2025-09-11
Ursula insiste: «È guerra». Altri soldi e armi a Kiev e un «muro» aereo anti Putin
Ursula von der Leyen (Ansa)
Nel discorso sullo stato dell’Unione, la Von der Leyen insiste con il bellicismo sfrenato, tra gli applausi della sinistra. E alza il tiro anche contro Israele annunciando sanzioni.C’è il detto e il non detto nel discorso sullo stato dell’Unione che ha tenuto il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ieri a Strasburgo.C’è la carnevalata pro Pal degli eurodeputati socialisti di S&D insieme con i Verdi e la Sinistra Ue (tra gli italiani, i parlamentari di Pd, Avs e M5s), che hanno pensato bene di sostenere la risoluzione del conflitto israelo-palestinese presentandosi in Aula vestiti di rosso. Ci sono i sorrisi tirati che il presidente ha rivolto a chi la fischiava. C’è l’imperativo «stand up, stand up», l’ordine di alzarsi in piedi che donna Ursula ha rivolto agli eurodeputati mentre portava in Aula il bambino ucraino separato dalla famiglia, con il solito, spregiudicato uso della pietas per motivare l’intervento armato degli europei. E c’è, soprattutto, l’elmetto da guerra, che Von der Leyen è tornata a indossare nel disperato tentativo di salvare sé stessa dall’ennesima mozione di sfiducia dalla quale cerca di sfuggire presentandosi in assetto da combattimento, come vogliono i socialisti e parte dei centristi. Stride, tuttavia, la sua chiamata alle armi («L’Europa è in guerra e dovrà combattere») se si pensa all’Ursula pietrificata al cospetto di Donald Trump. Ieri, però, la platea non era la stessa e ha avuto gioco facile, il presidente della Commissione Ue, a sferrare il doppio attacco congiunto contro Vladimir Putin e Benjamin Netanyahu che parte dell’emiciclo si aspettava.Il discorso sulla Russia sembrava datato 2022: «L’Europa sta combattendo per la pace. Noi non possiamo aspettare che questa tempesta passi. Quest’estate abbiamo avuto la prova che non si può più vivere di nostalgia. Si profila uno scontro per un nuovo ordine mondiale basato sul potere. Quindi, sì, l’Europa deve combattere». Non è difficile, per Von der Leyen, agitare lo spauracchio delle «grandi potenze» che hanno nei confronti dell’Europa «un atteggiamento ambiguo oppure apertamente ostile»: per lei i cosacchi che vanno ad abbeverare i cavalli a San Pietro sono dietro l’angolo, dunque l’Europa deve combattere «per essere in grado di prendersi cura della nostra difesa e sicurezza». Ha perfino fatto ricorso alla pandemia come best practice, Von der Leyen, per sostenere che ogni volta che l’Unione europea è rimasta unita «ce l’ha fatta» e, dunque, «dobbiamo fare lo stesso adesso».Anzi, i successi, secondo lei, sono già sul tavolo: «La scorsa settimana 26 Paesi della coalizione dei Volenterosi hanno detto di essere pronti a far parte di una “forza di rassicurazione” in Ucraina. Continueremo a sostenere tutti gli sforzi diplomatici per porre fine a questa guerra».Le azioni indicate dal presidente dell’esecutivo Ue, a dire il vero, hanno poco a che fare con la diplomazia: con piglio da volpe del deserto (il generale Erwin Rommel, ndr), Von der Leyen ha delineato la strategia bellica dei prossimi mesi. L’Europa sta lavorando al diciannovesimo pacchetto di sanzioni, come se i precedenti 18 fossero serviti a qualcosa; né sono bastati i quasi 170 miliardi di euro di aiuti militari e finanziari finora stanziati dall’Ue: «Ne serviranno di più», ha stabilito la tedesca. L’Europa dovrà finanziare le forze armate di Kiev offrendo anche incentivi a chi, dei 27 Stati membri, acquisterà materiale ucraino. L’Ue, inoltre, lancerà un nuovo programma, «lo chiameremo Vantaggio militare quantitativo»: sosterrà gli investimenti nelle capacità delle forze armate ucraine, a cominciare dai droni. «Useremo la nostra forza industriale per sostenere l’Ucraina nel contrastare la guerra dei droni, l’Europa anticiperà 6 miliardi di euro dai prestiti per l’accelerazione delle entrate straordinarie. Costruiremo un muro di droni per proteggere il fianco orientale dell’Europa». I venti di guerra soffiano sempre più forte a Strasburgo, insomma.Come se non bastasse, Von der Leyen ha aperto un fronte anche con Israele, annunciando una serie di iniziative contro Tel Aviv. «Abbiamo proposto di sospendere parti del nostro finanziamento Horizon (lo strumento principale dell’Ue per finanziare ricerca e innovazione, ndr). Sospenderemo il nostro sostegno bilaterale a Israele. Interromperemo tutti i pagamenti in questi settori, senza compromettere il nostro lavoro con la società civile israeliana o con Yad Vashem (l’ente nazionale per la memoria della Shoah, ndr). Proponiamo, inoltre», ha annunciato Von der Leyen, «sanzioni contro i ministri estremisti e i coloni violenti. E proporremo anche una sospensione parziale dell’accordo di associazione sulle questioni commerciali. Istituiremo inoltre un gruppo di donatori per la Palestina che includa uno strumento dedicato alla ricostruzione di Gaza». Per carità, «sono sempre stata un’amica del popolo israeliano» e «non dimentico i 700 giorni di dolore che Hamas ha inflitto alle famiglie degli ostaggi, che devono essere rilasciati immediatamente». Ma la soluzione passa per i due Stati: «Deve esserci un cessate il fuoco immediato e deve essere consentito l’accesso agli aiuti umanitari».Le parole del presidente su Israele hanno spaccato l’emiciclo: mentre i socialisti hanno applaudito ogni singolo passaggio del discorso su Gaza, i conservatori e le destre europee sono rimaste impassibili e, in alcuni punti, hanno fischiato la presidente. Al Consiglio non andrà meglio. Il pegno con le sinistre europee è pagato, ma i progetti di Von der Leyen appaiono sempre più confusi e velleitari.
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea (Getty Images)
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
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L’area tra Varese, Como e Canton Ticino punta a diventare un laboratorio europeo di eccellenza per innovazione, finanza, sviluppo sostenibile e legalità. Il progetto, promosso dall’associazione Concretamente con Fabio Lunghi e Roberto Andreoli, prevede un bond trans-frontaliero per finanziare infrastrutture e sostenere un ecosistema imprenditoriale innovativo. La Banca Europea per gli Investimenti potrebbe giocare un ruolo chiave, rendendo l’iniziativa un modello replicabile in altre regioni d’Europa.