2025-09-11
Esplode la rabbia contro Macron. E l’estrema sinistra gli fa un favore
Cortei in tutto il Paese, con tafferugli e attimi di tensione: 473 arresti, 267 incendi e 13 agenti feriti. Il ministro dell’Interno denuncia infiltrazioni del partito di Mélenchon. Gli organizzatori: «Tradito il nostro messaggio».Il nuovo primo ministro Sébastien Lecornu è un condensato vivente di tutti gli errori commessi dall’inquilino dell’Eliseo.Lo speciale contiene due articoli.Tensione, blocchi, vandalismi, arresti: ieri la Francia ha vissuto una giornata di tensione per la manifestazione Bloquons tout. I fasti dei gilet gialli sono comunque lontani, anche per una scientifica infiltrazione dell’estrema sinistra che ha stravolto la natura fluida e trasversale della manifestazione. L’idea iniziale, del resto, era di una sorta di serrata generalizzata: niente acquisti, niente lavoro, niente prelievi bancomat. Un lockdown politico e autoimposto, quindi (il paragone col Covid era esplicito negli appelli iniziali). Non è andata esattamente così. A livello strettamente numerico, il picco del movimento del 2018 non è stato neanche sfiorato. Gli 80.000 agenti di polizia schierati attendevano circa 100.000 manifestanti in tutto il Paese, mentre ieri il ministero degli Interni ne ha contati 29.000. La tensione è comunque stata alta e i numeri degli arresti fanno pur sempre la loro figura. Anche perché se per uccidere un corpo in salute ci vuole un morbo incurabile, per abbattere un corpo debilitato basta un raffreddore. E oggi la Francia, stretta tra la crisi economica e lo stallo istituzionale, è decisamente il malato d’Europa. Le azioni di protesta sono state 430, 273 gli assembramenti, 157 i blocchi, 267 incendi. Gli arresti sono stati 473 in tutto il Paese, di cui 203 a Parigi, 13 agenti di polizia sono rimasti feriti. In diverse città sono stati registrati tafferugli ed incidenti fra polizia e manifestanti, nessuno grave. A Parigi, tensione nei licei, molti dei quali hanno chiuso i battenti per le barricate erette dagli studenti. A tal proposito, il ministero dell’Interno ha accusato il partito degli Insoumis di «incoraggiare» gli studenti: «Questo ha gonfiato più del previsto i cortei e reso più facile la mimetizzazione degli elementi radicali». La prefettura di polizia di Parigi ha chiesto la chiusura totale del centro commerciale Westfield di Châtelet les Halles, nel cuore di Parigi, per appelli al saccheggio lanciati sui social network. La chiusura ha creato attimi di tensione. Gli agenti hanno lanciato lacrimogeni e hanno fatto arretrare i manifestanti, poi - forse a causa di un maldestro intervento delle forze dell’ordine stesse - la tenda di un ristorante ha preso fuoco e le fiamme si sono propagate a buona parte del locale e al palazzo sovrastante. I pompieri sono in azione, l’edificio è stato evacuato. Gas lacrimogeni sono stati lanciati su alcuni dei grandi boulevard della capitale. Tensioni tra poliziotti e manifestanti anche intorno alla Gare du Nord, una delle principali stazioni ferroviarie di Parigi. Manifestanti vestiti di nero in stile black block, con maschere e passamontagna, sono stati respinti da un impressionante schieramento di forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Durante le proteste dinanzi alla Gare du Nord, anche slogan scanditi in italiano, come l’immancabile firma «Siamo tutti antifascisti». Disordini pure nel resto della Francia, pur senza toccare i livelli di tensione della capitale. A Marsiglia, 140 persone mascherate con la kefiah hanno bloccato la sede di Eurolinks, accusata di aiutare Israele. Tensioni anche a Bourdeaux e a Rennes, dove il ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, ha affermato che un autobus è stato incendiato. A Tolosa si è registrato un sabotaggio sulla linea ferroviaria che ha causato disagi ai passeggeri. Tentativi