
Il piano del governo sullo sviluppo dell'idrogeno
Il governo spinge l’acceleratore sul Pnrr e, con esso, sullo sviluppo dell’idrogeno verde. La sua produzione verrà dispensata dagli oneri di sistema e lo stesso idrogeno non sarà soggetto ad accisa nel caso in cui non venga utilizzato come carburante. è quanto stabilisce il decreto per l’attuazione del Piano approvato ieri dal Consiglio dei ministri. «Il consumo di energia elettrica da fonti rinnovabili in impianti di elettrolisi per la produzione di idrogeno verde, anche qualora l'impianto di produzione e quello di elettrolisi siano collegati attraverso una rete con obbligo di connessione di terzi, non è soggetto al pagamento degli oneri generali afferenti al sistema elettrico», si legge all'articolo 19 del provvedimento. L'idrogeno così prodotto, inoltre, «non risulta sottoposto ad accisa se non direttamente utilizzato in motori termici come carburante».
Il Pnrr destina 3,2 miliardi allo sviluppo del combustibile green. E dopo la pubblicazione da parte del Ministero della Transizione ecologica dei bandi per assegnare 50 milioni di fondi su progetti di ricerca e sviluppo (30 milioni per le imprese e 20 milioni per enti e università), arriva un altro mattoncino. Le risorse per ricerca e sviluppo sull'idrogeno ammontano complessivamente a 160 milioni e l’obiettivo del governo è assegnarle entro fine giugno. Allo stesso tempo, dovrebbero essere aggiudicati gli appalti per la costruzione di capacità industriale per la produzione di elettrolizzatori per 450 milioni. E qualcosa già si muove anche tra gli stakeholder, enti pubblici e imprese private abruzzesi, interessati a sviluppare la filiera dell'idrogeno verde, costituiranno a breve, con la regia della Regione Abruzzo e del suo braccio operativo, l'Agenzia regionale delle attività produttive (Arap), il primo Gruppo europeo di interesse economico (Geie), strumento previsto a livello comunitario per partecipare a bandi e accedere ad agevolazioni e opportunità nel settore.
Per il presidente dell'Arap, Giuseppe Savini, «il Geie è uno strumento prezioso per vincere concretamente la partita della riconversione energetica, oggi quanto mai urgente, visti i rincari di materie prime e di costi energetici che affliggono le imprese, anche nelle nostre aree industriali: ad aprile è stato registrato un calo dei fatturati dal 17% al 24% per circa metà delle aziende. Un grido di allarme che deve far accelerare tutti i processi, compreso quello dell'implementazione dell'utilizzo dell'idrogeno come vettore, prodotto da fonti rinnovabili. Un settore su cui si concentreranno importanti finanziamenti a livello europeo». In Lombardia Assolombarda, H2IT Associazione italiana idrogeno e celle a combustibile, e LE2C Lombardy Energy Cleantech Cluster, hanno lanciato H2ERE Network, una nuova piattaforma digitale che funge da punto di incontro tra ricerca e impresa per accelerare la crescita del settore. Lo strumento è pensato per favorire le collaborazioni e lo scambio di competenze tra i player.
LA PAROLA D'ORDINE
«In questo momento la prioritá della filiera idrogeno si può riassumere in una sola parola: sinergia», ha commentato Alberto Dossi, presidente H2IT e vicepresidente vicario Assolombarda, «è solo attraverso la continua interazione tra imprese ed enti di ricerca, da sempre incoraggiata da H2IT e Assolombarda, che il settore può approfittare delle tante opportunità che stanno nascendo e superare divari tecnologici e barriere normative che ostacolano la crescita». Idrogeno significa riuscire a dare un futuro più sostenibile, in chiave FitFor55 europeo, ai settori hard to abate (Chimica, Cemento, Acciaio, Carta, Ceramica, Vetro, Fonderie), al trasporto su gomma (difficile da elettrificare) così come alla trazione di treni e auto. Ma l’idrogeno rientra pure nella strategia per ridurre la dipendenza di gas dalla Russia. Oltre che differenziare i Paesi esportatori, l’Italia punta a incrementare tutte le altre fonti, dalle rinnovabili al biogas all’idrogeno, che, in ultimo, entra nelle riconversioni industriali per i settori impattati maggiormente dalla transizione ecologica, a cominciare dal Petrolchimico. Non a caso il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona, lancia un appello al Governo per salvare dal tracollo il Polo di Siracusa proprio attraverso la realizzazione di un Hub dell'idrogeno. «Il Petrolchimico di Siracusa con l'idrogeno ci lavora da ormai 60 anni, per cui si sono sviluppate professionalità e conoscenze che sono un patrimonio importante che non va sprecato - afferma l’esponente degli industriali - ci sono aziende che producono idrogeno, per cui basterebbe realizzarlo qui un Hub piuttosto che andare altrove e realizzarlo ex novo».
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Non sapendo dove prendere le risorse per il Paese invaso, la Commissione riesuma il salva Stati, la cui riforma è bloccata dal veto di Roma. Poi mette l’elmetto pure alla libera circolazione e lancia la «Schengen militare».
Come non averci pensato prima? Alle «tre strade senza uscita» per dare soldi all’Ucraina elencate da Giuseppe Liturri pochi giorni fa su questo giornale se ne aggiunge una quarta, ancor più surreale, resa nota dalla Stampa di ieri. Ursula von der Leyen avrebbe proposto di utilizzare «a fondo perduto» per Kiev le giacenze del famigerato Mes, il Meccanismo europeo di stabilità la cui riforma è di fatto bloccata dalla mancata ratifica parlamentare del nostro Paese.
Cibo italiano farlocco
Il market di Bruxelles vende imitazioni delle nostre specialità. Come la carbonara (in vasetto). Il ministro: «Subito verifiche».
Verrebbe da dire: Ursula, spiegaci questa. Perché nei palazzi dell’Ue si spaccia una poltiglia in vasetto definita Carbonara che è a metà strada tra un omogeneizzato e una crema da notte? Va bene che la baronessa von der Leyen pecca per abitudine in fatto di trasparenza - dai messaggini sui sieri anti-Covid con Albert Bourla della Pfizer costati una valanga di miliardi fino alla corrispondenza con i generali tedeschi, senza contare il silenzio sulla corruzione in Ucraina - ma arrivare a vendere nel «suo» supermarket il falso cibo italiano pare troppo. Anche se sappiamo da tempo che l’Ue è tutta chiacchiere e distintivo, in questo caso falso.
Il Parlamento europeo (iStock). nel riquadro, la copertina del libro di Gabriele Guzzi
Alcuni esponenti del centrodestra hanno cambiato registro: parlano come Elsa Fornero.
Eurosuicidio è il titolo di un gran bel libro scritto da Gabriele Guzzi con prefazione di Lucio Caracciolo sull’impatto dell’Unione europea rispetto alle crisi in corso. Un’analisi severa e puntuale, dove i dati reggono le tesi che conducono all’arrivo: l’Europa non è in crisi, è la crisi.










