2022-12-03
Le grane bianconere gettano ombre anche su altri club della A
Fabio Paratici (Getty Images)
L’ex dirigente Fabio Paratici intercettato sulle plusvalenze: «L’ho fatto una vita con Sassuolo e Atalanta». Paulo Dybala svela il patto sui soldi. Parole che si ritorcono contro chi le pronuncia, parole che pesano in quell’arena senza porte che è la società della comunicazione. «Abbiamo ingolfato una macchina con ammortamenti e soprattutto la m... perché è tutta la m... che sta sotto che non si può dire». È Andrea Agnelli a parlare di sterco dentro i bilanci della Juventus, in un’intercettazione con l’ormai ex amministratore delegato del club Maurizio Arrivabene (fonte Gazzetta dello Sport). Sono gli stessi vertici societari a cogliere le curve pericolose di una discesa agli inferi con tante incognite.Lo scambio di opinioni avviene a inchiesta Prisma ormai matura. L’ex presidente non sa di essere intercettato dalla guardia di finanza per conto della Procura di Torino su plusvalenze e «scritture private opache» con i calciatori. L’ad risponde così, in qualche modo criticando Exor: «Fatti i conti della serva noi dovevamo fare per star tranquilli un aumento di capitale di 650 milioni, non 400, per sanare». Il tema è il secondo aumento di capitale (il primo era stato di 300 milioni) e neppure quest’ultimo bastava. Voci dal sen fuggite che oggi entrano nelle 544 pagine dell’ordinanza, architrave della richiesta di rinvio a giudizio di quasi tutti gli indagati, escluso il collegio sindacale che si è sempre dichiarato estraneo al presunto maquillage contabile. Il florilegio di conversazioni offre uno scenario grigio, preoccupante. Il brivido traspare anche da un confronto fra le due personalità dal maggiore profilo pubblico, il numero uno Agnelli e l’azionista John Elkann. Dice l’allora presidente: «Noi abbiamo sempre preso dei rischi e il consiglio è sempre stato informato. Si sono sempre trovati dei correttivi strada facendo». Replica Elkann (non indagato): «Sì, però come ricordi, tu avevi detto che alla fine c’è stato da parte della direzione sportiva… Si sono allargati. Ci sono tutta una serie di operazioni che loro hanno fatto». Agnelli mette il punto esclamativo: «Esatto, facendo eccessivo ricorso allo strumento delle plusvalenze».Si sono allargati, i manager bianconeri. Ricordando alcune operazioni sollecitate da Fabio Paratici, è il direttore sportivo Federico Cherubini (non indagato) ad ammettere in una telefonata: «Giuro che ho avuto delle sere che tornavo a casa e mi veniva da vomitare solo a pensarci». Ora anche l’inchiesta rischia di allargarsi, coinvolgendo altri club di Serie A. L’ordinanza parla di connessioni «con opacità nel sistema debito/credito» in cui si «pone in pericolo la lealtà della competizione sportiva». È l’illecito sportivo che fa tremare i muri della Continassa in previsione di eventuali penalizzazioni. È presto per trarre conclusioni, sarà il tribunale a farlo. Saranno la Consob, la procura federale e l’Uefa, che ha subito aperto un fascicolo. Ma nelle intercettazioni affiorano come iceberg altri soggetti: Atalanta, Sassuolo, Sampdoria, Genoa, Empoli, Udinese. Affari di mercato interconnessi, metodi da condividere con chi è vicino al sole. È un’intercettazione dell’ex direttore generale Fabio Paratici a illuminare un sistema. Parla con Giovanni Corrado, suo omologo del Pisa, a proposito del giovane bomber Lorenzo Lucca. «L’ho sempre fatto, l’ho fatto con Mattia Caldara (difensore ex Atalanta, ndr), l’operazione devi farmela fare a me. Dammi retta, l’operazione la faccio io anche per il Pisa. Tu devi darmi solo le linee, il resto lo metto a posto io. L’ho fatto per il Genoa tutta la vita, l’ho fatto per l’Atalanta tutta la vita, l’ho fatto per il Sassuolo tutta la vita. Quando io ho i parametri, dopo sistemo tutto». Premesso che le estrapolazioni non danno mai certezze e che la millanteria fa parte della natura umana, Paratici (oggi ad del Tottenham) parla come se gli altri fossero satelliti. In una conversazione con Luca Percassi - che potrebbe far addensare nubi nere anche su Bergamo - l’ad dell’Atalanta (a proposito dell’operazione Cristian Romero) gli dice: «Quella lettera lì non potrò mai tirarla fuori, perché dovessimo andare in giudizio viene fuori che ho fatto il bilancio falso». Le carte della procura parlano di un incontro fra Agnelli e sei presidenti di club di Serie A, della Lega e della Federcalcio il 23 settembre 2021 nel Torinese; il giorno dopo il numero uno bianconero commentò: «Spero nasca qualcosa di utile, sennò ci schiantiamo pian pianino». Al di là delle plusvalenze artificiali per 155 milioni, le scritture private per spalmare gli stipendi sono fondamentali per l’accusa di falso in bilancio. Ne parla Leonardo Bonucci in un’intercettazione con Paratici: «Scusa Fabio, io mi fido di te ma se poi arriva un altro?». Il dirigente lo rassicura: «Leo, la Juve è quotata in Borsa, è degli Agnelli. Vuoi che succeda il finimondo per due stipendi?». Interrogato dagli investigatori, Paulo Dybala spiega: «Tanta gente pensava che noi avessimo rinunciato a quattro mesi e nessuno sapeva che avremmo preso tre mesi pagati più avanti. Quante volte ho firmato? Non ricordo, ma quando ho firmato, in una lettera rinunciavamo e nell’altra riprendevamo tre mensilità».L’allargamento ai giocatori fa presupporre che l’illecito sportivo sia un’ipotesi concreta. Non è così perché il reato non sta nell’aver raggiunto l’accordo ma nell’averlo nascosto per far risultare meno costi e addomesticare il bilancio. Per una società quotata è grave, la Consob non farà sconti e dopo aver letto le carte sarà anche di cattivo umore. In uno scambio di battute l’ex direttore finanziario Stefano Cerrato dice: «Tanto la Consob la supercazzoliamo». Parole in libertà da decrittare e inserire in un puzzle credibile. Dove l’unico tassello fermo sembra quello dell’altro manager finanziario (anch’egli irrimediabilmente ex) Marco Re. Un giorno ammette: «Con la favola di dire che il Covid ha mangiato 340 milioni si allunga il naso a chiunque».