di invasione dei binari a Parigi, Marsiglia e Montpellier. A Nantes cassonetti dati alle fiamme. A Lione, gruppi di manifestanti hanno lanciato pietre contro le forze dell’ordine: «Gli agenti della polizia antisommossa sono stati presi di mira con pietre per ucciderli. Il mio pieno sostegno a questa Francia coraggiosa che si oppone all’odio anti-polizia», ha dichiarato il ministro. Ad Angers la polizia ha disperso con i lacrimogeni i cortei che hanno cercato di deviare dal percorso stabilito. Flop, invece, per alcuni tentativi di sciopero e boicottaggio: tra i funzionari pubblici solo il 4,14% degli impiegati ha scioperato, mentre le banche francesi hanno fatto sapere che nessuna variazione è stata notata sui traffici quotidiani, nonostante fosse stato indetto un boicottaggio delle carte di credito. La programmazione di France Inter è stata invece interrotta a causa dello sciopero «contro le politiche di austerità e il piano di bilancio» del governo francese, segnalata l'emittente sui social. Il canale Telegram sovranista Les Essentiels, tra i primi a lanciare l’appello alla mobilitazione, ha denunciato la «strumentalizzazione della sinistra», mentre sulle pagine Facebook storiche dei gilet gialli c’è chi prende le distanze dalle barricate. Il dirottamento dei cortei in senso antifascista e sfascista è testimoniato anche da episodi come quello che ha visto protagonista una militante del collettivo Némésis (femministe identitarie, molto attive contro la violenza sulle donne da parte degli immigrati), riconosciuta e picchiata dai manifestanti in place de la République. Le altre esponenti del collettivo sono state fatte allontanare dalla polizia a tutela della loro sicurezza.Più di un osservatore ha inoltre notato l’età media molto giovane dei manifestanti: altra differenza con il movimento dei gilet gialli, che partiva come mobilitazione di uno specifico comparto del mondo del lavoro francese. Lavoro che pare invece ancora lontano per molti dei liceali e degli universitari che hanno eretto barricate ieri.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/esplode-la-rabbia-contro-macron-2673982929.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-dna-di-lecornu-green-guerra-chiacchiere" data-post-id="2673982929" data-published-at="1757572656" data-use-pagination="False"> Il dna di Lecornu: green, guerra, chiacchiere Fin dal primo giorno da primo ministro francese, la strada intrapresa da Sébastien Lecornu, per comporre il suo futuro esecutivo è apparsa chiaramente in salita. Ieri, in varie città di Francia, si sono svolte manifestazioni estremamente violente a causa della presenza massiccia di militanti di estrema sinistra e dei «soliti» black bloc. In parallelo, i partiti hanno iniziato a porre dei paletti al neo premier in cambio del loro sostegno. Certo, in Francia, a differenza di quanto accade in Italia, un governo non ha bisogno di ottenere la fiducia del parlamento per nascere. Tuttavia se viene presentata una mozione di sfiducia e questa viene votata dalla maggioranza relativa dell’Assemblea nazionale, allora il premier e il suo governo sono costretti a dimettersi. È quanto accaduto, poco meno di un anno fa, all’esecutivo guidato da Michel Barnier.Sébastien Lecornu cammina quindi sulle uova per convincere la destra moderata de Les Républicains (Lr) e, soprattutto, il Partito socialista (Ps) a non fargli sgambetti. Inoltre, qualora si arrivasse ad un voto di sfiducia, per coprirsi le spalle, il neo premier deve anche tenersi pronto a chiedere l’astensione al Rassemblement national (Rn) e magari anche al Partito comunista. Un partito che, negli ultimi mesi, ha mostrato di essere più moderato rispetto all’estrema sinistra de La France Insoumise (Lfi). Questa prudenza è giustificata dal fatto che a favore della la mozione di fiducia presentata da François Bayrou, lunedì