2025-09-11
Placa i progressisti, salva la poltrona. Così il Green deal è rimasto un dogma
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Il discorso di Ursula von der Leyen sullo Stato dell’Unione insiste sull’elettrificazione dell’auto «a tutti i costi». I costruttori (e Friedrich Merz) chiedono il contrario.Se il discorso di Ursula von der Leyen sullo Stato dell’Unione, nella parte relativa alla mobilità elettrica, è la premessa di quello che dirà domani incontrando i rappresentanti delle case automobilistiche e dei fornitori, di sicuro non ci sarà una svolta nelle politiche del Green deal.Stretta d’assedio dai socialisti, sorda alle richieste del Ppe e, soprattutto, al grido d’allarme delle imprese dell’auto, Ursula von der Leyen, continua con pervicacia la difesa a spada tratta della tabella di marcia per la decarbonizzazione. Dal presidente della Commissione europea ci si sarebbe aspettato uno scatto d’orgoglio invece, pur di non essere messa in minoranza in Parlamento, ha scelto di salvare la propria testa sacrificando l’industria automobilistica. Un esito anticipato da La Verità e prevedibile considerando che, dopo il bagno di umiliazione sui dazi e le critiche serrate da tutte le cancellerie europee perfino dall’amica Germania di cui è espressione, era sull’orlo della sfiducia.Ecco, quindi, il discorso di autosalvataggio di ieri che però delude ancora una volta le attese dell’industria automobilistica. «Qualunque cosa accada, il futuro è elettrico e l’Europa ne farà parte. Il futuro delle auto, e le auto del futuro, deve essere prodotto in Europa, con filiere europee perché non possiamo permettere alla Cina e ad altri di conquistare questo mercato»: con queste parole la presidente della Commissione ha confermato la scelta strategica della transizione all’elettrico, evitando di pronunciarsi sulla data fatidica del 2035 quando, secondo il regolamento in vigore, non potranno essere più immesse nel mercato auto nuove a benzina e diesel. Il che lascia intendere che la scadenza non può essere messa in discussione, «qualsiasi cosa accada». Ovvero, anche a costo di fabbriche che chiudono e di posti di lavoro bruciati. Il generico accenno alle auto del futuro che dovranno essere prodotte in Europa, senza dire in che mondo la Ue riuscirà a sbarrare la strada alla concorrenza straniera, rientra nelle solite dichiarazione fumose.Von der Leyen ha rimarcato che «l’Europa dovrebbe avere la sua E-car, dove E sta per europea, elettrica, ecologica, pulita, efficiente e leggera. Ma anche economica, accessibile a tutti». Ovvero, «auto piccole» sul modello delle key-car giapponesi, come proposto in passato da Luca De Meo, al tempo ad di Renault, e, nella prima giornata del Salone dell’auto a Monaco, da Jean-Philippe Imparato, numero uno di Stellantis Europa. Il riscatto dell’auto europea dovrebbe passare da un piano denominato «Small affordable cars».La baronessa ha rivendicato il risultato di aver dato «maggior flessibilità concessa ai costruttori per raggiungere gli obiettivi del 2025 tramite un meccanismo di compliance delle multe per lo sforamento dei limiti alle emissioni». Il riferimento è alla decisione di anticipare alla fine del 2025 l’esercizio della clausola di revisione del regolamento sulle emissioni che impone lo stop alla vendita di auto a combustione interna tra dieci anni. Inoltre ha ricordato che è «in via di preparazione la revisione del 2035 nel rispetto della neutralità tecnologica». Infine ha sottolineato di aver avviato «dialoghi strategici con settori chiave, dall’automotive alla chimica, dall’acciaio alla farmaceutica, dalla Difesa all’agricoltura, per semplificare l’attività di impresa in Europa».Rimangono da chiarire (Von der Leyen li lascia in sospeso), gli aspetti di come favorire la produzione di auto piccole. Imparato ha invocato facilitazioni per le aziende e il presidente dell’Anfia, l’associazione dei fornitori, Roberto Vavassori, alla Verità, ha detto che il settore chiederà maggiori fondi a Bruxelles per compensare gli aiuti di cui hanno goduto finora i concorrenti cinesi e incentivi agli acquisti per svecchiare il parco auto circolante.Se ne parlerà domani nell’apposito vertice a Bruxelles che vedrà riuniti da Von der Leyen i rappresentanti delle case automobilistiche e dei fornitori. Un incontro nel quale l’industria dell’automotive si aspetta risposte concrete dal presidente anche a costo di metterla di fronte a un aut aut e alla minaccia, in caso di un risultato insoddisfacente, di scendere in piazza con una manifestazione capace di coinvolgere tutti i soggetti del comparto. Ma, alla luce del discorso di ieri, non si prospetta alcun cambio di marcia.Von der Leyen sembra insensibile anche al cambio di passo del suo più strenuo supporter, il cancelliere Friedrich Merz, che al Salone dell’auto di Monaco ha spinto il freno sulla mobilità elettrica. «Dobbiamo guidare la trasformazione del settore automobilistico, non rincorrerla», ha detto con una critica implicita alla politica europea che «sta imponendo ritmi e soluzioni che rischiano di danneggiare la nostra economia». Merz ha, poi, annunciato un incontro imminente con tutti gli attori del settore, industriali e fornitori, per «definire insieme una tabella di marcia realistica». E che dovrà tener conto dei risultati del vertice di domani a Bruxelles.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea (Getty Images)
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)