Finisce 1-4: il peggior - e più preoccupante - biglietto da visita in vista dei playoff di marzo. Gattuso: «Chiedo scusa ai tifosi». Giovedì il sorteggio a Zurigo.