scorso, mancava all’appello quasi la metà dei voti Lr.Calcolatrice alla mano, Lecornu ha la certezza quasi assoluta di poter contare su 210 deputati. Si tratta degli onorevoli macronisti di Renaissance, di quelli del Modem e di Horizons, i partiti fondati dagli e premier Bayrou e Edouard Philippe, nonché dei deputati Lr. All’appello mancherebbero ancora 78 parlamentari. Gli unici che potrebbero apportare un sostegno al neo premier sono i 66 socialisti e una decina di deputati da reclutare nel gruppo misto-autonomie (Liot) e tra i non iscritti. In ogni caso, se questo scenario dovesse essere confermato, vorrebbe dire che il governo Lecornu assomiglierebbe molto a quello di Bayrou e sarebbe altrettanto vulnerabile.A questo punto ci si potrebbe chiedere perché il presidente francese Emmanuel Macron, abbia deciso di riprodurre l’esperienza fallimentare fatta con Bayrou e Barnier. La risposta è in parte legata alla mentalità che ha dimostrato di avere il capo dello Stato francese. Da un lato, Macron ama i colpi di scena anche se non gli riescono tutti perfettamente. In questo senso, l’inquilino dell’Eliseo potrebbe aver voluto dare l’impressione di tirare a campare fino alla fine del suo mandato e, parallelamente, tenersi pronto a sciogliere nuovamente l’Assemblea nazionale nel caso intravedesse una situazione a lui favorevole. Dall’altro lato, nel corso dei suoi sette anni al vertice dello Stato, Macron ha chiaramente mostrato quanto la fedeltà dei suoi collaboratori sia importante per lui. Da questo punto di vista, Lecornu ha il profilo ideale, visto che ha seguito il capo dello Stato fin dagli inizi del suo mandato e ha fatto parte di tutti i suoi governi, dal 2017 a oggi. Nel suo percorso, ha anche incarnato tutti gli errori del presidente: il green (è stato ministro per la Transizione ecologica), lo spirito bellicista (è ministro della Difesa uscente), la retorica tronfia e inconcludente (è stato l’artefice del grand débat national con cui Macron credeva di chiudere con i gilet gialli).Tornando al parlamento, ieri i rappresentanti dei vari partiti hanno lanciato moniti e appelli al neo premier. Di buon mattino, su Franceinfo, il segretario Ps Olivier Faure ha detto che con il nuovo primo ministro è come «avere Emmanuel Macron a Matignon», il Palazzo Chigi francese. Un suo compagno di partito, Boris Vallaud, su radio Rtl aveva detto poco prima che il Ps è «senza dubbio» all’opposizione. Poco dopo il passaggio di consegne ufficiale tra Bayrou e Lecornu però, palazzo Matignon ha fatto sapere che il neo premier aveva telefonato a Faure.Il deputato Lfi Manuel Bompard ha annunciato che se Lecornu chiedesse un voto di fiducia, allora il suo partito presenterebbe subito una mozione di sfiducia. Un altro suo compagno, Louis Boyard, ha dichiarato che è necessario «convocare un’Assemblea Costituente per scrivere una nuova Costituzione» che poi dovrebbe essere votata via referendum in modo da « passare alla sesta Repubblica». Invece, il presidente del Rassemblement national, Jordan Bardella, poco dopo il passaggio di consegne a Matignon ha attaccato il capo dello Stato perché «con la nomina di un ministro e militante tra quelli a lui più vicini, ha scelto di calpestare la volontà dei francesi». Per questo, Bardella ha ribadito un concetto sostenuto anche da Marine Le Pen nei giorni scorsi: «senza rottura» rispetto ai governi precedenti «ci sarà la sfiducia». E nonostante sia un macronista della prima ora, Lecornu ha promesso proprio una «rottura» durante la cerimonia del passaggio di consegne a Matignon. Il problema è che in un Paese allo sbando come la Francia di Macron, servirebbe un miracolo per evitare di arrivare ad una situazione insurrezionale.
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea (Getty Images)
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Ursula von der Leyen (Ansa)