Follia pandemica. I fan spendono più di 1.000 euro per chattare con le star

Follia pandemica. I fan spendono più di 1.000 euro per chattare con le star
(Ansa, Getty Images)
  • Justin Bieber, i BTS e Taylor Swift sono solo alcuni degli artisti il cui successo universale sfrutta i gruppi di appassionati. La vendita di gadget, album e incontri virtuali è divenuta la principale fonte di guadagno per il mondo dello spettacolo.
  • Bubble, Universe, Weverse. Sono le app più richieste per tenere un filo diretto con cantanti e attori. Pagando una somma mensile si può addirittura ricevere il buongiorno personalizzato ogni mattina.

Lo speciale comprende due articoli.


«Senza fan non c'è guadagno». È questo il motto alla base della fan economy, una sfaccettatura dell'economia che studia le rendite di attori, cantanti e influencer, in base alle vendite di prodotti che portano il loro nome o marchio e generate principalmente dalle loro fan base.

Il concetto di per sé è semplicissimo ed esiste da sempre ma con l'avvento del Covid-19 e l'interruzione forzata delle esperienze dal vivo, sta assumendo un valore nuovo. Nata come un fenomeno sfruttato da alcuni cantanti come Madonna o Michael Jackson, la fan economy negli ultimi anni si è imposta fino a diventare, nel 2020, una delle principali fonti di guadagno per gli artisti di tutto il mondo. Il concetto è semplice: l'artista oltre a promuovere il suo nuovo prodotto (un album, un singolo musicale, un nuovo film o una serie tv di cui fa parte) crea prodotti e gadget in grado di coprire varie fasce di prezzo (di solito dai 10 euro fino ai 100) ed esperienze (oggi virtuali) collegate al lancio del nuovo progetto. Attraverso i social network e una fitta rete di promozione, composta dai media classici ma soprattutto dai contatti con i fan base master (ovvero chi gestisce internamente l'organizzazione dei gruppi di fan, ndr.) crea il cosiddetto hype ovvero la voglia di avere a tutti i costi quel prodotto per supportare la celebrity preferita. Si crea così una rete fittissima che da una parte fidelizza ancora di più il gruppo di fan e dall'altra genera guadagno.

Nel 2018, in tempi in cui una pandemia globale era un'eventualità più che remota, un idol cinese Fan Chengcheng decise di aprire un servizio a pagamento per i suoi fan utilizzando la piattaforma social Weibo. Pagando circa 10 euro ogni sei mesi, i fan avrebbero avuto accesso a immagini esclusive, in altissima definizione. L'unica richiesta dell'idol cinese era quella di non condividere le foto al di fuori della piattaforma con chi non aveva pagato il servizio. Una richiesta semplicissima che, in una notte, ha generato un guadagno di circa 1.000 euro.

A comprendere il potere delle fandom, come generalmente ci si riferisce ai gruppi di fan più numerosi, sono soprattutto gli artisti di nuova generazione. Taylor Swift, Justin Bieber, BTS (e con loro tutti i gruppi e artisti coreani) hanno ben chiaro che per alzare le vendite devono proporre qualcosa che ai fan sembri unico e raro. O accattivante. Ecco dunque che Taylor Swift, per prima, ha lanciato la formula degli album prodotti in più versioni, tutte diverse tra loro, al cui interno si possono trovare gadget sempre diversi. A random. Una strategia, questa, utilizzata anche dai BTS che oltre a produrre più versioni dello stesso cd possono avvalersi del fatto che, all'interno del cofanetto, si può trovare una tra otto card fotografiche diverse (7 membri + una di gruppo). Il gioco vale la candela: perché in questo modo si spingono i fan da tutto il mondo ad acquistare non solo tutte le copie degli album, ma anche più di una, tutto pur di aumentare le possibilità di scovare la propria foto preferita. Con buona pace dei propri risparmi che sono i primi a subire da questa "fame" di collezionismo esplosa ancor di più con la pandemia.

Proprio la k-pop band coreana dei Bangtan Sonyeondan è uno dei modelli a cui oggi si guarda con più interesse quando si parla di fan economy. Nel 2020 il gruppo, composto a sette membri, era ai blocchi di partenza con un tour pronto a infrangere tutti i record a livello di sold out e vendite correlate. Poi è arrivato il Covid. La chiusura degli stadi. La sospensione di tutte le attività. Nonostante il danno, la società di intrattenimento dietro i BTS, la Big Hit Entertainment, ora Hybe, ha riportato profitti record nel bel mezzo di una pandemia globale. «Abbiamo creato entrate con le vendite degli album, lo streaming, i concerti online, il merch e i contenuti video» ha spiegato il presidente e amministratore delegato della società, Bang Si-Hyuk, che ha ribadito come «Nonostante le difficoltà, ci siamo concentrati su ciò che abbiamo sempre apprezzato: i fan e i contenuti».

La vera forza della fan economy, e al tempo stesso il suo punto debole, è la capacità dell'artista di far sentire il fan parte della propria vita. Se su questo aspetto le Kardashian hanno costruito un vero e proprio impero, Justin Bieber e Logan Paul sono due esempi lampanti di come l'oversharing, ovvero il riempire di contenuti i propri fan sui social media, sia una delle tecniche migliori per fidelizzare i propri supporter. Drew e Maverick, i brand rispettivamente di Bieber e Paul, sono oggi tra i marchi social più richiesti e gettonati. Quello che pubblicano va sold out nel giro di pochi minuti. E poco importa che si viva dall'altra parte del mondo e le spese di spedizione - e l'annesso rischio di dazi doganali - siano elevatissimi: pur di avere la felpa o i calzini indossati dai propri idol tutto è concesso. Semplice, veloce, come inviare un post su Instagram, come ha ammesso candidamente lo stesso Logan Paul affermando che «con il mio brand riesco a fare milioni senza fare nulla»

Parlando di numeri, uno studio condotto da iPrice ha sottolineato come, nel 2020, un fan abbia speso in media 1.000 euro circa per supportare il proprio beniamino acquistando biglietti per concerti o fan meet virtuali, ma soprattutto merchandise ufficiale. Con un'eccezione: i fan del k-pop spendono in media circa 200 euro in più, gli Army (la fandom dei BTS) ne spende invece fino a 500 in più della media. Guardando più attentamente ai numeri, se nel caso degli influencer a vendere sono soprattutto le membership ai fan club ufficiali e il merchandise, per quanto riguarda i musicisti occidentali gli album - fisici e digitali - restano ancora oggi il primo canale di guadagno con il 70% del budget annuale destinato all'acquisto di una o più copie. Diverso è invece l'approccio con le band orientali: i fan delle Blackpink, uno dei gruppi femminili coreani più famosi, prediligono spendere per oggetti indossati dalle proprie beniamine (30%) o per il merch ufficiale del gruppo (56%). Lo stesso ragionamento vale per i BTS. Uno dei membri, il più piccolo del gruppo, è stato rinominato il sold out boy per la capacita di mandare esaurito ogni tipo di prodotto nel giro di poche ore. Nell'ultimo periodo, è toccato nell'ordine a un braccialetto simile ai rosari buddisti, creato da un'associazione benefica e a delle bustine di kombucha. In entrambi i casi i prodotti sono andati esauriti in tutto il mondo, e da una notte all'altra le piccole aziende si sono ritrovate sommerse da richieste di ordini da ogni angolo del pianeta.

In tempi di pandemia addio ai fan meeting: i propri beniamini si incontrano in chat

Un tempo c'erano i fan meeting. Oggi ci sono le app, simili a Whatsapp, in cui si può chattare con il proprio idol preferito. È il caso di Bubble, una piattaforma creata dalla JYPE, una delle agenzie di intrattenimento coreane più famose che consente, attraverso la sottoscrizione di un abbonamento, di poter entrare in contatto in chat con gli idol dell'etichetta.

Il costo del servizio oscilla tra i 3.99 e 25.49 dollari e varia in base al numero di ticket che ti acquistano e al gruppo che si sceglie. Tra i servizi che vengono offerti c'è quello del messaggio di buongiorno, inviato ogni mattina dall'idol prescelto, personalizzato con il proprio nome, gli auguri di compleanno, dediche speciali e la possibilità di chattare e ottenere risposte nella propria lingua.

Qualcosa di simile più a un gioco è invece Universe, un'app in cui vengono inseriti anche in questo caso a pagamento, contenuti audio, video e fotografici sul mondo del k-pop. Tra gli artisti presenti, e più richiesti, c'è anche il giovanissimo Cha Eun-woo, attore e membro della boy band Astro.

A rimanere l'app più di successo è però Weverse, creata dalla ex Big Hit Entertainment e casa dei BTS, dei TXT e degli Enhypen. L'app, oggi ospita molteplici attori e cantanti ed è vista come il punto di riferimento per chi vuole rimanere in contatto con i propri beniamini anche in tempi di lockdown. Weverse funziona come una bacheca digitale in cui tutti, previa iscrizione gratuita, possono lasciare messaggi, ottenere reazioni e commenti da utenti da tutto il mondo e sperare di essere notati dal proprio cantante o attore preferito.

Anche in Cgil c’è chi critica Landini. E lui cambia il suo braccio destro
Maurizio Landini (Ansa)
  • Aumentano gli scontenti dopo il divorzio dalla Uil. Ma il leader insiste sulla linea movimentista e anti Meloni In vista di elezioni e referendum è pronto a imporre il fedelissimo Gesmundo come segretario organizzativo.
  • Proteste contro l’emendamento che chiede di comunicare 7 giorni prima l’adesione.

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Da mesi, chi segue da vicino le vicende del sindacato e della politica economica del Paese si pone una domanda, se vogliamo banale: ma è possibile che di fronte alla trasformazione della Cgil in una sorta di movimento d’opposizione al governo, ai continui no rispetto a qualsiasi accordo o contratto di lavoro che possa coinvolgere la Meloni e a cospetto di un isolamento sempre più profondo, non ci sia nessuno che dall’interno critichi o comunque ponga qualche domanda a Maurizio Landini?

Borghi: «Tassare le banche? Sostenibile e utile. Pur con i conti a posto l’Ue non ci premierà»
Claudio Borghi (Ansa)
Il senatore della Lega: «Legge di bilancio da modificare in Aula, servono più denari per la sicurezza. E bisogna uscire dal Mes».

«Due punti in più di Irap sulle banche? È un prelievo sostenibilissimo e utile a creare risorse da destinare alla sicurezza. Le pensioni? È passato inosservato un emendamento che diminuisce di un mese l’età pensionabile invece di aumentarla. La rottamazione? Alla fine, anche gli alleati si sono accodati». Claudio Borghi, capogruppo della Lega in commissione Bilancio del Senato e relatore alla legge di bilancio, sciorina a raffica gli emendamenti di «bandiera» del suo partito con una premessa: «Indicano una intenzione politica che va, poi, approfondita». E aggiunge: «Certo, la manovra avrebbe potuto essere più sfidante ma il premier Giorgia Meloni non ha fatto mistero di volerci presentare nella Ue come i primi della classe, come coloro che anticipano il traguardo di un deficit sotto il 3% del Pil. Io, però, temo che alla fine non ci daranno alcun premio, anche perché, ad esempio, la Bce ha già premiato la Francia che ha un deficit superiore al nostro. Quindi, attenti a non farsi illusioni».

Fico oggi sbraita contro la sanatoria. Però l’ha usata per la villa al Circeo
Roberto Fico (Ansa)
Dopo il gozzo «scortato», l’ex presidente della Camera inciampa nel box divenuto casa.

Nella campagna elettorale campana c’è un personaggio che, senza volerlo, sembra vivere in una sorta di commedia politica degli equivoci. È Roberto Fico, l’ex presidente della Camera, candidato governatore. Storico volto «anticasta» che si muoveva in autobus mentre Montecitorio lo aspettava, dopo essere stato beccato con il gozzo ormeggiato a Nisida, oggi scaglia anatemi contro i condoni edilizi, accusando il centrodestra di voler «ingannare i cittadini». «Serve garantire il diritto alla casa, non fare condoni», ha scritto Fico sui social, accusando il centrodestra di «disperazione elettorale». Ma mentre tuona contro le sanatorie, il suo passato «amministrativo» ci racconta una storia molto meno lineare: una casa di famiglia (dove è comproprietario con la sorella Gabriella) è stata regolarizzata proprio grazie a una sanatoria chiusa nel 2017, un anno prima di diventare presidente della Camera.

«Il condono ripara i flop del centrosinistra»
Edmondo Cirielli e Antonio Tajani (Ansa)
L’emendamento alla manovra di Fdi mira a riattivare la regolarizzazione del 2003. Così si metterebbe mano a situazioni rimaste sospese soprattutto in Campania: all’epoca, il governatore dem Bassolino non recepì la legge. E migliaia di famiglie finirono beffate.

Nella giornata di venerdì, la manovra di bilancio 2026 è stata travolta da un’ondata di emendamenti, circa 5.700, con 1.600 presentati dalla stessa maggioranza. Tra le modifiche che hanno attirato maggiore attenzione spicca quella di Fratelli d’Italia per riaprire i termini del condono edilizio del 2003.

I senatori di Fdi Matteo Gelmetti e Domenico Matera hanno proposto di riattivare, non creare ex novo, la sanatoria introdotta durante il governo Berlusconi nel 2003. Obiettivo: sanare situazioni rimaste sospese, in particolare in Campania, dove la Regione, all’epoca guidata da Antonio Bassolino (centrosinistra), decise di non recepire la norma nazionale. Così migliaia di famiglie, pur avendo versato gli oneri, sono rimaste escluse. Fdi chiarisce che si tratta di «una misura di giustizia» per cittadini rimasti intrappolati da errori amministrativi, non di un nuovo condono. L’emendamento è tra i 400 «segnalati», quindi con buone probabilità di essere discusso in commissione Bilancio.

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